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venerdì 10 giugno 2022

Andavamo così bene!

 della serie Sull'orlo del baratro

quinta puntata


Preziosissima segnalazione! Infiniti ringraziamenti al nostro romantico Giustiziere.

L’interessante articolo della brava Anna Zafesova pubblicato da La Stampa il 24 maggio 2022 ci sarebbe sicuramente sfuggito. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Se tu non ci fossi bisognerebbe inventarti. Ci auguriamo che le tue preziose “dita  d’acciaio”,  avvezze a ben altri e rudi cimenti, non abbiano subito un “rammollimento” eccessivo dal tocco delicato che la tastiera richiede.

Oltre alla constatazione dello stretto legame tra guerre, distruzione, ri-costruzione & business apprendiamo alcuni particolari, a margine per così dire, che ci stupiscono. Ma solo perché siamo, come te, degli inguaribili ingenui, un tantino ignoranti circa le cose del mondo. Questo mondo. Sia ben chiaro.

Come, per esempio, il fatto che una brillante serie comica possa portare al potere un brillante attore comico. Vero è che anche da noi casi del genere non sono mancati. Purtroppo. Se non proprio al Potere alla “politica”. Tra virgolette e con la p minuscola.  Ma non possiamo pretendere più di tanto in un mondo nel quale la Politica con la P maiuscola e senza virgolette, o Arte del Possibile, è di là da venire.

Oppure come diavolo possa essere esilarante un scena di spartizione della ricchezza di un Paese tra  affaristi, magnati, oligarchi, e persino onesti imprenditori del ramo industriale. Prima, durante -e dopo- un qualsiasi tipo di guerra.

Oppure come un passato di brillante attore comico, magari ferocemente critico nei confronti dell’esistente -vedi caso italiano- possa risultare decisivo riguardo alla messa in campo di una “immensa abilità di comunicazione” (comunicazione!).

Oppure ancora come possa risultare “provvidenziale” ogni tipo e genere di distruzione bellica. Dal momento che questo significa -come in questo caso uno dei tanti, passati, presenti ed a venire-  un Immenso Cantiere da 500-600, forse 1000 miliardi di dollari. L’ “Affare”  del secolo XXI. Altri seguiranno.  Siamo solo agli inizi.  Ricche occasioni di investimento. Investimento! Dopo.  

Dopo che ponti vengono fatti saltare. Magari con i viandanti che li percorrono. Dopo che magazzini  vengono centrati dai missili e fabbriche devastate dalle bombe e quartieri interi rasi al suolo. Magari con tutte le persone che li abitano. Bisognerà ricoltivare campi bruciati e rimettere in piedi scuole e ospedali inceneriti, riasfaltare strade sbriciolate dai cingolati e ricostruire da zero gli aeroporti. E molto altro.

Insomma un potente “motore propulsivo di portata continentale di cui si sentiva il bisogno”. Grande bisogno.

Ed è così che un Sistema Economico Intoccabile trasforma, chissà perché, le peggiori disgrazie  artificiali, come le Guerre, e persino quelle “naturali”,. in “motori” di Sviluppo & Crescita. Quindi benessere.

Se tutto ciò comporta, quale triste corollario, devastazioni immateriali che nessun investimento di denaro potrà mai sanare......pazienza! Che sarà mai di fronte alla primaria esigenza di “far girare” l’economia? Costi quel che costi. Hai visto cosa è successo con lo stramaledetto virus pandemico?

E poi insomma la colpa non è nostra. Ma di chi la Guerra di Aggressione l’ha scatenata. 

L’Economia Mondiale arranca. Colpa di questa stramaledetta guerra e di chi l’ha scatenata. Va ribadito. E dello stramaledetto virus. Accidenti andavamo così bene! Inflazione? Non sapevamo che cosa fosse. Disoccupazione? Nemmeno. Sfracelli a base Bancherotte Private e Pubbliche? Mai visti prima. Mercato che non “tira”? In un modo o nell’altro siamo sempre riusciti a farlo “tirare”. Magari drogandolo a base di obsolescenza programmata, coatta e sostenuta da incentivi. E di Debito Pubblico Stratosferico. Austerità? Macchè! Bonus, controbonus e sovrabonus. Persino 110% !  E financo quello “psicologico”. Per chi di noi dovesse accusare qualche piccolo sbandamento mentale. Costo del denaro? Te lo regalavano! Fame nel mondo? Prima del blocco navale sul Mar Nero non esisteva! Carenza di materie prime? Sempre colpa della stramaledetta guerra che blocca tutto. E che nessuno vuole. Tranne uno. Brutto, Cattivo e Pazzo.

Finiremo nelle lista nera dei filo putiniani?

Guerra che, se da una parte è l’unica responsabile di ogni nostro male, si trasformerà come per magia -che strano- nella nostra salvezza. Il grande “motore propulsivo di portata continentale di cui si sentiva il bisogno”.  E’ risaputo: se l’Economia “gira” stiamo tutti meglio. E non  sottilizziamo, per favore, su che cosa e perché la fa girare. Perbacco. La cosa davvero importante è che “giri.” Punto.

Ma qui è forse il caso di smetterla con il gioco delle spiritosaggini, oggi di moda, per cominciare davvero ad allargare lo sguardo ed avviare un percorso che ci consenta, se possibile, di capire. Perché. Succede quello che succede. E che, così si dice, nessuno vuole. E perché non succede quello che tutti, si dice, vogliano. Pace, serenità, prosperità, benessere e felicità. Strano.

E allora torniamo all’insigne studioso britannico. 

Le sue parole (vedi) scritte nella metà degli anni ‘90 del novecento, sono attualissime e ci mettono sulla strada corretta. Partendo da una approfondita analisi delle dinamiche che hanno plasmato il novecento, che egli chiama  “Secolo  breve”, mette in campo una vera e propria carica profetica che potrebbe riguardare tutto il secolo in corso. Il ventunesimo. Ed oltre. Probabilmente.

Non è la prima volta che scriviamo di queste cose. Ora che abbiamo imparato -finalmente- ad usare la magica manina possiamo rinviare, comodamente, il lettore ai precedenti.

Converrà, se vogliamo fare un lavoro serio, partire da alcuni fondamentali. Senza  risalire,  per il momento, ad Adamo ed Eva.

Il primo passo potrebbe essere questo: forse crediamo di vivere nella Realtà. Non è vero. Viviamo in una realtà.

Se qualcuno, nonostante tutto, pensa ancora -ottusamente- che nelle “emergenze” non è il caso di porsi e porre problemi di ampia portata come questo, lo invitiamo a rileggersi -meglio studiare- Sull’orlo del baratro 2 al capoverso  “Non è il momento”.

(continua)


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