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venerdì 22 agosto 2014

Dall'Utopia di Moro al luddismo di Ludd

passando per l'origine genetica delle depressioni economiche e personali.

Singolar tenzone tra due irriducibili "nemici".
Sergente Garcia da una parte e Zorro dall'altra. Con in mezzo.....noi di Resistenza Umana.


Sul finire del mese di agosto dell'anno 2014


Carissimo "nemico"
vedo che mi hai cancellato dalla tua lista, perchè non ricevo più i tuoi messaggi.
Sono però andato a cercarmeli, ma tutta quella roba sui consumi, la finanza le crisi cicliche le depressioni grandi e piccole, mi hanno fatto andare in depressione.
Tutta quella roba lì, è stata difficile da leggere ma anche da capire, ed io che non ho fatto le scuole alte ho fatto ancora più fatica. Mio nonno, che faceva il contadino ed era un saggio, mi diceva sempre di trovarmi un lavoro che non mi costringesse alla fatica, così appena possibile, sono entrato nell’Esercito, dove poi ho avuto a che fare con te. Ma non divaghiamo.
Le tre puntate, ti sono servite per illustrare il problema, ma le soluzioni pare che siano contenute in un libro intitolato "Utopia" scritto da un certo Moro che ho poi saputo che non è quello ucciso dalle Brigate Rosse, ma un’altro che si chiama così, ma che pare sia un inglese che hanno fatto anche Santo.
Per tornare a bomba, devo dire che nella mia esperienza, ma anche in questa ponderosa analisi, appare chiaro che la storia si ripete. Si ripete, aggiungo io, nella misura in cui non attuiamo delle contromisure, ma queste fanno parte purtroppo della famosa "Utopia".
In questo mondo globalizzato, dove la finanza la fa da padrone e può spostare capitali enormi con un "click" dove vuole e quando vuole per cogliere quelle opportunità speculative solo per accumulare altri soldi. Possiamo difenderci da ciò? Lascio a te la risposta, anche se io ho la mia.
Questo, però, non ha niente a che fare con il problema del lavoro, così grave, urgente e drammatico.
L’Italia, è un paese strano. Tutti sanno cosa si deve fare per uscire da questa situazione, ma nessuno lo fa. Il "buon senso" e "il bene comune" sono parole vuote. Facciamo qualche esempio:
- in Italia non esiste una "Politica industriale". L’esempio più clamoroso, passato sotto silenzio, è l’uscita dall’Italia del Gruppo Fiat. Ma te la immagini la Wolkswagen in Germania che realizzi un’operazione simile? La Wv potrebbe farlo e giustificarlo. E’ il secondo produttore al mondo di automobili, ha nove impianti produttivi in Germania. Ma non ci pensa nemmeno, perchè prima di tutto è tedesca.
- In Italia è stato nominato un commissario alla "razionalizzazione della spesa". Questo signore ha individuato ben 59 miliardi di risparmi che si possono fare subito e senza spendere altri quattrini e che succede? Viene ridicolizzato e messo alla porta.
- la vicenda Alitalia poi ha raggiunto livello di ridicolo e di gravità tale per i nostri ormai vuoti portafogli da scatenare una rabbia incontenibile. Non sto a fare la storia, dico solo che sull’altare della "italianità" qualche anno fa sono stati bruciati quattro miliardi (!!!) di euro e oggi siamo daccapo con il sindacato che è diventato addirittura "corporativo" come ai tempi del ventennio.
In questo ultimo salvataggio sono intervenute anche le Poste. Le Poste???? Ma a che titolo? Usando i miei risparmi e buttarli ancora in questo pozzo senza fondo? Bastava farla fallire!
Swiss air è fallita due volte, ma il giorno dopo ha ripreso a volare ed oggi sta dignitosamente sul mercato, SENZA perdere quattrini, anzi...
Potrei aggiungere altri esempi, ma per ora mi fermo qui.

Un’ultima osservazione riguarda il pezzo pubblicato sul tuo sito dal titolo "la tecnica e il far soldi".
Leggendolo, confesso di aver sentito odore di "luddismo" sarà che nella mia grande ignoranza non abbia capito molte cose, ma io penso che il progresso tecnico ha migliorato la qualità della vita e la migliorerà ancora. Questi nuovi strumenti servono all’uomo e non viceversa.
Sono stati creati dall’uomo per l’uomo, quindi se ne deve fare un uso ragionato.
Perchè infine c’è una attività bellissima che solo l’uomo può fare: ed è quella di PENSARE.
Ciao Zorro
Il tuo ammiratore segreto Sergente Garcia


Un nuovo interessante testo dell’affezionatissimo -e come potrebbe essere altrimenti?- Sergente Garcia. Abbiamo pensato di procedere in questo modo. Visto che il Sergente si rivolge direttamente al nostro romantico eroe proponiamo un contradditorio a tre. Da una parte le considerazioni del Sergente in corsivo colore blu. Dall’altra quelle di Zorro in persona (corsivo rosso). E, dall’altra ancora le nostre in carattere normale colore nero. Inoltre il testo del Sergente verrà scomposto in parti per consentire la puntualità delle osservazioni. Cosa ne dite? Se va bene procediamo.
 
Sergente Garcia
Carissimo "nemico"
vedo che mi hai cancellato dalla tua lista, perchè non ricevo più i tuoi messaggi.

Zorro
Vivaddio carissimo Sergente e come hai potuto pensare una cosa siffatta! Il turbine postale che ci avvolge deve aver preso la mano dell'Ufficio Pubbliche Relazioni. Ho convocato immediatamente le Segretarie. Nessun ponte tagliato mi hanno assicurato. E se per sventurata disattenzione dovesse essere accaduto verrà posto immediatamente rimedio. Così mi assicurano dall’UPR.
 
GRUV
Confermato
 
SergenteGarcia
Sono però andato a cercarmeli, ma tutta quella roba sui consumi, la finanza le crisi cicliche le depressioni grandi e piccole, mi hanno fatto andare in depressione.
 
Zorro
Maledizione, ma allora non sei informato sulle ultimissime teorie biologiche. La depressione, come qualsiasi altra cosa, è di origine GENETICA. Il mondo non c’entra per nulla. A noi sembra di essere demoralizzati perchè le cose vanno storte o stortissime. Ma è un vissuto puramente soggettivo che dipende solo e soltanto dalla PREDISPOSIZIONE. Genetica appunto. Alla demoralizzazione appunto. Non lo sapevi? Però......pensandoci bene, c’è qualcosa che mi convince poco...........ha come un sentore di teoria "di comodo........"
 
GRUV
Abbastanza d’accordo con Zorro. Ma solo quando è perplesso. Due semplici considerazioni aggiuntive. La prima. Nell’edificante mondo in cui viviamo chi non viene mai sfiorato da un’ombra di depressione ha qualcosa che non va. Non che non ci siano una quantità di buone e belle cose. Ma la questione è un’altra. Ovvero il nonsenso complessivo del tutto. Umano, sia ben chiaro. Meglio. Dis-umano. La seconda. Da che scienza esiste la teoria dell’origine genetica di tutto, dalla depressione all’obesità all’alcolismo, per non parlare della delinquenza è, senza ombra di dubbio alcuno (non vorremmo sembrare categorici), una teoria di comodo. Resta da stabilire per il comodo di chi e perchè.

Sergente Garcia
Tutta quella roba lì,
( il Sergente si riferisce al post "La Storia.....può insegnarci qualcosa? ) è stata difficile da leggere ma anche da capire, ed io che non ho fatto le scuole alte ho fatto ancora più fatica. Mio nonno, che faceva il contadino ed era un saggio, mi diceva sempre di trovarmi un lavoro che non mi costringesse alla fatica, così appena possibile, sono entrato nell’Esercito, dove poi ho avuto a che fare con te. Ma non divaghiamo.
 
Zorro
Accidenti ma come fai a sostenere che il libro di Storia di Ortoleva e Revelli è difficile da capire!? Persino io che sono uomo d’azione ho capito quasi tutto! E poi cosa c’entrano le scuole frequentate? Più vai a scuole, basse o alte che siano, e meno ci capisci. Accidenti. Perchè la testa ti si confonde. A forza di sentire ripetere delle assurdità. Tu pensa che in terza elementare la mia maestra sosteneva che non si possono sommare le mele con le pere. O solo mele più mele. O solo pere più pere. A me non mi convinceva per niente. Cercava di confondermi la testa vivaddio! Un bel giorno ho contestato (allora non si diceva così). E lei mi fa : "e allora dimmi quanto fa cinque mele più quarantotto pere?". Ho riflettuto un attimo. Ma solo per il calcolo, nel quale sono sempre stato scadente. Dunque quarantotto più cinque fa cinquantatre. "Fa cinquantatre.....frutti signora Maestra". Esterefatta. Ammutolita. Non ci era arrivata. Tu pensa. Scusami se mi sono dilungato un filo ma era per dimostrare che più vai ascuola e più ti si confondono le idee. Tuo nonno si che ci capiva! Pensa che disgrazia per entrambi noi e per tutti i nostri affezionati seguaci se tu non fossi mai entrato nell’esercito!
 
GRUV
Che aggiungere?
 
Sergente Garcia
Le tre puntate, ti sono servite per illustrare il problema, ma le soluzioni pare che siano contenute in un libro intitolato "Utopia" scritto da un certo Moro che ho poi saputo che non è quello ucciso dalle Brigate Rosse, ma un’altro che si chiama così, ma che pare sia un inglese che hanno fatto anche Santo.
Per tornare a bomba, devo dire che nella mia esperienza, ma anche in questa ponderosa analisi, appare chiaro che la storia si ripete. Si ripete, aggiungo io, nella misura in cui non attuiamo delle contromisure, ma queste fanno parte purtroppo della famosa "Utopia".

Zorro
Calma vivaddio! Qui è il solito vizio di pretendere soluzioni prima ancora di aver capito di che problema si tratta. E per capire di che problema si tratta dobbiamo fare una analisi seria, E per fare una analisi seria dobbiamo per forza uscire dagli schemi triti e ritriti e dalle inconcludenti litanie nelle quali siamo quotidianamente immersi e che ci frastornano il cervello portandoci fuori dal seminato. Ed è quello che con l’aiuto dei miei amici professorini abbiamo cercato di fare nel post. Per ora concentriamoci sulla analisi ma seria. C’è la crisi? Cosa significa? In che cosa consiste veramente? Quali sono le sue cause vere? Profonde, Storiche. O credi che possiamo accontentarci della panzana secondo la quale per uscire dalla crisi dobbiamo tornare a crescere? Bella forza! Come dire che per far cessare il cattivo tempo bisogna far tornare il sole! Alla faccia della "scienza" economica! E di tutte la altre! Per quanto rigarda le soluzioni, che starebbero nella "Utopia" lascio la parola ai professorini perchè non ho frequentato scuole abbastanza alte.

GRUV
D’accordissimo con il zorropensiero.
L’ "Utopia" di Tommaso Moro, è indubbiamente un libro molto interessante che tramite una finzione letteraria descrive un modello di società altamente organico, efficiente e funzionante. Ma anche un tantino autoritaria ed opprimente. Comunque un rispettabile esercizio di futorologia che va ristudiato, insieme ad altri, che nella storia umana non sono mancati. Tutti però poco praticabili, in quanto modelli, per noi oggi e qui. E per molte ragioni. La loro validità, a nostro parere, riguarda la questione di metodo. Vale a dire il fatto di avere avuto l’ardire, la fantasia e lo spirito critico bastanti per cimentarsi in progetti di società più funzionali di quelle che si son viste finora sotto i cieli terrestri. Orientate alla collaborazione pacifica e costruttiva tra gli individui ed i popoli. Fantasia, ardire e spirito critico di cui sembriamo decisamente incapaci noi oggi e qui.
Purtroppo il termine "utopia" è diventato, nell’uso corrente, sinonimo di cosa non realizzabile. Mentre il suo vero significato è "non luogo". Ovvero luogo che non esiste. Ovvero che ancora non esiste. Ma che potrebbe esistere...... se noi fossimo capaci di costruirlo. A noi piace questa interpretazione. Che è poi quella, ci sembra, più corretta.
In ogni caso le soluzioni per noi le dovremo trovare noi. E potremo trovarle solo dopo aver capito a fondo le vere cause della Crisi Storica di Civiltà che stiamo vivendo. Come dice giustamente il nostro romantico eroe.
E per concludere, sì la Storia si ripete. Siamo noi che non possiamo, o non vogliamo, o entrambe le cose, trarne i possibili insegnamenti.
 
 
Sergente Garcia
In questo mondo globalizzato, dove la finanza la fa da padrone e può spostare capitali enormi con un "click" dove vuole e quando vuole per cogliere quelle opportunità speculative solo per accumulare altri soldi. Possiamo difenderci da ciò? Lascio a te la risposta, anche se io ho la mia.
Questo, però, non ha niente a che fare con il problema del lavoro, così grave, urgente e drammatico.
 
Zorro
Perfettamente d’accordo ma solo sul primo punto. Non possiamo fare niente e non potremo fare un bel niente, alla faccia dei "riformisti", fino a quando staremo in questo Sistema. Se non subirne tutte le tragiche conseguenze. Altri Sistemi si sono dimostrati ancora peggio. Se possibile. E allora? Dobbiamo inventarcelo carissimo nemico. Ma potremo inventarcelo solo dopo aver davvero capito il perchè ed il percome le cose funzionino in questo modo dentro a questo. Sistema. Di qui non si può scappare anche se si scappa e come!
Sul secondo punto dissento aspramente. Ha a che vedere e come! E’ chiaro come il sole! Il lavoro manca perchè c’è la crisi. Anche se questo non spiega niente. E uno dei tanti motivi per i quali c’è la crisi è che chi dispone di immense quantità di quattrini preferisce giocare a farne ancora di più e sempre di più senza fare.....niente. Clic e Clac e ancora clicclac! Salvo poi farsi foraggiare con denaro pubblico (nostro) quando i loro giochini li portano alla bancarotta, Vivaddio! Altrochè se c’entra!

GRUV
Che aggiungere?

Sergente Garcia
L’Italia, è un paese strano. Tutti sanno cosa si deve fare per uscire da questa situazione, ma nessuno lo fa. Il "buon senso" e "il bene comune" sono parole vuote. Facciamo qualche esempio:
- in Italia non esiste una "Politica industriale". L’esempio più clamoroso, passato sotto silenzio, è l’uscita dall’Italia del Gruppo Fiat. Ma te la immagini la Wolkswagen in Germania che realizzi un’operazione simile? La Wv potrebbe farlo e giustificarlo. E’ il secondo produttore al mondo di automobili, ha nove impianti produttivi in Germania. Ma non ci pensa nemmeno, perchè prima di tutto è tedesca.
- In Italia è stato nominato un commissario alla "razionalizzazione della spesa". Questo signore ha individuato ben 59 miliardi di risparmi che si possono fare subito e senza spendere altri quattrini e che succede? Viene ridicolizzato e messo alla porta.
- la vicenda Alitalia poi ha raggiunto livello di ridicolo e di gravità tale per i nostri ormai vuoti portafogli da scatenare una rabbia incontenibile. Non sto a fare la storia, dico solo che sull’altare della "italianità" qualche anno fa sono stati bruciati quattro miliardi (!!!) di euro e oggi siamo daccapo con il sindacato che è diventato addirittura "corporativo" come ai tempi del ventennio.
In questo ultimo salvataggio sono intervenute anche le Poste. Le Poste???? Ma a che titolo? Usando i miei risparmi e buttarli ancora in questo pozzo senza fondo? Bastava farla fallire!
Swiss air è fallita due volte, ma il giorno dopo ha ripreso a volare ed oggi sta dignitosamente sul mercato, SENZA perdere quattrini, anzi...
Potrei aggiungere altri esempi, ma per ora mi fermo qui.
 
Zorro
Sul fatto che l’Italia è un paese strano non ci piove! Ma c’è qualcosa di più interessante. L’italia è l’ultima ruota del carro del mondo SuperSviluppato. Per una infinutà di ragioni. E proprio per questo anticipa di qualche lustro, o al massimo decennio, la fine che faranno gli altri. IperSviluppati, SuperSviluppati, Sviluppati Semplici, Quasi Sviluppati e in Via di Sviluppo. E sai perchè? E’ elementare. Ma bisogna avere la vera intelligenza dei bambini di terza elementare per capirlo davvero. La ragione prima principale e profonda della Crisi nella quale stiamo incominciando precipitare é...............lo Sviluppo. O meglio ancora un certo genere di Sviluppo. Quello roboante con la S maiuscola. Non quello discreto, tranquillo e rispettoso con la s minuscola che potremmo immaginare. Che non abbiamo potuto praticare e che dovremo praticare se davvero volessimo venirne fuori. Ma per quest’ultimo tipo di sviluppo la parola sviluppo non va bene. Dovremo trovarne un’altra. Propongo agli amici del GRUV di lanciare un concorso a premi. In natura. Naturalmente.
 
GRUV
Proposta fantastica quindi accettata. Lettori fatevi sotto!
Tutti sanno quello che bisogna fare ma non lo fanno? A noi sembrerebbe più calzante così: "tutti fanno finta di sapere che cosa andrebbe fatto mentre in realtà nessuno sa che pesci pigliare. E anche se lo sapessereo, non riuscirebbero a farlo".
Qualche considerazione sul nutrito elenco di esempi. Tutti estremamente calzanti e significativi.
Dato per acquisito il fatto che il Sistema Italia è uno dei più tragicamente sgangherati dell’Occidente Democratico qui però si evidenzia un altro tipo di questione, di un’altra natura e ad un diverso livello. La nostra tesi, corroborata quotidianamente da una infinita sequela di fatti, è la seguente.
Qui non si tratta più di questa o quella mancanza. Di questo o quell’errore.Di questa o quella incongruenza. Di questa o quella carenza tattica. O strategica. Di questa o quella miopia o mancanza di lungimiranza. Di questo o quell’ingaranaggio che non funziona. Qui si tratta di altro e di ben altro. Vale a dire del fatto che è oramai la macchina in quanto tale e nel suo complesso che non funziona più. La macchina del roboante Sviluppo con la S maiuscola, come dice il nostro romantico eroe. Il motivo è abbastanza evidente, Volendolo vedere. Per quel tipo di Sviluppo si stanno progressivamente esaurendo gli spazi fisici, economici, culturali e sociali creati nel corso del novecento, prima dalla Prima, e poi dalla Seconda Guerra Mondiale. Quando l’economia è finalizzata all’accumulazione di capitale, ovvero a sè stessa, è inevitabile che lo Sviluppo-Crescita continui indefinitamente. Ma indefinitamente non può continuare. Ad un certo punto deve inevitabilmente arrestarsi per mancanza di spazio. Ormai totalmente saturo. E allora? Per ricreare spazi liberi c’è un sistema molto semplice e, tra l’altro, molto redditizio per alcuni settori produttivi. Distruggere. Fisicamente, economicamente, culturalmente e socialmente. Finora la megamacchina inceppata del roboante Sviluppo con la S maiuscola ha utilizzato la Guerra Globale nelle sue forme tradizionali di tipo militare. Stiamo probabilmente entrando in una terza Guerra Globale mai esplicitamente dichiarata e di tipo non tradizionale. Che per ora sfiora soltanto i nostri prosperi, ancora per un po’, lidi. E’ troppo ardito ipotizzare una relazione funzionale tra Guerre di Distruzione nelle sue diverse forme, tradizionali e postmoderne, e necessità oggettiva di far ripartire uno Sviluppo-Crescita che non può cambiare e che è arrivato, per sua stessa natura, contro il muro della Depressione Economica Globale? Non è forse l’Italia un paese che, in quanto particolarmente sgangherato, anticipa di un po’ quello che toccherà a tutti? Anche ai maggiormente virtuosi, per ora, capitalismi occidentali e non? E’ mai pensabile tenere a galla uno scafo marcio in un mare in tempesta correggendo qualche stortura, facendo qualche riparazione, dando un po’ di pittura o mettendo qualche pezza qua e là? Sono domande elementari ma cruciali che è vietato porsi e porre. Anche se nessuno lo vieta. Ci sembra che, in una situazione del genere, disquisire su quale toppa mettere e dove piazzarla sia semplicemente tempo perso. Cosa fare, a questo punto, non è un problema che possa esssere posto in questi termini. Qui la questione è quale sistema "inventarsi" che abbia caratteristiche tali da porsi quale credibile alternativa all’attuale. Che sta portando i popoli verso un intreccio perverso di MegaCatastrofi Epocali. Allora tutto potrebbe cambiare se il principio ispiratore fosse un altro. Finalizzare, l’economia in primo luogo e poi tutto il resto, non all’accumulazione di denaro ma alla relizzazione di un Progetto di Vita elaborato in forme autenticamente democratiche a partire dalle realtà sociali locali. E, per sintesi successive alle scale superiori arrivare ad un Progetto di Vita Planetario. Anche qui il concetto in quanto tale è abbastanza elementare ed i tempi ci sembrano più che maturi per cominciare a ragionare in questi termini. Per quanto possa sembrare utopistica follia. Con ogni probabilità la vera follia è continuare così. Ma per muoverci in questa direzione la prima cosa da fare è, secondo noi, cominciare a ragionare in un ALTRO MODO. Il motivo è semplice. A questo punto non potrà essere la storia da sola a portarci fuori dal caos. Fuori dal caos potrà portarci solo una azione cosciente, intenzionale, consapevole, "soggettiva" di Esseri Umani.
 
 
Sergente Garcia
Un’ultima osservazione riguarda il pezzo pubblicato sul tuo sito dal titolo "la tecnica e il far soldi".
Leggendolo, confesso di aver sentito odore di "luddismo" sarà che nella mia grande ignoranza non abbia capito molte cose, ma io penso che il progresso tecnico ha migliorato la qualità della vita e la migliorerà ancora. Questi nuovi strumenti servono all’uomo e non viceversa.
Sono stati creati dall’uomo per l’uomo, quindi se ne deve fare un uso ragionato.
Perchè infine c’è una attività bellissima che solo l’uomo può fare: ed è quella di PENSARE.
Ciao Zorro
Il tuo ammiratore segreto Sergente Garcia
 
Zorro
E cosa diavolo è il "luddismo"?? Altro che "ignoranza"! Ma cavoli stiamo in campana! Attenzione alle trappole mentali! Gli strumenti sono stati creati dall’uomo? Certo! E sono cose meravigliose! Ma stai attento a non farti fregare! Quale uomo? Quando? Per quale uomo? Dove? Perchè? Solo per migliorare la vita degli uomini? O per fare anche e soprattutto, o forse prima di tutto, business di mercato? E allora non ti sembra un pochino sospetta questa continua girandola di continue innovazioni? Non ti sembra che siano gli uomini ad essere al servizio del dio Tecnica-Mercato-Denaro? Non che il telefono e la doccia calda in casa non abbiano migliorato le condizioni di vita di (alcuni) uomini. Certamente, sia ben chiaro. Ma non possiamo fermarci qui. Se non ho capito male il senso del discorso fatto nel post era un altro. E cioè che dei ritrovati tecnici e nuove diavolerie varie che ogni giorno inondano il mercato ce ne sarebbe bisogno solo fino ad un certo punto. E soprattutto che dei comodissimi marchingegni tecnologici se ne può fare un uso buono ed un uso cattivo, ma solo fino ad un certo punto. Perchè il marchigegno lungi dall’essere "neutrale" come potrebbe sembrare, vuole essere adoperato in un determinato modo. In base alla propria profonda natura. La motosega, per esempio, vuole abbattere molti alberi in poco tempo. E’ vorace. E indurrà voracità arborea e non arborea in chi se la trova in mano. Oppure i marchingegni che fanno tutto da soli fanno passare la perniciosa idea che sia bello.....far niente. Il chè è anche un po’ vero..........ma.......... Te la immagini una potente e grintosa automobile adoperata con tenera, lenta dolcezza? O un telefonino adoperato solo quando ce ne sia reale e comprovata necessità? O ancora un televisore che resta spento?
Una cosa giusta però alla fine la dici! Vivaddio! Della tecnica tecnologica bisogna farne un uso ragionato. Restando da stabilire che cosa diavolo sia un uso ragionato della tecnica tecnologica. E della tecnologia tecnica.
In ogni caso l’unica speranza che abbiamo è la bellissima cosa che l’uomo potrebbe fare: PENSARE.
E in questo sono perfettamente d’accordo con te.
Ma in un altro modo, aggiungo io.
 
Il tuo affezzionatissimo, irriducibile "nemico" Zorro.



Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com

giovedì 14 agosto 2014

Valorizzare ? (1) (2) e (3)


Questo è un piccolo, emblematico, caso italiano. Lungo le coste massacrate  di una bellissima, grande isola del Mediterraneo. Ma potrebbe benissimo essere lungo le coste del nostro magnifico lago. O sui rilievi collinari e montani prossimi e meno prossimi ad esso. O dentro la nostra amata, e in gran parte massacrata, cittadina.
 Il fenomeno procede indisturbato dalla scala locale a quella nazionale, a quella, ormai, mondiale. Da noi ha preso l’avvio nei fatidici anni 60-70 del novecento. Non a caso l’era del miracolo economico. In quello che una volta si chiamava " terzo mondo" un po’ più tardi, ma stanno recuperando molto bene il tempo perduto. Peccato che vivere nel brutto sia devastante. Non solo per l’anima del paesaggio ma per quella delle persone che ci vivono: noi.
 

 

Prima puntata    15 agosto 2014


C‘era una volta, non tantissimo tempo fa, una baia dalla bellezza sconvolgente. Da togliere il fiato. Molto ampia eppure protetta. Sulla costa meridionale di una grande isola del mediterraneo. Territorio della Repubblica Italiana. Affacciata al pieno mezzogiorno aveva il carattere inconfondibilmente solare che le coste affacciate a Nord non hanno e non potranno mai avere. Un semicerchio molto allungato, quasi un semiellisse, di sabbia finissima assolutamente bianca. Molto particolare. Al contatto della quale i piedi gioiscono. Nella parte occidentale la spiaggia, larga un centinaio di metri si interrompe ed incomincia una lussureggiante striscia di vegetazione. Pino d’Aleppo. Uno stupendo albero non molto alto ma poderoso, dal tronco ricoperto di grandi scaglie color grigio chiarissimo che ai bordi sfumano in un delicato ocra chiaro. Gli aghi disposti a ciuffetti sono di un tenerissimo verde. Il portamento è ad ombrello, ma abbastanza contorto. In particolare nella prima linea verso il mare dove alcuni quasi strisciano sulla sabbia offrendo ombra e nascondigli.
Alla estremità occidentale la baia si conclude con un capo, non molto alto, roccioso e ricoperto di macchia mediterranea. dove un piccolo fiume sfocia nel mare. E’ la parte protetta dal maestrale, qui a volte particolarmente robusto, che offre asilo al rado naviglio di passaggio. Sul lato orientale invece la spiaggia si trasforma gradualmente in una serie di rilievi sabbiosi modellati dal vento. Prima di modesta dimensione, poi sempre più pronunciati diventando vere e proprie grandi, bianchissime dune dalle forme superbe. Ricordano certe forme scultoree dell’arte moderna o meglio i corpi di bianche, immense balene arenatesi qui chissà quando e chissà perchè. Il silenzio è assoluto. Pochissimi visitatori spariscono nella immensità del luogo. Il vento nelle orecchie e lo stormire dei pini d’Aleppo, ora in lontananza. Qui la vegetazione si fa sempre più rada. Cespugli di ginepro e profumatissimo rosmarino. Poi più niente. Un Erg sahariano in miniatura. Ci si può divertire a salire e scendere per le dune a volte su pendii ripidissimi dove i nostri passi, faticosi in salita o velocissimi lungo vertiginose discese, trovano cedevole appoggio. Ogni tanto ci voltiamo a guardare ammirati le nostre tracce. Le uniche. Il mare è cristallino. Il fondo di sabbia bianca gli da quella trasparenza turchese tipica di più lontani paesaggi marini. Nulla, ma proprio nulla, da invidiare all’esotico Caribe.
Ma.
Ci troviamo, purtroppo e non per colpa nostra, a vivere in un meccanismo nel quale l’imperativo categorico numero uno è quello di procurarsi del denaro. Se possibile con mezzi leciti. Per esempio inventandosi un lavoro se non c’è. Magari "utile" nel senso che potremmo migliorare una situazione troppo naturale, troppo poco conosciuta, troppo poco sfruttata, offrendo una serie di servizi. Il luogo è incantevole, come abbiamo visto, e i requisiti ci sono tutti. Può e deve essere "valorizzato".
Bene.
Nel giro di pochi anni la stradina sterrata che conduceva alle quattro casette di pescatori-contadini affacciate sul capo ad occidente è stata trasformata in una ampia e comoda strada asfaltata. Al suo termine, abbattendo diversi ettari di pino d’Aleppo sono stati realizzati una serie di ampi e comodi parcheggi dotati di servizi vari dal fast-food ai gabinetti-loculo di rovente plastica. Sì perchè nella realizzazione di ettari di parcheggio non si è pensato di lasciare qualche albero, qua e la, a fare un po’ d’ombra. La spiaggia è stata data in concessione e sono stati installati una serie di "bagni", almeno cinque. Cinque distinti gruppi di ombrelloni. Allineati e coperti come senso geometrico richiede, con tanto di lettini di plastica sotto. Ogni "blocco"di ombrelloni di un colore diverso in pandan con il colore del lettino. A cominciare da occidente e procedendo verso oriente nell’ordine: bagno blu, bagno giallo, bagno rosso, bagno verde, bagno viola.
Duecentocinquanta ombrelloni circa per ciascun blocco per cinque uguale milleduecentocinquanta. Pur grande la spiaggia è divorata dagli ombrelloni. Ricordate il grazioso piccolo fiume che sfociava tranquillo sull’estremo lato occidentale a ridosso del capo roccioso? Dragato a dovuta profondità, ingabbiato in due tetri muraglioni di cemento per offrire comoda banchina di attracco al piccolo naviglio in transito e/o stanziale. Dulcis in fundo: vi ricordate le splendide dune di sabbia bianca dalle quali rotolavamo con grande gioia? Ci sono ancora, non le hanno spostate, per ora, ma nel bel mezzo è stata costruita, che ci crediate o no, una discoteca con tanto di strada per arrivarci in auto e comodo parcheggio assolato per parcheggiare. Provate ad indovinare come si chiama la discoteca? "Le dune".
Conclusione: un posto meraviglioso da strappare lacrime di gioia, praticamente distrutto.
Ma "valorizzato".
 
(Continua) 

SECONDA PUNTATA
all'inizio del mese di settembre dell'anno 2014


"Ma sapete che siete dei bei tipi!!?? Allora secondo voi bisognerebbe lasciare tutto così com’è. Abbandonato. Niente darsi da fare. Niente miglioramenti. Niente servizi al turista. Niente strade. Niente gabinetti.... - certo però che qualche albero per fare un po’ di ombra potevano lasciarlo; bah, forse si sono dimenticati o non ci hanno neppur pensato, .....bah -..... Ma soprattutto e prima di tutto niente LAVORO. Niente LAVORO! Lo ripeto. Ma vi rendete conto o no della quantità di lavoro che le valorizzazioni comportano? Prima per costruire un sacco di cose. Stradaioli, muratori, falegnami, boscaioli, elettricisti, fabbri e via discorrendo. Poi, a lavori conclusi, una infinità di gente in auto si riversa in luoghi fino a poco tempo prima quasi sconosciuti a spendere una fracca di soldi. Dal lettino con ombrellone in tinta, al gabinetto, al pedalò, al gelato, passando per il ristorante, il caffè, il bar, il parcheggiatore autorizzato con tanto di visiera e blocchetto ricevute, per non parlare di visti, licenze, permessi, burocraziavaria riscossione di tasse e tributi per le esangui casse pubbliche e tanto, tanto altro che tutto questo si porta dietro. Insomma Lavoro e Soldi per una fracca di persone altrimenti disoccupate! Ma vi rendete conto!!!!!!! Ma voi, per caso siete, contro il lavoro e per la disoccupazione???????

Hei Zorro cerchiamo di restare calmi! Esaminiamo la questione con pacatezza ed in modo approfondito.
Il tuo ragionamento sembra ineccepibile. Ma attenzione alle trappole!
Noi pensiamo che sia un ragionamento poco lungimirante. E cerchiamo di spiegarti il perchè. Se è vero, come è vero, che "valorizzare" in questa maniera porta indubbiamente, nei tempi brevi, una fracca di denaro ad una fracca di persone, ci ritroveremo, nei giro di un po’ di anni, non molti, a constatare una drastica diminuzione del giro d’affari. E perchè? Perchè proprio la "valorizzazione" ha fatto perdere completamente al posto tutta la sua magia. Ha distrutto il potere di attrazione o, se preferisci, l’attrattiva del posto. Dopo il breve boom iniziale la gente incomincerà a frequentarlo di meno. E sempre meno con il passare del tempo. Alla ricerca di posti più attrattivi. E ci ritroveremo come quello che ha preso una fava con due piccioni. Pochi soldi e attrattiva distrutta. Magrissimo affare. Ma bisogna avere la vista un poco più lunga.
Ti sentiamo già obiettare che con la magia e l’attrattiva "un se magna". E questo è vero. Ma solo per chi la vista ce l’ha corta. Molto corta, permetticelo, come te. Poi, quando dopo le ubriacature e le euforie arrivano puntuali i guai, piagnucoliamo senza più sapere a che santo votarci. Poi, non negarlo, non sappiamo che pesci pigliare quando assistiamo impotenti alla devastazione paesaggistica, psicologica e morale da una parte, e al blocco della crescita economica dall’altra. Due fave con un piccione. Ottimo risultato.

Abbiamo altre possibilita? Noi pensiamo di sì ma dobbiamo prima di tutto immaginarle. Con un’altra testa. . Esempio a seguire.
Il posto resta sostanzialmente quello che è: naturale.Viene pubblicizzato (lavoro) a dovere, per questa sua preziosa, attrattiva, magica caratteritica che tale deve rimanere e che si vuole rimanga. Una preziosa oasi di bellezza e di pace nel compulsivo frastuono della "modernità". Chi ci vuole arrivare deve lasciare l’auto e recarvicisi o a piedi o in bicicletta a noleggio (lavoro) o con navetta elettrica (lavoro). Niente di niente per quanto riguarda cosiddetti "servizi" vari. Acqua, panino, ascigamano e crema solare nello zainetto. Occhiali da sole e berrettino bianco con visiera già calzati. Lo stesso per il costume da bagno. Discreto punto di approvvigionamento all'ingresso per rifornirsi di questi indispensabili strumenti, zainetto compreso (lavoro). L’area potrebbe essere servita solo da discreti cestini per i rifiuti in materiale congruo (lavoro). Magari raccolta differenziata. Con efficientissimo servizio di smaltimento a riciclare (lavoro). Molto personale addetto alla pulizia del luogo. Spiaggia, boschi e tutto. Non solo nel senso di raccogliere cartacce, lattine, bottigliette di plastica e gli immancabili enormi quantitativi di fazzolettini di carta, ma nel senso più ampio di tenere il posto come un prezioso giardino ben ordinato. Ma lasciato assolutamente naturale così come madre natura lo vuole. Anzi, migliorando l’opera un tantino selvaggia della natura Solo abbattimento degli alberi morti e raccolta delle ramaglie. Magari piantumazione di giovani alberelli in sostituzione di quelli deceduti (moltissimo lavoro). Il naviglio di passaggio ha infinite possibilità di dare fondo in rada ("gettare" l’ancora).
Quello stanziale si trova un altro posto per ormeggiare in permanenza. Guardie ecologiche e/o accompagnatori sono a disposizione per illustrare storia, geografia, biologia marina e terrestre (lavoro). E per i gabinetti? ci dirai tu. Qui la nostra idea è veramente, audacemente, innovativa. Ai visitatori, rigorosamente a numero chiuso, diciamo non più di cento al giorno (questo, tra l’altro, fa salire alle stelle il "richiamo"), viene fatto omaggio di una graziosa e robusta paletta metallica reclinabile (lavoro), che verrà conservata per altre occasioni, con la quale verranno rigorosamente auto-interrate le eventuali bisogna dei visitatori. Su precise ed esplicite istruzionitecniche da parte degli accompagnatori. Come scrupolosamente ed ecologicamente fanno i gatti senza che nessuno glielo abbia mai insegnato. La cosa è favoritissima dal terreno estremamente soffice.
Come si vede il lavoro non mancherebbe. Solo che sarebbe un altro tipo di lavoro. Sicuramente con un’altra finalità da quella di portare a casa soldi costi quello che costi. Ma che alla lunga pagherebbe di più dell’altro anche in soldoni. E soldini. Moneta insomma.Si badi bene, potremmo ancora essere in Economia di Mercato. Semplicemente intelligente anzichè stupida. Ammesso e non concesso che l’Economia di Mercato in quanto Sistema possa mai essere intelligente. Le quotazioni del posto salirebbero alle stelle. Bisognerebbe prenotarsi con anni di anticipo. Il che farebbe fiorire una vera economia locale a sfondo culturale-ambientale. Insomma si tratterebbe di una vera valorizzazione. Vuoi del posto in quanto tale vuoi di tutto il circondario.
Ma, visto che l’immaginazione non costa niente ed è per sua natura senza limiti, potremmo disegnare scenari ancora più spinti e sconvolgenti. Ma, per questa estate, fermiamoci qui.  Lo faremo durante la prossima, quella del 2015. Se, come è prevedibile, la situazione economica italiana, nonchè globale, dovesse disgraziatamente peggiorare. Nel frattempo, con tutta la deferenza possibile, ti proponiamo di meditare.

Tuo affezionatissimo GRUV

(continua nell'estate 2015)


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Terza puntata
Prima metà di settembre dell'anno 2014




Hei GRUV! Lo sapete che dopo aver letto i vostri post sul "valorizzaredistruggendo" ho scovato un documento strordinario: uno spot promozionale dell'Italsider di Taranto (ora Ilva) del 1959 che descrive come viene realizzato uno dei piu' grandi stabilimenti siderurgici d'Europa. E' una sceneggiatura con tanto di descrizione delle scene e voci fuori campo di quello che sara' poi il filmato.
Non so' perchè ma mi ricorda una vicenda simile che ha come protagonista la Montefibre di Verbania, piu' o meno stessi anni piu' o meno stessa fine, con tanto di processi per tumori provocati ai lavoratori e tanto di distruzione del paesaggio e dell'ambiente....! E le rovine ancora li' da vedere!
Buona lettura dal vostro affezionatissimo Zorro

Silenzio
"Lunga fila di pecore, belati, rintocchi dei campanacci che portano al collo.
Un pastore le guida con ampi gesti del braccio che impugna un bastone.
Un'altro pastore solleva faticosamente a mano un secchio d'acqua da un pozzo e lo versa nell'abbeveratoio attorno a cui le pecore si assiepano.Una locomotiva a vapore con due vagoni corre lungo la costa.
Sullo sfondo il mare.
Voce fuori campo
"Pecore, ulivi, terra arsa da cui affiora la candida roccia. In fondo il mare, un mare caldo, intenso. Questi i protagonisti di una storia millenaria il cui ritmo sembra scandito dalle eguali monotone arcate dell'acquedotto medievale che correva verso i colli della Puglia ionica e che oggi è testimone di un'età perduta".
Silenzio
Lenta carrellata sul profilo di una città bianca sullo sfondo. Lontani rintocchi di campane. La città finisce e la carrellata prosegue lenta sulla campagna, poi su un uliveto.
Silenzio
Grandi ulivi in primo piano e in primissimo piano un maestoso ulivo secolare.
Voce fuori campo
"Un mondo sonnolento, un destino umano che ha sempre avuto un nome solo: poverta'. Ma improvvisa una forza nuova. La macchina "Una ruspa abbatte l'ulivo secolare come fosse un fuscello."Ulivi secolari cadono come burattini di legno". Ne abbatte un'altro spingendo con la benna sul tronco. Primo piano sulla potenza meccanica della ruspa che avanza. "Cadono a pezzi le vecchie e bianche case dei contadini e dei pastori "Una ruspa cingolata piu' grande e piu' potente di un carroarmato sbriciola una masseria. La piccola torre del suo camino crolla e si frantuma sulle macerie. Carrellata su una distesa di macerie livellate.
"Le macchine hanno fatto il vuoto. Le mine compiranno l'opera".
Carellata su gruppi di operai con l'elmetto che con le perforatrici trapanano il suolo come fosse burro, collocano mine nei fori, le accendono e si allontanano di corsa. Raffiche di esposioni inquadrate da piu' punti di vista sollevano colonne di terra e proiettano massi in aria. Un reportage di guerra. Una ruspa con una benna gigantesca solleva enormi cumuli di terra e massi caricandoli su grandi camion. Compressori schiacciano il terreno sotto i loro rulli di ferro.
Voce fuori campo
"Non resta che un'immensa platea senza piu' ombre e segreti. Senza piu' canto del vento. I nuovi protagonisti: geometri, sterratori, muratori, carpentieri (....).  Dal suolo sorge una nuova, inattesa vegetazione. Grandi alberi d'acciaio piantati su cubi di sassi si vanno allineando in geometriche prospettive(...)
E' il primo passo verso una trasformazione profonda, che giungera' a mutare sostanzialmente il volto e la vita del mezzogiorno, del mezzogiorno agricolo, del mezzogiorno povero, del mezzogiorno fermo da troppi secoli all'avara civiltà dell'ulivo".

                                                                      
Dall'Archivio "Cinematografia Industriale" 1959
Tratto da "Sono io che non capisco" di M. Pallante
Edizioni MdF



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