Translate

martedì 29 maggio 2018

ALTO TRADIMENTO O FURBATA LEGHISTA?



In questi giorni e tanto più nei prossimi mesi abbiamo ed avremo modo di mettere alla prova la “teoria” che abbiamo tentato di delineare nelle quattro puntate della serie “Le vere ragioni”.

La situazione viene giustamente definita come la più grave crisi  politico-istituzionale nella storia della Repubblica.
Le letture coprono uno spettro molto ampio che va da quella dell’ alto tradimento presidenziale a quella della furbata leghista.

Alto tradimento presidenziale.
A fronte della costituzione di un Governo del Cambiamento espressione di un vasto, antico e giustificato malcontento sociale, legittimamente espresso attraverso regolari e democratiche consultazioni elettorali, il Presidente della Repubblica interpretando gli interessi dei Poteri Forti in campo economico e finanziario pone il veto sulla nomina del Ministro dell’Economia ad essi Poteri non gradito. E il governo salta.
E’ attendibile questa lettura? A nostro parere lo è.

Furbata leghista.
Il leader leghista, consapevole del fatto che oggi come oggi governare significa assumersi l’ingrato compito di tentare di dirimere inestricabili garbugli socio-economici e consapevole altresì del fatto che le promesse fatte in campagna elettorale sono in larga misura irrealizzabili, si impunta sulla nomina del ministro dell’economia per -scientemente- far saltare tutto allo scopo di non governare da una parte  e di cavalcare ulteriormente il malcontento popolare a scopo elettorale dall’altra.
E’ attendibile questa lettura? A nostro parerre lo è. O comunque potrebbe esserlo.

E allora?

E’ possibile capirci qualcosa in una situazione -questa come tante altre- nella quale tutto e il contrario di tutto è in qualche modo attendibile e tutti, qualsiasi cosa dicano, sembrano avere contemporaneamente torto e ragione?

Siamo del parere che restando a questo livello di lettura sia impossibile capirci qualcosa. In altre parole avere una chiave interpretativa capace di mettere in evidenza la vera natura della questione.

E qui proponiamo l’altro livello di lettura. Quello appunto che ci siamo sforzati di mettere a fuoco nella serie “Le Vere Ragioni” (vedi).
In sintesi e nel caso specifico.
Un Sistema Economico Mondiale in preda alla schizofrenia terminale (globalizzazione da una parte, protezionismi sfrenati dall’altra e sovranismi populisti dall’altra ancora) che si è ridotto tale perchè

CONDANNATO A CRESCERE
nello stesso momento in cui
NON PUO’ PIU’ CRESCERE

vuoi perchè i mercati sono più che saturi di tutto e vuoi perchè tutti gli espedienti per drogare la crescita sono stati abbondantemente consumati compresa la gigantesca dilatazione non ulteriormente dilatabile del DEBITO pubblico e privato,

è in buona sostanza una trappola perfetta dal punto di vista sistemico-strutturale nella quale ci siamo cacciati con le “nostre” mani e dalla quale non è possibile uscire.

Questa chiave di lettura spiega molte cose apparentemente inspiegabili. Compresa la odierna e più grave crisi politico-istituzionale nella storia della Repubblica Italiana.

La soluzione, che non sfuggirebbe ad un bimbo di terza elementare: riportare l’attività economica nel più grande alveo della Vita Umana sul Pianeta finalizzandola non alla Crescita per remunerare Privati Capitali Investiti, bensì alla realizzazione di un autentico Essere Bene individuale e collettivo che la Società nel suo complesso dovrà definire attraverso una elaborazione progettuale individuale e collettiva. Semplicissimo ancorchè letteralmente sconvolgente. Ma solo nei confronti di QUESTO stato delle cose. Nel quale la vita degli uomini deve essere schiava dell’”economia”.  Economia tra virgolette.

COME realizzare in pratica questo semplicissimo passaggio concettuale è l’arduo compito che ci attende nel futuro. Se vogliamo averne uno.



P:S.
Abbiamo riunito le quattro puntate di “Le vere ragioni” in un unico post per facilitarne la lettura e per..... guadagnare spazio.


pensieridizorro@gmail.com







LE VERE RAGIONI

 


Abbiamo riunito qui le quattro puntate della serie "LE VERE RAGIONI" pubblicata tra la fine del 2017 ed il marzo 2018.





“Illustre GRUV,
sono un nuovo lettore che recentemente ha scoperto il vostro blog. Penso che fareste bene a continuare. Voi dite però :”Ci sono cose delle quali, come per tacito accordo, si evita accuratamente di parlare. Si tratta di cose molto importanti e per nulla difficili da capire. Anzi, elementari. Vale a dire le VERE RAGIONI per le quali il mondo va di male in peggio.”
Il passaggio non mi è del tutto chiaro. Cosa intendete dire? Potreste spiegarvi meglio?”




Ringraziamo il nuovo lettore  per l’incoraggiamento e per lo spunto che ci offre.
Chi ci ha seguiti finora dovrebbe avere abbastanza chiaro QUALI sono le cose di cui, come per tacito accordo, si evita accuratamente di parlare. Sono esattamente quelle delle quali noi abbiamo cercato di parlare in questi quattro anni di “attività”.


Intorno al 2008 la lunga fase di ”sviluppo” economico che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale si è clamorosamente conclusa.
Da allora “CRISI”e “CRESCITA” sono diventati  mantra ossessivamente, quanto inutilmente, ripetuti.
Da allora abbiamo sentito quotidianamente  parlare di una infinità di questioni che vanno dalla speculazione finanziaria, al debito pubblico; alla pressione fiscale alla recessione, alla disoccupazione, al costo del lavoro. Dai vincoli  che ingessano il mercato del lavoro alla delocalizzazione, alla mobilità, ai costi della politica, al rifiuto della politica. Dalla partitocrazia alla corruzione, alla burocratizzazione, alle disfunzioni degli apparati,  alla incapacità dei politici, al malaffare. E ancora, di attacchi speculativi, di stagnazione, inflazione, stagflazione, rating, credit crunch, globalizzazione, precariato, concorrrenza sleale, voli e crolli delle borse, delinquenza, criminalità organizzata e non, lacci e lacciuoli, liberalizzazione, sprechi, parassitismo, clientelismo, carrierismo, nepotismo, illegalità, evasione fiscale, spred, economia sommersa, PIL, privatizzazione, crescita che non crescendo ci rende infelici e persino di de-crescita che potrebbe renderci felici.  E altro. Pare che non se ne venga a capo e che il garbuglio, se possibile, si ingarbugli sempre di più.
Perchè?
Perchè tutte queste “belle” cose non sono altro che SINTOMI.. Effetti. Conseguenze.

Sulle CAUSE o VERE RAGIONI della “CRISI” e della NON CRESCITA che ci rende infelici,  vige il più totale, assoluto e generalizzato SILENZIO.

Le cause o vere ragioni della drammatica depressione economica appena iniziata e destinata ad aggravarsi nella prima metà del secolo XXI, e di cui nessuno parla, vanno ricercate nella ECONOMIA REALE. 

Che cosa si produce, in quali quantità, per soddisfare quale tipo di bisogni.

La parolina magica, accuratamente evitata, che spiega l’altrimenti inspiegabile, è:


SOVRAPPRODUZIONE  


Sovrapproduzione con due “p” o sovraproduzione con una sola “p”?  Consulteremo il dizionario.
Ma il solare significato della parola , che non sfuggirebbe ad un bambino di terza elementare, non cambia.

SI PRODUCE TROPPO
ovvero
SI PRODUCE PIU’ DEL NECESSARIO
ovvero ancora
SI PRODUCE IMMENSAMENTE DI PIU’ DI CIO’ CHE BASTEREBBE A SODDISFARE IL BISOGNO.

Di conseguenza

ad un certo punto -fatalmente- si comincia a VENDERE di meno.

E se diminuiscuno le VENDITE, l’economia -cosiddetta- entra in crisi
ovvero
LA CRESCTA RALLENTA PER POI FERMARSI.
Magari con qualche illusoria e momentanea “ripresina”. Come un motore che tossicchia, prima di fermarsi del tutto.

La conclusione conclusiva è quindi semplicissima:

L’ARRESTO DELLA CRESCITA ECONOMICA E’ CAUSATO DALLA       

                                         SOVRAPPRODUZIONE

Le sofisticate, quanto incomprensibili analisi economiche qui non sono necessarie. Basta semplicemente guardarsi intorno per constatare che al mondo c’è TROPPO di TUTTO.
Questa è la vera ragione della gravissima recessione economica globale che si profila  all’orizzonte del Secolo XXI. Cosi come le due gravissime recessioni economiche precedenti (1870-1900) e (1929..... 1945) per “risolvere” le quali ci sono volute ben DUE guerre mondiali.  (Per un approfondimento storico si veda il post “ La storia può insegnarci qualcosa?” pubblicato il 3/6/2014). Ora siamo, con ogni evidenza, daccapo.

Se evitiamo questa centrale e determinante questione non potremo fare a meno di impantanarci  nell’incomprensibile garbuglio di inconcludenti “ragionamenti” di cui sopra, che parte dalla speculazione finanziaria per concludersi con la non-crescita infelice.  Esso costituisce “semplicemente” il complesso dei sintomi o conseguenze  della sovrapproduzione nella economia reale. Molti concreti e praticissimi esempi potrebbero essere citati a sostegno della solare e semplicissima tesi. Li lasciamo, per ora, alla perspicacia dei nostri lettori.

Le ulteriori, semplici domande che a questo punto ci poniamo -e poniamo- potrebbero esere le seguenti:

1.
Perchè mai -e come mai- si produce molto più del necessario?
2.
Perchè mai -e come mai- l’abbondanza si trasforma malignamente in una disgrazia?
3.
Perchè mai -e come mai- tutti evitano accuratamente di parlare della vera ragione per la quale la crescita economica si arresta?



Abbiamo consultato il dizionario: sovrapproduzione si scrive con due p.
A rafforzare  tramite  l’”onomatopeia” (quando il suono di una parola esprime e sottolinea il significato della medesima) il carattere bulimico di una produzione scriteriata; di gran lunga superiore alle reali necesità. Nel caso nostro si dovrebbe scrivere “sovrapppppppproduzione”.


Alla voce”Sovrapproduzione” il ponderoso Dizionario Garzanti della Lingua Italiana recita infatti: “Produzione superiore alla domanda”.  Chiarissimo e lapidario.
Cercheremo, questa volta, di rispondere alle impertinenti domande -estremamente pertinenti- con le quali chiudevamo la prima puntata.
1.
Perchè mai -e come mai- si produce molto più del necessario?
2.
Perchè mai -e come mai- l’abbondanza si trasforma malignamente in una disgrazia?
3.
Perchè mai -e come mai- tutti evitano accuratamente di parlare della vera ragione per la quale la crescita economica si arresta?

Forse bisognerebbe aggiungerne una quarta. Vale a dire perchè mai -e come mai- mentre si produce di tutto e di più in quantità mostruose, al punto di rendere necessaria l’”obsolescenza programmata” di tutto(quello che si produce), si evita accuratamente di produrre una infinità di cose belle, buone, utili, durature, davvero migliorative dell’umana condizione. Dagli alimenti veramente biologici su scala planetaria, per esempio ri-trasformando la esausta ex-mezzaluna ex- fertile, nonchè il deserto del Sahara, in rigogliosi giardini, all’abbattimento di brutture edilizie inutilizzate per fare posto ad una miriade di giardini urbani tra loro collegati da percorsi verdi. Oppure distributori di acqua e fontanelle pubbliche sparsi in ogni angolo del territorio. Urbano e non. Oppure gabinetti pubblici rigorosamente gratuiti -ma pulitissimi- solo sul territorio urbano però. Oppure percorsi ciclabili  pratici e sicuri , sempre in territorio urbano al fine di ridurre il mostruoso intasamento da automobili. Oppure lo sviluppo del trasporto merci su rotaia anzichè sulla pericolosissima, dispendiosa, inquinante gomma. Oppure, meglio ancora, su acqua. Tramite una razionale rete interna di canali navigabili. Oppure per mare tramite l’impiego di estetiche  navi a propulsione mista (vela-motore). Oppure ancora la creazione di estetici impianti mimetizzati di produzione energetica rinnovabile sfruttando i movimenti del mare (maree e moto ondoso). Oppure un bel piano nazionale, ed internazionale, di riforestazione orientato alla silvicoltura per la razionale ed ecologica produzione di legna da ardere e di legname da opera. Nonchè alla salvaguardia riqualificante dei degradati e abbandonati territori montani. E pedemontani.
Tanto per dire le prime quattro cose che ci vengono in mente.

Ma torniamo a noi e partiamo dalla prima domanda: perchè mai -e come mai- si produce molto più del necessario?
I lettori che ci hanno seguiti in questi anni e particolarmente quelli che hanno studiato il post “Fare soldi e agire razionalmente” pubblicato in data 27 febbraio 2015 non dovrebbero faticare a trovare da soli la risposta esatta.

Per introdurci incominciamo con un paio di quiz a risposta immediata vero-falso.
D.
Oggi come oggi chi sono i “produttori”?
R.
-La società civile (falso)
-Privati investitori di privato denaro chiamati imprenditori o datori di lavoro (vero)
Il quadro, dirà qualcuno, è semplicistico. Verissimo.

D.
Oggi come oggi quale è lo scopo principale della produzione?
R.
-Soddisfare bisogni ed esigenze dei cittadini (falso)
-Realizzare un guadagno dalla vendita dei prodotti per i produttori (vero)
Il quadro, dirà qualcuno, è semplicistico. Verissimo.

Ricapitolando. I soggetti della produzione sono, nel mondo in cui per ora viviamo e in linea di massima, privati investitori di privato denaro che se non hanno un congruo “rientro” in termini di guadagno non possono “stare in piedi” e quindi falliscono. Con gravi ripercussioni sui posti di lavoro. Il tutto dipende dal fatto che, piaccia o no, siamo in un regime di “libero” mercato “concorrenziale”. “Libero” e “concorenziale” rigorosamente tra virgolette
Il quadro, dirà qualcuno, è semplicistico. Verissimo. Noi in ogni caso, procediamo, consapevoli che di “complessità” potremmo anche....morire nella più totale confusione. Senza nemmeno sapere perchè.


La formula che sintetizza l’intero processo, sotto il profilo finanziario, e che abbiamo imparato alle elementari è la seguente:

       RICAVO (dalle vendite) meno SPESA (di produzione) uguale GUADAGNO (più o meno netto).

Il meccanismo della Libera Economia di Mercato (LEM) nel quale oggi come oggi noi tutti viviamo e che ci sembra del tutto  “naturale”, prevede che dalla vendita sul libero mercato di merci prodotte dai produttori, i medesimi RICAVINO un introito in denaro. Che servirà per pagare tutte le SPESE di produzione (salari compresi). Se l’introito ricavato dalle vendite è maggiore, come si spera, delle spese di produzione, il produttore potrà realizzare un  GUADAGNO. In caso contrario l’Azienda “non sta in piedi” e quindi chiude i battenti.
Il guadagno realizzato servirà al produttore per molte cose. Non ultima quella di andare a fare la spesa al super-mercato come molti di noi non produttori. Magari con un carrello più grande. Sbagliato. Se ne incarica la servitù. E noi non produttori come facciamo a “guadagnare”? Semplice. Non vendiamo un prodotto, ma la nostra capacità di produrre.  La vendiamo a qualche produttore o datore di lavoro che ne ha bisogno per produrre. Il prezzo di vendita della capacità lavorativa si chiama salario o stipendio. Con il quale a nostra volta possiamo andare al super-mercato a fare la fatidica “spesa”, con il carrello piccolo. Niente soldi, niente “spesa”. Possiamo “liberamente” morire di fame. O fare gli assistiti. O tirare avanti con i soldi dei genitori finchè ce ne sono La capacità lavorativa, o di produrre, viene venduta su un particolare mercato che non è quello delle merci. Si chiama, senza che nessuno minimamente si meravigli, “Mercato del Lavoro”.  E così anche quella tipica caratteristica -tipicamente umana- che è la capacità lavorativa diventa una merce. Come si vede il “meccanismo”  è decisamente farraginoso e portatore di molte spiacevoli conseguenze pratiche e “ antropo-filosofiche”. Antroposofiche per brevità.  Tutt’altro che “naturale” -il meccanismo- come a noi erroneamente sembra. Ma non divaghiamo troppo e torniamo a  noi limitandoci ai produttori di merci che dovranno essere vendute per realizzare un guadagno.

E’ evidente che il produttore di merci ha tutto l’interesse a realizzare il maggior guadagno possibile. Come fare? Riguardiamo la formula e ragioniamo.
Potrebbe aumentare il ricavo. Per esempio aumentando i prezzi di vendita. Strategia pericolosa.  Prezzo maggiorato uguale -forse- meno vendite. Un boomerang.
Potrebbe diminuire le spese di produzione. Ottima strategia perchè non comporta aumenti del prezzo di vendita. Come fare per ridurre le spese di produzione?
Vediamo un po’.
Qui il produttore può seguire diverse strade. Magari in combinaziione le une con le altre.
Potrebbe spendere di meno per l’acquisto delle materie prime o dei macchinari necessari alla lavorazione delle medesime. Potrebbe? No, non potrebbe. Perche? Le macchine quello che costano costano e non c’è praticamente niente da fare. Si potrebbe, in teoria, risparmiare sulle materie prime. Ma non è un buon affare. Forse. Materie prime meno costose sono di qualità inferiore. Il che determina minore qualità del prodotto. Che potrebbe trasformarsi in un calo delle vendite. Potrebbe. O forse no. In ogni caso meglio essere prudenti. E allora? La voce che ben si presta a ridurre le spese è quella del “costo del lavoro umano”. Salario e Previdenze Varie. Diminuire le Previdenze? Imposssibile. Il Debito Pubblico è già stratosferico così com’è. Diminuire il salario? Questo è possibile! E in vari modi più o meno mascherati. Primo modo: ridurre puramente e semplicemente il salario in modo non mascherato. Secondo modo: a parità di salario far lavorare più ore i “prestatori d’opera.” Terzo modo:  riorganizzare il processo produttivo in modo tale che a parità di tutto il resto aumenti la produzione grazie ad una maggiore produttività. In regime di diffusa disoccupazione è più facile. Quarto modo: provocare inflazione aumentando i prezzi. Questo però si scontra irrimediabilmente con la assoluta necessità di vendere. C’è poi un quinto modo che potrebbe essere visto come una “ingegnosa” variante del primo. La parola è “delocalizzare”. Tradotto: traferiamo la produzione in paesi dove, per un tozzo di pane e anche meno, senza Previdenze Varie di alcun tipo, i “prestatori d’opera” prestino la loro opera per almeno mezza giornata. Magari -meglio- tutta. La giornata.
Oltre a questi mezzi perfettamente “legali” il produttore può avvalersi di espedienti che sconfinano nel fraudolento. Dai tubetti di crema e dentifricio di plastica elastica che non si riusciranno mai a spremere del tutto,  alle confezioni con un poco-poco meno di prodotto di quello che ci starebbe, al continuo rinnovamento dei prodotti anche se quelli vecchi vanno benissimo, alle vere e proprie rotture programmate a scadenza.

Ma c’è un ulteriore “ingegnoso” sistema, non immediatamente evidente come i precedenti, per abbassare significativamente i costi di produzione. Potremmo chiamarlo il sesto -o settimo- modo. E qui veniamo finalmente e definitivamente a noi.
                                               
                                                PRODURRE MOLTO DI PIU’.

Si perchè una volta imbastita la costosissima (investimenti) macchina produttiva, più essa produce e minori saranno i costi vivi di produzione per unità di prodotto sfornata. E sappiamo benissimo quali mostruose quantità di prodotto può sfornare un processo produttivo di tipo INDUSTRIALE.

Il Sig. Dott Marchionne, per fare un esempio, ce lo ha ripetuto più che chiaramente. Per “convenire”, la produzione della sua casa automobilistica deve produrre un certo numero di milioni di vetture all’anno. Sotto quel certo numero di milioni di autovetture a Lui non “conviene” produrre. Il fatto che ce ne sia bisogno o meno -di quel quantitativo di automobili- per il sig. Marchionne costituisce un dettaglio di minore importanza. Peccato che poi tutte queste automobili dovranno essere vendute per ottenere il fatdico ricavo. Con vari tipi di espedienti vari. Leciti, meno leciti e decisamente truffaldini. Ma non divaghiamo.

Se a tutto questo aggiungiamo che in regime di Libero Mercato la Lbera Produzione è per definizione  Libera quindi "anarchica" poichè non segue (e non può seguire che dio ce ne scampi!!!!) un programma di qualsivoiglia natura, ben comprendiamo il complessso di ragioni per il quale il Sistema Economico e Sociale  nel quale attualmente viviamo incappa presto o tardi -più presto che tardi-  in crisi più o meno profonde da arresto della crescita. La cui Vera Ragione è la SOVRAPPPPRODUZIONE.

Il processo, nella Economia Reale, che poi si ripercuote fatalmente in quella finanziaria, per arrivare alla fine  anche in quella totalmente virtuale”, è grosso modo il seguente:
1.
Inizio di una fase di ESPANSIONE-SVILUPPO-CRESCTA-VENDITE-OCCUPAZIONE Ecc.Ecc.
2.
AUMENTO DELLA PRODUZIONE E DELLA PRODUTTIVTA’.
3.
ULTERIORE AUMENTO DELLE VENDITE E QUINDI DEI PROFITTI e conseguenti ricadute estremamente positive su salari, consumi ed occupazione.
4.
ULTERIORE ED ULTERIORE AUMENTO DELLA PRODUZIONE E DELLA PRODUTTIVITA’. Ecc.Ecc.Ecc.Ecc.
5.
Incomincia a profilarsi lo spettro della SOVRAPPRODUZIONE che presto si trasforma in SOVRAPPPPRODUZIONE
6.
INTASAMENTO DEL MERCATO da SOVRAPPPPPPRODUZIONE
7.
CALO DELLE VENDITE e quindi DEI PROFITTI. Con tutte le conseguenze negative del caso, dall’occupazione ai salari ai consumi ecc. ecc.
8.
CRISI “ECONOMICA”. Più o meno profonda, piu o meno congiunturale. Nel caso peggiore:
9.
RECESSIONE “ECONOMICA”. Crollo delle vendite, crollo dei prezzi (una “manna” per il consumatore. O no?  O si?) dell’occupazione, intensificazione della produttività nel disperato tentativo di ridurre  al massimo possibile i costi di produzione (rivedi formula elementare).

Un po’ come se una persona, per fare un paragone, invece di seguire un equilibrato e costante regime alimentare, alternasse in continuazione abbuffate più o meno piccole a indigestioni più o meno gravi per poi arrivare alla Grande Abbuffata Finale che porterà inevitabilmente al totale blocco dell’apparato digerente. Dopo il quale sarà necessario un lungo periodo di disintossicazione. Per poi ricominciare daccapo. L’irrazionale evidenza di tutto ciò è evidente. Cionondimeno facciamo finta tutti quanti di non accorgercene.... ma di questo parleremo più avanti.

Sicuramente qualcuno dirà: “il quadro è semplicistico”. Verissimo. Ma è anche sostanzialmente VERO.
A dimostrarlo, in modo scientifico, c’è la Storia di due secoli e mezzo del Sistema Economico e Sociale nel quale viviamo.
Per chi volesse documentarsi in proposito suggeriamo la “rilettitura” del post “ La storia può insegnarci qualcosa?” pubblicato il 3/6/2014.

Bene.
Abbiamo tentato di rispondere, in modo semplicistico e sommario, (non siamo per nostra -e vostra- fortuna, Addetti ai Lavori) alla domanda numero uno. “Perchè mai -e come mai- si produce molto più del necessario?”

Prossimamente tenteremo di rispondere alla seconda, alla terza, e fors’anco -perchè no?- alla quarta.

Ma -forse- un’altra puntata non sarà sufficiente.

A non troppo tardi (si spera).







Avete riletto il post  “ La storia può insegnarci qualcosa?” pubblicato il 3/6/2014?
Se lo avete fatto avrete notato che lì dentro è contenuta la dimostrazione che la sovrapproduzione è la causa strutturale delle moderne crisi economiche.

Dal suddetto post, costituito pressochè interamente da citazioni di Professori estremamente preparati in campo storico, si evince che tre Grandi Indigestioni hanno segnato la storia del Sistema Economico-Sociale nel quale viviamo. La prima durata circa un trentennio (1870 - 1900) dalla quale si uscì con molta fatica nonostante un  forte incremento dellle attività coloniali da parte delle potenze occidentali nel mondo, nonchè una devastante Prima Guerra Mondiale. Per essere daccapo alla fine degli anni Venti con la Seconda Grande Indigestione che venne “superata” davvero solo “grazie” alla Seconda Guerra Mondiale. Ancor più devastante della Prima. Ora siamo agli inizi della Terza Grande Indigestione, nonostante lo sviluppo dei Mercati Globali Mondiali. Iniziata nel 2008 è tutt’ora in corso, ad onta della “ripresuccia”. Ci vorrà una Terza Guerra Mondiale?
La prova che la “nostra” tesi sulla origine sovrappppproduttiva delle moderne Crisi Economiche,  non è del tutto infondata sta  nel fatto che tutte e tre le Grandi Crisi citate hanno avuto origine negli USA. Il paese  più avanzato, sviluppato, potente democratico, ricco e occidentale del mondo intero. Per poi dilagare come una piovra maligna, per il resto del pianeta. Per non parlare delle diverse centinaia di piccole indigestioni che ciclicamente si sono prodotte tra le Grandi.

Ma torniamo a noi e cerchiamo di rispondere alla seconda domanda.

Perchè mai -e come mai- l’abbondanza, da sempre considerata una benedizione del cielo, sinonimo di pace, serenità, tranquillità e fiducia nel futuro si trasforma, nella avanzata modernità, in una terribile disgrazia?

La cosa -in effetti- avrebbe dell’assurdo se non fosse una delle infinite assurdità tra le quali quotidianamente viviamo e che sono il “logico” prodotto del Sistema Economico e Sociale attualmente in vigore su scala planetaria.

Gli elementi per arrivare alla risposta esatta sono, in effetti, già tutti contenuti nella puntata precedente. Ma forse vanno meglio esplicitati al fine di spiegare l’apparentemente inspiegabile. Vediamo un po’se riusciamo a districare l’ingarbugliatissima matassa.
Partiamo da una constatazione elementare in forma ipotetica.

SE la produzione avesse quale scopo PRIMARIO quello della  produzione di beni per soddisfare BISOGNI.
E SE questi beni venissero direttamente distribuiti IN NATURA alla popolazione, quindi nella sana forma originaria di BENI D’USO, magari -perchè no?- in modalità distributive eque e solidali ma tenendo anche conto, in qualche modo, della partecipazione di ciascuno al buon andamento qualitativo e quantitativo della produzione, nonchè alla fattiva partecipazione di ciascuno nella organizzazione e gestione della COSA PUBBLICA,
                   
                     SE TUTTO QUESTO AVVENISSE e IN QUESTI TERMINI

Vivremmo in un mondo LOGICO.


Ed è evidente, al di là di ogni ragionevole dubbio che, in questo mondo logico, ancorchè ipotetico, l’ABBONDANZA  sarebbe una stupenda benedizione del cielo e non una terribile disgrazia.
Abbiamo detto e ribadiamo SE.

Quello che -in realtà- avviene quotidianamente sotto i nostri occhi senza che noi minimamente ce ne si stupisca è TUTT’ALTRA COSA.

Il processo produttivo, nel particolare Sistema Economico e Sociale nel quale oggi viviamo, non ha quale scopo PRIORITARIO quello di produrre beni per soddifare BISOGNI. Bensì quello di produrre MERCI da mettere VENDITA sul MERCATO al fine PRIORITARIO di realizzare un GUADAGNO per l’INVESTITORE di CAPITALE MONETARIO. Da qui il nome del Sistema Economico e Sociale nel quale attualmente viviamo: CAPITALISMO.

E’ questo, con ogni evidenza, un mondo fondato anzichè sulla LOGICA sulla ILLOGICA. O se si preferisce sulla NON-LOGICA. Una volta fondato un Sistema sulla non-logica, capovolgendo quello che dovrebbe essere un corretto e razionale rapporto tra MEZZI e FINI, sarà poi fatale cadere in una infinita catena di contraddizioni, controsensi e, per finire, insensati non sensi. L’elenco potrebbe essere decisamente lungo. Guardiamoci semplicemente intorno.

Ma vediamo la sequenza dettagliata dei perversi passaggi che trasformano l’Abbondanza in una Disgrazia.

1. Produzione di una enorme quantitò di beni d’uso.
2. Che appena prodotti si trasformano in merci
3. Merci che, lo dice la parola, vengono messe in vendita sul Mercato Globale delle Merci. (per distinguerlo dal pittoresco,  simpatico ed innocuo mercato rionale dell’ortofrutta).
4. Molte merci sul Mercato Globale delle Merci significa Offerta di gran lunga superiore alla Domanda.
5. Offerta di gran lunga superiore alla Domanda significa diminuzione dei prezzi di vendita. 
6.Diminuzione dei prezzi di vendita significa minori ricavi per i produttori.
7. Minori ricavi per i produttori significa minori guadagni per i medesimi.
8. Minori guadagni per i produttori significa che i produttori devono necessariamente fare “qualcosa”.
9. Fanno “qualcosa”: licenziano, aumentano le ore di lavoro per quelli che rimangono. ristrutturano il processo produttivo e/o delocalizzano. Oppure, ancor meglio, tutte e quattro le cose insieme. Oppure ancora, puramente e semplicemente “chiudono i battenti” e vanno a godersi i guadagni precedentermente accumulati.

Questo per quanto riguarda i produttori o datori di lavoro.
E per noi poveri “prestatori d’opera”?
Licenziamento-decurtazione del salario-più lavoro per pochi e in peggiori condizioni di lavoro. Ovverosia:
10. Lacrime sangue miseria e disperazione. In una parola DISGRAZIA.

Ed ecco, scientificamente dimostrato, come sia possibile trasformare, nella matura modernità economica l’abbondanza in una terribile sventura antropologica e sociale e esistenziale e psico-personale per la maggior parte della popolazione.

Naturalmente qualcuno dirà che l’analisi è rozza, semplicistica, ingenua e che non tiene conto della strabiliante complessità dei fenomeni socioeconomici di una complessa società moderna. O, pegggio, post-moderna. Verissimo. Noi in ogni caso procediamo nella concatenazione dei rozzi ragionamenti, consapevoli del fatto che di complessità potremmo anche......... morire. E, questo è il bello, senza nemmeno sapere  perchè. Forse l’abbiamo già detto. Comunque sia, in certi spinosi casi come questo, ripetere giova.

Esaminando attentamente la Perversa Sequenza in dieci passaggi, alcune vistose contraddizioni balzano immediatamente agli occhi.

A.
La insanabile contraddizione tra la necessità -per il  “Datore di lavoro”- di produrre molto per abbassare i costi di produzione e l’opposta necessità di vendere e di vendere al prezzo più alto possibile per realizzare il congruo, legittimo guadagno
B.
La insanabile contraddizione tra l’esigenza di ridurre il costo del lavoro e l’opposta esigenza di avere molti consumatori che dispongano di quattrini da spendere per fare acquisti di merci sul mercato.
C.
La insuperabile, schizofrenica contraddizione interna ad ogni  “Datore di lavoro” che vorrebbe i propri lavoratori sottopagati o licenziati e quelli di tutti gli altri “Datori” superoccupati e strapagati.

Queste le prime tre insuperabili contraddizioni che vengono subito in mente. Altre probabilmente potranno essere scovate.

Possiamo ricavare da tutto questo alcune importanti conclusioni? Possiamo. 
Come si evince con chiarezza da  tutto quanto sin qui esposto la trasformazione dell’abbondanza in miseria non dipende nè dalla forma industriale di produzione, nè da un maligno sortilegio, nè da un castigo divino nei confronti dei peccatori, nè dalla imbecillità umana. Dipende invece dal particolare meccanismo economico-sociale nel quale viviamo.

Le parole chiave per la soluzione del mistero sono
INVESTIMENTO di CAPITALE MONETARIO.
BISOGNI
MERCI
COSTI DI PRODUZIONE
VENDITA
MERCATO
RICAVI
GUADAGNI
DENARO

O noi riusciremo ad abolire tutto questo o non ci sarà via di scampo per l’Umanità.

Potremmo immaginare un  Sistema Economico e Sociale fondato su altri meccanismi che non trasformino malignamente l’abbondanza in miseria? Potremmo. E non è poi  così difficile. Perlomeno immaginarlo.
In un sistema economico e sociale dove il perverso intreccio di cui sopra venisse definitivamante abolito, noi potremmo benissimo:

1. Lavorare  tutti per un massimo di quattro ore giornaliere, o anche meno, accorpabili, a scelta, in sei mesi/anno.

2. Essendo “remunerati” con un equo e dignitoso “paniere” (beni d’uso anzichè soldi) che copra largamente i bisogni primari di ciascuno. Più qualche spicciolo per i bisogni decisamente voluttuari.

3. Impiegando la creatività umana alla realizzazione di una infinità di cose davvero buone, davvero belle, davvero utili e davvero ben fatte. (vedi esempi di ciò che NON si produce nella puntata precedente)

4. Con grande soddisfazione personale di chi lavora e della società intera che ne fruisce.

In Kirghisia,come ci racconta l’amico Silvano Agosti tutto questo è diventato realtà  (vedi i due post Kirghisia 1 pubblicato il 26 febbraio 2016 e Kirghisia 2 pubblicato il 19 settembre 2016)-
Ma per realizzare queste semplicissime cose sarebbe necessario finalizzare l’economia al vero benessere (Essere Bene) individuale e sociale anzichè al tornaconto monetario del privato investitore di denaro.Allora l’abbondanza -ragionata- potrebbe tornare ad essere quella splendida benedizione del cielo che dovrebbe essere. E’ troppo? Di che cosa abbiamo paura? Perchè abbiamo paura persino soltanto di dirlo? L’importante concetto è contenuto persino -a parole- nell’articolo 41 della Costituzione della Repubblica Italiana (vedi).

Di tutto ciò non si parla. Ma se qualcuno ha l'ardire di porre -timidamente beninteso- questioni di questo tipo, solitamente le stroncanti obiezioni sono:

-L’analisi muove da un pregiudizio ideologico di tipo chiaramente vetero-marxista.
-Il Capitalismo ha comunque prodotto un fantasmagorico balzo in avanti negli standard di vita della Popolazione Mondiale.
-Altri Sistemi Economico Sociali si sono rivelati ben più disastrosi.
-E, comunque sia, non disponiamo di alternative al Capitalismo. Almeno per il momento. Quindi cerchiamo di rassegnaci a vivere in Questa Realtà. La peggiore possibile....ad eccezione di tutte le altre.

Come si vede partendo dal tentativo di rispondere ad alcune semplici domande iniziali le cose,  a mano a mano che procediamo, si complicano e contemporaneamente si semplificano. Chiarendosi.  Ma questo fa parte dell’inevitabile corso delle cose stesse. Ogni risposta -esatta o meno esatta- fa scaturire una quantità di nuove, interessanti domande alle quali varrebbe la pena -forse- di tentare di rispondere...................

Ma non divaghiamo. Nella prossima e -forse- ultima puntata tenteremo di rispondere alla terza domanda dell’elenco iniziale dal quale siamo partiti:

“Perchè mai -e come mai- tutti evitano accuratamente di parlare della vera ragione per la quale la crescita economica si arresta?”

E -forse- di rispondere alle legittime obiezioni di poc'anzi.

Grazie e.....a non tardi




Ci avviamo finalmente alla  provvisioria conclusione cercando di rispondere alla terza ed ultima domanda dell’elenco iniziale dal quale siamo partiti:

“Perchè mai -e come mai- tutti evitano accuratamente di parlare della vera ragione per la quale la crescita economica si arresta?”

Qui forse possiamo cavarcela abbastanza velocemente. Il motivo dell’assordante silenzio è abbastanza  evidente. Se noi ci dicessimo la verità vera, vale a dire che la causa prima delle moderne crisi economiche non risiede nè nella siccità, nè nella cattiva sorte, nè in un maligno sortilegio, nè in un castigo divino nei confronti di noi peccatori, nè nella umana. imbecillità,  ma nella sovrapproduzione di merci in un Sistema Economico basato sulla vendita delle medesime in cambio di denaro al fine di accrescerlo, su quel particolare Mercato Globale delle Merci che nulla ha a che vedere con il simpatico e pittoresco mercato rionale dell’ortofrutta, ebbene, con il solo dire questo metteremmo in discussione alla radice le fondamenta stesse di un Sistema Economico e Sociale assurdo, capace di trasformare “magicamente” l’abbondanza in miseria. Esattamente quello nel quale ormai l’umanità intera vive. Meglio. Cerca di sopravvivere circondata dal duplice flagello della miseria e dell’abbondanza. E altro.

Se invece ci limitamo alla tesi -falsa- che l’origine di tutti i nostri guai consiste nel fatto che CONSUMIAMO TROPPO POCO, ebbene, dicendo questo e solo questo, noi mettiamo in discussione ASSOLUTAMENTE NULLA  del sistema economico e sociale nel quale viviamo. Anzi. Lo riconfermiamo e rafforziamo. E possiamo quindi “tranquillamente” incominciare a sciorinare l’elenco dei brillanti “rimedi”. Dagli improbabili aumenti salariali alla improbabile piena occupazione, ai probabili pochi spiccioli in busta paga per i già occupati che cambiano nulla, all’aumento, probabile ancorchè pericoloso, del già insostenibile Pubblico Debito. Ecc. Ecc. Insomma il classico armamentario di “misure keinesiane” a sostegno della fatidica DOMANDA.  Nientralto che palliativi. Nel tentativo di “durare” ancora un pochino.

Abbiamo trattato in questa serie la questione delle Vere Ragioni o Cause Prime in un particolare settore dell’umano vivere: quello “economico”. Il ragionamento potrebbe essere ampliato ad una infinità di altri aspetti della vita individuale e sociale sui quali ci raccontano -e ci raccontiamo- un sacco di mezze verità, quando non menzogne. “Comode”.

Un vago sentore del fatto che qualcosa di grosso non vada e che la posta in gioco sia grossa per non dire grossissima, probabilmente serpeggia.. E che risolvere davvero problemi di tale portata comporterebbe una autentica Rivoluzione, prima di tutto nel modo di pensare, di ciascuno di noi.  Allora meglio -è meglio?-  lasciar perdere. In termini tecnici si chiama “rimozione”. Di fronte ad una evidente verità decisamente destabilizzante ed enormemente “scomoda”  fare bellamente finta di niente. Come se stare qui fosse terribilmente “comodo”. Peccato che le cose lasciate a se stesse abbiano la fastidiosa tendenza ad andare di male in peggio............
A quando?

Per quanto riguarda invece le acute, più che legittime e stroncanti obiezioni che qui riproponiamo per comodità del lettore:

-L’analisi muove da un pregiudizio ideologico di tipo chiaramente vetero-marxista.
-Il Capitalismo ha comunque prodotto un fantasmagorico balzo in avanti negli standard di vita della Popolazione Mondiale.
-Altri Sistemi Economico Sociali si sono rivelati ben più disastrosi.
-E, comunque sia, non disponiamo di alternative al Capitalismo. Almeno per il momento. Quindi cerchiamo di rassegnaci a vivere in Questa Realtà. La peggiore possibile....ad eccezione di tutte le altre.

proponiamo di rinviarci ad una prossima serie che ci consenta una puntuale ed approfondita discussione.
Ci limitiamo per ora a far notare il carattere marcatamente “difensivo” che le accomuna e che ci sembra derivare da radicati pregiudizi ideologici di tipo vetero-neo-conservatore che evidentemente impediscono, a chi le avanza, di dire anche una sola parola nel merito delle questioni sollevate.

Un sentitissimo ringraziamento per la paziente attenzione a tutti i nostri lettori.

Fine


pensieridizorro@gmail.com