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giovedì 17 settembre 2015

Parole........e fatti

La "politica" è credibile?



La critica che abbiamo condotto alle teorie neo sviluppistae tatgate PD/ Zanotti nel post "Di conurbazione vivremo o.....moriremo?" (senza risposta) ed il concomitante intervento di Roberto Negroni su Verbania 70 "L’han giurato li ho visti in Pontida........" che tratta della medesima questione, ci hanno indotto ad inviare ai suddetti la seguente missiva:

Gentili Zanotti e Negroni,
abbiamo letto con interesse l’articolo "L’han giurato…." dove si affronta la fondamentale questione di una "pianificazione strategica" condivisa per affrontare e dare risposte alle neccessità e problematiche proprie dei cittadini di un territorio omogeneo nelle sue specificità. Siamo naturalmente d’accordo sul metodo: pianificare e avere una strategia è sicuramente fondamentale per ottenere risultati qualificanti. Quello che, secondo noi, non è molto chiaro sono i contenuti, cioè pianificare che cosa per ottenere cosa? Nell’articolo si parla anche di "conurbazione" in quanto possibile strategia per il medio-lungo periodo, ebbene in merito avremmo qualcosa da dire, anzi, l’abbiamo già detto in un post di quache tempo fa’ dal titolo appunto "Di conurbazione vivremo o moriremo?!". Vi riproniamo, qui di seguito, il post nella speranza possiate leggerlo e, magari, dirci la vostra opinione per alimentare il dibattito su un tema così importante per tutti noi. Grazie per l’attenzione e cordialissimi saluti.

Gruppo di Resistenza Umana Verbania


La missiva è stata debitamente corredata, in allegato, dal nostro provocatorio post.
Poi.....incredibile! Finalmente abbiamo avuto il piacere della pubblicazione su Verbania 70 e addirittura di una risposta dal mondo degli addetti ai lavori! Ci eravamo ormai convinti di essere.....invisibili!
Sentitissimi ringraziamenti.

Riportiamo di seguito la risposta di Roberto Negroni e, in calce, le nostre ulteriori considerazioni.



Alla nota e al documento del GRUV a commento del mio scritto del 12 agosto penso di dovere una risposta, oltre, naturalmente, il ringraziamento per l’attenzione.
Innanzi tutto la nota, che pone una precisa richiesta:

"Quello che, secondo noi, non è molto chiaro sono i contenuti, cioè pianificare che cosa per ottenere cosa?".

 Provo a ricapitolare in sintesi.

Il percorso metodologico della pianificazione strategica, come il tram, viaggia su due binari: prevede che vengano inizialmente definiti e condivisi il come e il cosa, cioè i requisiti qualitativi che devono essere garantiti e le aree tematiche di interesse preminente dalle quali partire e poi sviluppare.

I primi sono ormai da tempo codificati dall’abbondante letteratura in materia. Li richiamo brevemente. Il processo pianificatorio …

· … deve avere carattere marcatamente partecipativo, deve cioè svilupparsi dal confronto paritario tra i soggetti pubblici e privati portatori di interesse, iniziativa e risorse rispetto alle aree tematiche in discussione che sono presenti nella società locale, al fine di produrre un piano di progetti largamente condivisi;
· … guarda al medio e lungo termine, non i problemi contingenti, è cioè strumento di promozione dello sviluppo generale delle comunità del territorio;
· … attiva progetti decisivi per la promozione delle aree tematiche investite, progetti che, diversamente da quanto solitamente avviene nella pubblica amministrazione, hanno quasi sempre portata trasversale, intercompartimentale;
· … guarda a bisogni che investono complessivamente la comunità o a sue parti di rilevanza decisiva per il benessere comune, non è strumento per interessi settoriali.

Le aree tematiche di interesse preminente, quelle cui pare più urgente mettere mano e perciò dalle quali partire, sono individuate dai decisori politici che hanno avviato e sostengono il percorso pianificatorio (nel nostro caso, i sindaci dei cinque Comuni promotori), sulla base di uno studio preliminare della situazione odierna che ha avuto come oggetto: gli assetti territoriali, il tessuto produttivo-occupazionale, il contesto sociale. Le aree tematiche strategiche individuate, dalle quali avviare il percorso con la convocazione di quattro Forum (altre poi dovranno seguire), sono:

· la ripresa dell’edilizia orientata al riuso e alla riqualificazione urbana,
· lo sviluppo produttivo-occupazionale nel settore della valorizzazione del riciclo dei rifiuti, · il welfare locale considerato nell’accezione estesa di benessere e qualità della vita,
· la ricerca dei fattori idonei a produrre un riposizionamento competitivo dell’intera area.
L’insieme costituito dai due binari, il come e il cosa, è ciò che all’avvio della fase operativa del processo rappresenta "i contenuti", che hanno necessariamente un carattere generale, in quanto una maggiore specificazione e messa a fuoco potrà venire, soprattutto per quanto riguarda il cosa, dalle decisioni e dalle scelte che scaturiranno dal confronto nei Forum. Quanto poi alle difficoltà di avviare e, più ancora, di condurre e, più ancora, di attuare un processo di Pia.Stra., non mi ripeto, ma, avendone una qualche conoscenza, credo sia uno dei pochi strumenti oggi rimasti nella cassetta degli attrezzi soprattutto di chi vuol provare a cavare dallo stagno territori prostrati come i nostri. Quindi è una sfida che va accettata. La vera presa per i fondelli sarebbe strumentalizzarla, lasciarla piegare ad interessi particolari. Quindi, occhi aperti.


Passando ad altro, e concludendo, io non parlo "di conurbazione in quanto possibile strategia per il medio-lungo periodo". La conurbazione (cioè un tessuto urbano allargato e policentrico) non è una strategia, ma un dato di fatto, c’è già, non è una meta alla quale anelare o un pericolo da scansare; più precisamente, ci sono già sia la conurbazione che chiamiamo Verbania, che quella sviluppatasi sull’asse Verbania-Omegna (altra cosa è l’espansione urbana, che fagocita aree verdi e frazioni, ma non produce policentrismo). Intendiamoci, quelle di cui parliamo sono piccole conurbazioni, commisurate ai nostri piccoli abitati e ai nostri ristretti territori, ma tali sono. Poi ciascuno può esprimere le valutazioni che ritiene opportune sul processo che le ha generate, sui costi, le nefandezze, sugli errori che hanno inevitabilmente costellato settant’anni di amministrazioni repubblicane; ciascuno può compilare un suo personale cahier de doléances, per quanto si è dilapidato e perso (personalmente, molto condivido del vostro).
Ciò che però oggi mi pare utile è andare oltre l’invettiva e lo sconforto apocalittico che inchiodano ad un paradiso perduto dai contorni reali sempre più sfumati, che maledicono il presente e negano il futuro. Ciò che mi pare necessario è la rilettura di quel lungo percorso, travagliato complesso e tutt’altro che lineare, in una chiave autenticamente storica che ne permetta la piena comprensione, e, quel che più conta, è non smettere di sforzarsi di capire come governare ciò che quel percorso ha lasciato sul tavolo: la realtà odierna. Come muoversi verso il domani, cercando di evitare gli errori e i guasti del passato: come fare argine a logiche di rapina, all’appropriazione indebita di ciò che è bene comune, al prevalere di bassi interessi di cortile, di campanile, di bottega. Come lasciare senza troppe colpe e rimpianti questo angolo di mondo che ci è capitato in sorte alle nuove generazioni.



Carissimo Negroni,

grazie per le ulteriori precisazioni ma la questione è (ci sembra) un’altra.
Forse le è sfuggito il fatto che il passaggio dal quale lei ha preso spunto voleva essere più che interlocutorio....provocatorio. Ma la colpa è nostra. Forse avremmo dovuto formularlo così: "Pianificazione? Per pianificare che cosa? Di grazia!" Ma siamo ragazzi, purtroppo, decisamente "a modo" e temevamo di risultare offensivi. Ci riproviamo ora.
Dicevamo che, a nostro parere, la questione è un’altra. Quale? A parte il fatto che "pianificazione" è un termine un tantino infelice, a nostro avviso, in quanto suggerisce una sorta di "appiattimento" ed evoca la burocratica pianificazione centrale di triste memoria sovietica. Ci sarebbe piaciuto di più "Progettazione". Anch’ esso, tuttavia, decisamente inflazionato. Ma lasciamo perdere.

Nel multiforme e poco simpatico, autentico caos nel quale viviamo come non essere d’accordo sulla necessità di un minimo di pianificazione? Come non essere d’accordo sul fatto che la pianificazione deve essere di respiro strategico, condivisa, partecipata, in grado di esprimere istanze cittadine, ricca di contenuti qualificanti, che sappia dotarsi di idonei strumenti di elaborazione e di attuazione, che assolutamente non si pieghi ad interessi particolari e tantomeno di bottega, ecc. ecc. ecc. ecc. Come non essere pienamente d’accordo su tutto questo? E tanto altro di bello, di buono e di intelligente. Se fossimo nati ieri e non avessimo alle spalle almeno mezzo secolo di cocenti delusioni saremmo i primi a sottoscrivere entusiasticamente il tutto. Ma così, purtroppo, non è..
Allora la questione, come accennavamo, è (ci sembra) un’altra. Tutte queste sono parole. Belle. Ma quanto credibili? Allo stato attuale delle cose e dopo circa mezzo secolo di cocenti delusioni ci assumiamo la responsabilità storica di dichiarare pubblicamente che queste parole, sacrosante, belle e intelligenti non sono credibili. E non sono credibili per tre ordini di ragioni. Una di carattere soggettivo (chi le pronuncia) e l’altra di carattere oggettivo (il contesto, locale e generale, nel quale vengono pronunciate). E la terza di metodo. Che passiamo brevemente ad illustrare.

1. Chi le pronuncia
Sono parole che vengono dalla sfera "politica". Le virgolette sono d’obbligo. Politica. Bella e nobile parola. Arte del possibile; "politica" tristissima e tragica fine di un nobilissimo concetto. Nella realtà locale i fatti della "politica" hanno parlato, e parlano tuttora, un linguaggio completamente diverso, per non dire opposto, a quello delle belle e sacrosante parole. Qualche prova.

Verbania: magnifico posto? Si. Quello che sta "fuori". Dentro: brutta e poco vivibile cittadina frutto di uno scriteriato e sregolato processo conurbativo durato mezzo secolo. E tutt’ora in corso. Si vada a vedere da vicino. Chi doveva regolare che cosa ha regolato di grazia? Lei non parla di conurbazione dei laghi quale possibilità di sviluppo economico futuro, ma altri "politici" si. Si può seriamente credere che chiamando la "Conurbazione" "Piano Strategico della Città dei Laghi" si tratterà di qualcosa di radicalmente diverso dalla Speculazione Edilizia che ha divorato, e sta divorando, come un cancro il territorio? Questo in generale.

Poi solo alcuni delle centinaia di particolari che si potrebbero addurre quali prove a carico. Andiamo a caso. Parco Tecnologico: un prestigioso monumento di architettura contempornea...... all’inutile. Agenda 21: una formidabile occasione di vera democrazia partecipativa e di elaborazione progettuale di carattere strategico per il nostro futuro, addirittura per il secolo XXI, finita.......in un cassetto del Palazzo. Un bellissimo progetto di ristrutturazione complessiva dei Trsporti Pubblici VCO commissionato una decina di anni orsono alllo studio zurighese IBV da parte dalla Provincia finito.........in un cassetto del Parco Tecnologico. E poi il suo collega Zanotti dice che il Movicentro può ancora essere sottratto alle sterpaglie. Lungolago di qualità paesaggistico-culturale: bellissima idea. Peccato che l’unica cosa fatta finora sia stata la distruzione di quello di Pallanza. Tanto che l’unico sentimento che proviamo camminandoci oggi è lo sconsolato rimpianto per come era prima. Chi se lo ricorda. Una analoga distruzione di Piazza S. Giuseppe a Pallanza sventata per un soffio grazie al decisivo e costruttivo controprogetto veramente conservativo da parte del Comitato di Quartiere. E ora si ri-parla di riuso e conservazione! Moncherini di piste ciclabili senza capo nè coda gabellate per anni dall’Assessore Rolla per primi spezzoni di una rete organica di mobilità ciclistica cittadina. Il traffico automobilistico resta alle stelle e di piu. Bene. Accompagniamo i bambini a scuola........in automobile.
Oppure furbe operazion-spot come "Liberobus" spacciate per promozione del servizio di Trasporto Pubblico in città. Monte Rosso: ottime parole di conservazione e riuso naturalitico-culturalrural-turistico. Chi , quando e perchè ha consentito che il Monte Rosso venisse per un buon terzo divorato da una orribile pustolosi edilizia e per gli altri due terzi abbandonato al caos di un bosco ex ceduo abbandonato? Riuso e riqualificazione dell’esistente. Perfetto. Chi ha messo in piedi e perchè, bocciando un modesto, sano, onesto, economico riuso conservativo del Sociale di Pallanza, la immensa grana del mega-Teatro, poi diventato super-mega-CEM? Salvaguardia del paesaggio. Bellissimo. Chi ha consentito e perchè che gli amanti del verde divorassero il collinare, boscoso, circondario con una cancerogena proliferazione  di prime seconde e terze villette? Porto Turistico: chi e perchè lo ha pensato "galleggiante" e in un posto battuto dal Marenco e lo ripensa tuttora "galleggiante" e nello stesso posto? Qualità della vita e salute. Perfetto. Chi e perchè rema contro i Centri Territoriali di Cura Primaria che risolverebbero alla radice gli irrisolvibili problemi -DEA o non DEA compreso-. nei quali si dibatte inutilmente la Pubblica Sanità e i cittadini con essa? Chi e perchè ha venduto le proprietà comunali dell’ex macello di Suna e dell’ex asilo di Viale Azari in Pallanza a privati per realizzare grandiose speculazioni edilizie a saturare di brutto tutto il saturabile? Raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta: una delle poche cose veramente migliorative che abbiamo visto sotto i nostri cieli; ma ci piacerebbe sapere se e come funziona il riutilizzo effettivo dei rifiuti differenziati in casa. Forse qualche problema c’è stato e c’è. In che termini? Perchè? E per chiudere la veloce carrellata gli splendidi canfori del porticciolo di Pallanza e di Piazza Gramsci, sempre a Pallanza, salvati in extremis, a furor di popolo, dalle esigenze di abbattimento sostenute dal Palazzo, naturalmente per "ragioni di sicurezza" e di........ riqualificazione urbana.

E via di questo passo.

Non si tratta, come dice Lei , di "cahier de doléances". Molto più lungo, completo e documentato potrebbe, e dovrebbe, essere. Si tratta semplicemente di qualche esempio a caso tra quelli dei quali siamo a conoscenza e visibili a tutti, per far capire la differenza tra belle parole -gia più volte sentite- e fatti. Per far capire il perchè le bellissime parole che vengono dalla "politica", allo stato attuale dei fatti medesimi. non sono credibili.. Questo è (ci sembra,) il vero problema del quale dovremmo preliminarmente discutere. Altrimenti, se facciamo finta di niente restiamo, volutamente sosteniamo noi, nel campo dell’aria fritta e della presa per i fondelli,. Ci perdoni l’ardire.

2. Il contesto, locale e generale, nel quale vengono pronunciate.
Locale
Possiamo tranquillamente affermare che il comprensorio nel quale si vorrebbe "pianificare" è un territorio degradato. E, si badi bene, non solo e non tanto per la drammatica crisi occupazionale che lo ha investito da almeno un trentennio, ma anche e soprattutto per il drammatico degrado dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Non vi è angolo dove l’essere "umano" abbia messo piede da mezzo secolo a questa parte, nel quale non si leggano con chiarezza i segni della devastazione e del brutto. Persino nell’alta Ossola con la massiva, scriteriata cavazione della pietra. Economia! Sviluppo! Lavoro! Posti di lavoro! Che cosa può mai significare pianificare in una situazione del genere come se potessimo partire da zero cascando dal pero? Come se pianificare, in una situazione del genere, fosse possibile! Ancora Verbania che conosciamo discretamente.
Che cosa può mai significare, per esempio, "ripresa dell’edilizia orientata al riuso e alla riqualificazione urbana" in una cittadina dove di spazio non ce n’è più e l’unica cosa da fare sarebbe un piano di demolizione di parte delle ineffabili brutture edilizie che la hanno totalmente soffocata per creare un minimo di spazi verdi e vivibili? Tra di loro collegati da percorsi verdi che permettano a bambini e famiglie di vivere la città a piedi o in bicicletta. Questa sì sarebbe riqualificazione urbana!
Oppure. Cosa potrà mai voler dire un timido "sviluppo produttivo-occupazionale nel settore della valorizzazione del riciclo dei rifiuti" quando avremmo bisogno di un Grande Piano Economico Collettivo Locale per un utilizzo locale di risorse locali? Come, per esempio "Acquacoltura Estensiva Lago Maggiore ( si veda il nostro post " Manca lavoro??" agosto 2013).
Oppure ancora. Cosa mai potrà voler dire "il welfare locale considerato nell’accezione estesa di benessere e qualità della vita" in una cittadina letteralmente soffocata dal quintetto cemento-asfalto-traffico in perenne andirivieni-auto in sosta su suolo pubblico-brutture edilizie?
E per concludere. Cosa mai potrà voler dire "la ricerca dei fattori idonei a produrre un riposizionamento competitivo dell’intera area" se non una. ingenua e mal riposta fiducia in improbabili sorti di tipo neo-sviluppista?

Generale
Facciamo finta di non sapere, o forse non sappiamo, che viviamo in un ben preciso Sistema Storico con nome e cognome Si chiama Libera Economia di Mercato Capitalistica. La caratteristica fondante di essa/o è la ricerca del maggior profitto possibile nel minor tempo possibile per gli investitori di capitali. Al principio fondante tutto il resto, "politica" compresa, si deve inchinare. In un Sistema Storico del genere, se non partiamo dalla fortissima denuncia di questo increscioso, devastante dato di fatto, che cosa potremo mai fare se non fare finta di pianificare? In questo senso andava il nostro "Pianificare? Che cosa, di grazia!"

3. Il metodo
Si può credere seriamente che qualche "stakeholder" (!?) (portatore di interesse) ad hoc, convocato alla bellemeglio in qualche estemporaneo convegno -o forum- ad hoc, possano essere gabellate per istanze territoriali di base? Ma la tragicomica fine di quel grande esperimento di vera democrazia partecipativa e di elaborazione di contenuti "dal basso" che avrebbe dovuto essere "Agenda 21" non ha insegnato niente a nessuno?
 
Concludendo
Se le cose stanno pressapoco come abbiamo cercato di dire allora l’esito della ennesima velleità "pianificatoria" è, a nostro parere, scontato in partenza. Nella peggiore delle ipotesi un nulla di fatto che andra ad alimentare la già straripante cassettiera di Palazzo, rigonfia di magnifiche parole che sono rimaste tali. Nella migliore una sorta di neo."sviluppinno" che lascerà il tempo che trova.
Ma ce n’è un’altrra ancora peggiore e che lei stesso, giustamente, paventa quando dice "occhi aperti" E forse è la più probabile. Che il tutto si risolva in interessi di parte, di cortile, di campanile e/o di bottega, Seppure a vario livello e/o titolo. Tanto per cambiare. In ogni caso una perdita secca per la collettività.

Non ci semmbra proprio di pronunciare invettive o di essere portatori di sconforto apocalittico o ancora di essere inchiodati al passato e di maledire il presente. Ci sembra semplicemente di condurre una analisi pertinente e motivata senza partire dalla quale -è nostra convinzione- niente di bello e di buono potrà essere fatto in futuro. E siamo perfettamente d’accordo sulla sua pregnante chiusura che facciamo nostra: "Come lasciare senza troppe colpe e rimpianti questo angolo di mondo che ci è capitato in sorte alle nuove generazioni?"


E allora, ci dirà giustamente Lei insieme ai lettori che ci seguono, che fare?
Questo potrebbe essere il costruttivo argomento di un prossimo capitolo. Se lei avrà la voglia ed il tempo di continuare l’interessante (almeno per noi) dialogo.

Ringraziandola nuovamente per l’attenzione le porgiamo i nostri più cordiali saluti



Verbania settembre 2015
Resistenza Umana



Per chi desidera comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com

giovedì 3 settembre 2015

Sistema Storico?


Precisazioni


L’intervento di Avvocato del Diavolo e la nostra risposta
 
Un affezionato ed attento lettore che si firma "Avvocato del Diavolo" ci ha fatto pervenire questa mail debitamente corredata da autorizzazione a pubblicare:

"Ho letto con interesse ed attenzione il recente post "Fare soldi e....agire razionalmente". In più passaggi compare il termine "Sistema Storico". Forse per voi il significato della parola è scontato. Ma per me no. Quindi vi chiederei se potete chiarirmelo. Per esempio da quel che io intendo per "sistema" ne immagino un insieme di parti integrate tra loro, che esistono in quanto trovano un equilibrio interno in relazione ad altri sistemi confinanti (e cosi via), se l’equilibrio viene a mancare il sistema non viene distrutto ma i suoi elementi vanno ad integrarsi nuovamente in un diverso ordine sistemico (ricordate la 2^ legge della termodinamica: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma....?) i cosidetti ecosistemi mi sembra funzionino cosi e penso anche noi esseri umani. Voglio dire che a volte mi sembra voi usiate termini che fanno pensare ad una" fine del mondo", una distruzione totale del passato e l’avvento di una nuova era...a prescindere da tutto, non so se è veramente questo che intendete ma, se è cosi’, non credo succederà. L’uomo non puo’ creare dal nulla ma solo a partire dalla materia che ha a disposizione (intendendo per materia anche quella celebrale)".


Carissimo Avvocato del Diavolo,
Grazie innanzitutto per l’interessante intervento che ci offre la possibilità di chiarire meglio il nostro pernsiero.
Per noi l’uso del termine "Sistema Storico" è un modo un po’ meno generico di chiamare la "Società" nella quale viviamo. Ci sembrava che dal post in questione risultasse abbastanza chiaro. ma evidentemente così non è. Proviamo allora ad articolare ulteriormente ed a precisare.
Il termine "Sistema" vorrebbe significare la complessità di una "mega-organismo" (la società moderna) costituita da un complesso insieme di "parti", economica, sociale, politica, culturale, tecnologica e persino filosofica, che interagendo le une con le altre determinano concretissimi risultati pratici nella vita quotidiana, e non, delle singole persone.
Il termine "Storico" vorrebbe significare la storicità dell' organismo-sistema o società.
Nel senso che non si tratta di opera della natura ma di opera prettamente umana. Quindi storica. Quindi non data una volta e per sempre. Quindi teoricamente e praticamente modificabile. Meglio: sostituibile.
Sarebbe bene, a nostro parere, che le persone si abituassero a vedere in questo modo la "Società" nella quale viviamo. Non viviamo nella Realtà, come molti credono, ma in una realtà. Una realtà storica fatta dagli uomini. Sarebbe bene, secondo noi che in molti comprendessimo quando è stata fatta, da quali uomini, per quali scopi, come funziona e perchè non funziona. Come abbiamo cercato di argomentare nel post questo Sistema Storico, del quale abbiamo fornito persino una sorta di carta di identità (vedi in questo post), non ha e non può avere futuro. Per la "semplice" ragione che fondandosi su principi irrazionali quali quello della crescita perpetua ed infinita e per di più finalizzata al profitto dei privati produttori, non può fare altro che creare più problemi di quanti non ne riesca a risolvere. Non si tratta di misticismi tipo fine del mondo ma della questione concreta e pratica che creando più problemi di quanti non si riesca a risolverne andiamo inevitabilmente di male in peggio e di peggio in malissimo. Questa la natura del processo. Al di là dei lustrini e degli specchietti per allodole.
Allora bisognerà, prima che poi (meglio prima che poi), se vogliamo evitare la catastrofe ampiamente annunciata dai fatti, porsi il problema di sostituire questo Sistema Storico con un’altro Sistema Storico diverso da questo. Basato su altri principi davvero razionali che rimettano al loro razionale posto mezzi e fini. Molte cose di questo Sistema Storico andranno buttate. Molte altre, recuperabili, potranno essere recuperate con le dovute modifiche. Altre ancora dovranno essere inventate di sana pianta.
Per quanto riguarda poi il parallelo da lei evidenziato tra le leggi della termodinamica e le dinamiche storico-sociali, la sua tesi ci sembra un poco azzardata. Se è vero, come è vero, che nel mondo fisico nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, ci sembra che ben due secoli e passa di messa alla prova storica del Sistema nel quale viviamo abbiano ampiamente dimostrato che all’interno di esso troppo si fa, poco si crea, molto si distrugge e nulla si trasforma.
Nella speranza di avere chiarito meglio e restando a sua completa disposizione per la continuazione del dialogo la ringraziamo e la salutiamo cordialissimamente
 
Resistenza Umana



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