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venerdì 27 febbraio 2015

Fare soldi e....agire razionalmente

ovvero
gli invalicabili limiti strutturali del Sistema Storico nel quale viviamo.

SERIE COMPLETA
 
Prima puntata


Chiave concettuale
Tagliare il ramo sul quale si sta seduti è irrazionale. Anche se l’uso della sega per tagliare un ramo richiede l’impiego di facoltà razionali.




Che molte cose vadano male quando non malissimo è, a queso punto, evidenza quotidiana. Non vale la pena di perdere nemmeno un minuto per cercare di "dimostrarlo".
Molto più urgente sarebbe capire il perchè.
Sfavorevolissima congiunzione astrale? La giusta punizione per i "peccati" degli uomini? "Umana" follia? Insondabile mistero? Il diavolo?
Oppure qualcosa di molto più concreto? Terreno? Terrestre? Terra a terra?

Vi ricordate la domanda n° 9?
"Penultima, fatale domanda. Non è che, per caso, lo spaventoso viluppo di inestricabili garbugli nel quale siamo, ogni giorno di più, terribilmente avviluppati dipende da un "errore" di base inerente al tipo di sistema socio-economico-culturale nel quale viviamo? Quindi sistemico?
(vedi post "Due DEA? Un DEA? Verbania? Domodossola?)"


Qualcosa non torna.


1.
"Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali, ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò produce anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto "merce" sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale......che la composizione del manuale procura al suo stesso autore.
Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati, ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impegnato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artigiani. Il delinquente........sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione.
Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabilisconono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte allo loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari?.......................

(Da "Elogio del crimine ovvero la concezione apologetica della produttività di tutte le occupazioni" di Karl Marx presentato da Andrea Camilleri in Ed. Nottetempo)

 
 
2.
"Michal Kalecki (economista polacco 1899-1970),.......si chiese ironicamente che cosa si dovesse fare per aumentare la redditività di una linea ferroviaria sottoutilizzata, e rispose: bisognerebbe costruire, a fianco della prima, una nuova linea ferroviaria. Molti lavoratori troveranno impiego in tale opera; la vecchia ferrovia permetterà loro di recarsi al lavoro, e trasporterà i materiali necessari; i redditi dei lavorarori spesi nelle vicinanze del cantiere di costruzione aumenteranno la domanda; la situazione degli affari in questa zona, in precedenza depressa, migliorerà e la vecchia linea ferroviaria sarà più intensamente utilizzata. E quando, dopo il compleatamento della nuova ferrovia, entrambe le linee daranno basso reddito, si dovrebbe allora costruire una terza linea o, meglio ancora, una terza e una quarta contemporaneamente. E’ una evidente assurdità: ma secondo Kalecki tale assurdità è insita non nel ragionamento, in quanto esso sia erroneo, bensì nel sistema sociale stesso a cui il ragionamento si applica, e precisamente nel separare, come fa tale sistema il valore della merce dal suo valore d’uso, nel subordinare la produzione al perseguimento del profitto anzichè ai bisogni sociali.................."

(Tadeusz Kowalik, voce "Lavoro" Enciclopedia Einaudi)



Il particolare Sistema Storico nel quale viviamo ha la singolare capacità di trasformare tutto quello che tocca in oro. Come sappiamo Re Mida, in un primo momento esaltato dall’inebriante potere, si trovò ben presto a malpartito. E’ possibile che da qui derivino molti dei nostri guai? Piccoli, meno piccolo, grandi ed enormi?


Queste due illuminanti citazioni ci raccontano, ironicamente, che persino il crimine e l’assurdo inutile sono motori, in questo Sistema Storico, di crescita economica. Per non parlare delle guerre mondiali e/o locali o della produzione di armi. E altro di non propriamente positivo. La crescita economica, a sua volta, produce benessere. Su questo punto non si può, e non si deve, discutere. Ma se il crimine, l’assurdo inutile, le guerre, la produzione di armi producono crescita economica, la quale produce benessere, per logica, ci veniamo a trovare in una situazione decisamente imbarazzante. Dobbiamo ammettere che l’inutile e le calamità naturali, o artificiali, portatrici di devastazione morte e sofferenza producono...... benessere. C’è qualcosa che non torna. Dove sta il trucco?
Qualche altro esempio pratico, meno ironico, può confermare il legittimo sospetto.
 
Primo esempio
Un nuovo ritrovato tecnologico consente di produrre molto di più, meglio, con fatica infinitamente minore, in minore tempo. Cosa buona, bella, giusta, utile e ben fatta. In una parola razionale. Potrebbe trasformarsi in maggiore benessere e maggiore qualità della vita per tutti. Potremmo lavorare meno. Lavorare tutti. Con uno stipendio uguale a quello di prima o addirittura maggiore. Avendo molto più tempo libero da dedicare a noi stessi, ai nostri interessi, alla nostra famiglia. I prezzi potrebbero addirittura diminuire mentre la disponibilità di beni potebbe aumentare. Favoloso. Sarebbe vero progresso. Vera razionalità. Invece nossignori. La bellissima cosa, frutto dell’ingegno umano, malignamente e chissà perchè, si trasforma in disoccupazione. Quindi povertà per molti. E maggiori profitti per pochissimi.

Secondo esempio
Produrre molto di più di quello che serve è privo di senso logico.
Prendiamo un amministratore a caso del settore produzione automobili. Il Dott. Marchionne ci racconta che per coprire i costi di produzione e realizzare un margine di adeguata remunerazione del capitale investito deve produrre -e vendere- alcuni milioni di autovettore ogni anno. Ed è verissimo. Quelle sono le quantità che devono essere prodotte per conseguire quello scopo.. Il fatto che ci sia bisogno o non ci sia bisogno di quel quantitativo di automobili è irrilevante. E’ un dato che non rientra e non può rientrare nel calcolo della "convenienza" "economica" di chi produce. Il che significa che la produzione non è subordinata ai bisogni esistenti. Ma sono i bisogni che devono essere artificiosamente "gonfiati" per soddisfare le esigenze della produzione. Altrimenti non si vende. E quando chi produce non vende è crisi "economica".

Terzo esempio
Conseguente sviluppo dell’esempio precedente.
Ci raccontano che c’è la crisi economica. Ed è verissimo. Poi ci dicono che la crisi economica c’è perchè le vendite ristagnano. E se le vendite ristagnano è perchè si consuma troppo poco. Perfettamente consequenziale, logico, razionale. Peccato che non è vero. Non si vende quando si produce troppo rispetto alle reali necessità. La soluzione? Rilanciare la crescita! Come curare un ammalato con la malattia che lo ha fatto ammalare.

Quarto esempio
Dilapidare allegramente ed in breve tempo risorse naturali cretasi nell’arco di milioni di anni è irrazionale. Ma fa girare al massimo l’economia. Mentre l’oculata amministrazione delle medesime evitando ogni forma di inutile spreco è razionale. Ma fa girare al minimo l’economia. Produrre pochi rifiuti e quei pochi riciclarli quali risorse è razionale. Ma "costa". Gli utili di chi produce diminuiscono. Non "conviene". Produrre ingenti quantità di rifiuti e riversarli nell’ambiente è irrazionale. Ma è piu "conveniente". Ancora una volta la "razionalità economica" fa a pugni con la razionalità.

Quinto esempio
Una impresa lavora seriamente producendo beni di qualità e soprattutto duraturi. Ha costi elevati, quindi prezzi alti, vendite tendenzialmente stagnanti o in calo, profitti decrescenti. O si sistema, precariamente, in una "nicchia" o semplicemente fallisce. Un’altra impresa lavora poco coscienziosamente producendo beni di scarsa qualità e durata a prezzo basso (vedi Cina). Prospera. Cresce. Perche? Perchè potendo praticare prezzi molto bassi è molto "competitiva" sul mercato. Vende molto. In più quello che vende dura poco. E meno dura meglio è. Dopo poco deve essere novamente comperato. Con grande beneficio delle vendite e dei profitti di chi vende. Quindi dell’"economia". Quindi di noi "tutti".

Sesto esempio
In collegamento concettuale con l’esempio precedente.
Rinnovare è bello. Rinnoviamo continuamente tutto. Dopo pochi mesi c’è un nuovo modello. Usa poche settimane, getta e ri- compra.. Annegheremo in un oceano di rifiuti su un pianeta dove non ci sarà più niente da consumare? Può essere. Ma è irrilevante. Ne abbiamo ancora di tempo e di spazio da riempire! L’economia deve "girare" adesso, qui, subito. Bisogna essere concreti! Poi? Poi si vedrà. O, meglio, se la vedranno.

Settimo esempio
Le possibilità di sopravvivere per i comuni mortali, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione, dipende dal possedere un posto di lavoro. Un eufemismo per non dire che quello di cui abbiamo veramente bisogno per vivere, in questo Sistema Storico, è uno stipendio. Denaro insomma. Chiediamo posti di lavoro. Lavoro per fare che cosa e per chi?. Non ci interessa. Non per altro. Non possiamo permetterci il lusso di sindacare sul tipo di lavoro e sulle sue finalità. E neppure sulle conseguenze sanitarie. Per chi ha il posto di lavoro. E per le poplazioni del circondario. Qualsiasi cosa, anche la più dannosa e nociva va bene purchè si tratti di posti di lavoro. Insomma stipendi. Sempre. Ma particolarmente in tempi di "crisi".

Ottavo esempio
I prezzi aumentano. La disoccupazione pure Il potere di acquisto della stragrande maggioranza della popolazione è in continuo calo. La qualità e la durata dei prodotti mediamente diminuisce. Gli allevatori vengono pagati con denaro pubblico per non produrre latte o carne o altro. I pescatori vengono pagati con denaro pubblico per demolire pescherecci e non pescare. Le banche vengono pagate con denaro pubblico per non promuovere credito. Il tutto viene chiamato Progresso.
 
Nono esempio
Vengono distrutte derrate alimentari di ogni genere e tipo in un mondo che letteralmente patisce la fame. Perchè? Per non far scendere i prezzi sul mercato. Non viene coltivato a cereali il deseto del Sahara (cosa oggi tecnicamente fattibilissima). Perchè? Non "conviene". Vengono fabbricate -e vendute- armi. Piccole, medie ed enormi di ogni tipo e genere. L’una più micidiale dell’altra. Perchè? "Conviene" molto di più. Ma le armi servono per ammazzare la gente! C’è molta richiesta sul libero mercato quindi "conviene". Il resto è irrilevante.
 
Decimo esempio
"Razionalizzazione" produttiva: lavoriamo meno, lavoriamo meglio, lavoriamo tutti, a cose più utili, di maggiore qualità e di maggiore durata? Nossignori. Lavoriamo in meno, molto più di prima in condizioni di maggiore stress e quindi rischio, a cose sempre meno utili perchè devono durare poco o addirittura sono superflue, o dannose, o entrambe le cose. E poi è evidente che per creare posti di lavoro bisogna....poter licenziare chi lavora!
 
Undicesimo esempio
Il cataclisma naturale e/o prodotto dall’umano agire, o non agire, prima del Sistema Storico nel quale attualmente viviamo era una disgrazia. Così come era una disgrazia indebitarsi. Oppure sprecare e scialacquare. Ora non più. Ora più le cose vengono distrutte e meglio è. Così è necessario tanto lavoro per ricostruire. L’indebitamento e lo spreco sono fondamentali motori di di sviluppo. E il PIL cresce. E con lui l’economia. E con lei il benessere. E se cresce il benessere tutti stiamo meglio.
 
Dodicesimo esempio
Ci sono una infinità di cose belle, buone, giuste e utili che dovrebbero essere fatte e che non vengono fatte. Per esempio il patrimonio naturale, il territorio, il patrimonio storico e culturale vanno alla rovina per incuria, abbandono, mancanza di serio e produttivo lavoro in questo campo.
Ci sono una infinità di persone che vorrebbero lavorare e che non trovano un posto di lavoro. Perchè? Perchè....manca lavoro!
 
L’elenco delle assurdità potrebbe continuare a lungo, ma pensiamo che possa bastare. Per il momento.
 
La sensazione è marcata.
Sembra proprio che sia all’opera una costante distorsiva di tipo sotterraneo. Non facilmente individuabile eppure costantemente ricorrente. E dagli effetti letteralmente devastanti.

L’assurdo, il controsenso, l’insensato ed il non-senso sembrano abitare indisturbati la nostra vita. Addirittura in certi casi viene raggiunta la demenza pura e semplice. Il benessere conseguito, da una parte minore dell’umanità, ed i portentosi sviluppi della scienza tecnologica e della tecnologia scientifica non fanno che rendere ancora più sconcertante il tutto.
E poi.
Non se ne parla. Si descrive con minuzia di particolari l’assurdo quotidiano nel quale siamo immersi. Ma non ce n’è uno che dica: "Viviamo in un assurdo quotidiano. Come mai? Perchè?" C’è un "qualcosa" al quale dobbiamo tutto questo? Dove sta? Che cosa è?"
Quale migliore conferma del fatto che non si può, non si vuole e non si deve toccare questo tasto? Quale migliore "prova" del fatto che quello sarebbe il tasto "giusto" da toccare?
 
Vorremmo qui incominciare a muoverci in questa direzione. Ma bisogna scavare sotto, dietro e dentro le cose. Prima dobbiamo trovare il tasto sottratto nottetempo alla tastiera e noscosto in profondità. Poi dobbiamo ricollocarlo sulla tastiera insieme a tutti gli altri. Poi ancora cercare di suonare una musica diversa. Lavoro nè breve nè agevole.

Ma, forse, vale la pena il tentarlo.
(continua)

Commento di Anonimo alla prima puntata
21 febbraio 2015 10:36

 
Discorso che fila, logica acuta, contenuti interessanti e condivisibile l’indignazione. Una domanda-riflessione riguardo a quella che mi pare una taciuta premessa, che farà apparire questo commento come "pessimista", anche quando non vorrebbe esserlo. Il sottoscritto crede molto al cambiare delle cose, al potere di ""nuove" culture. Tuttavia: che essere umano abbiamo in mente? possiamo stare sicuri del fatto che potrebbe essere diverso da quello che la storia ci ha mostrato? Che il caos stia fuori, che le scelte irrazionali non siano parte di quello che siamo? Che la logica possa dominare l’irrazionalità su una scala ampia quanto un sistema sociale, o in un sistema globale? non è forse un’indistricabile complessità a "vincere" sull’"umana virtù"? non è forse che l’etica si forma e trasforma TRA le cose umane, tra i nodi di un sistema e non NEI nodi del sistema? E cambia al suo cambiare?
Nel dire questo non vorrei essere frainteso, non è una premessa, quella che propongo qui, che vuole vanificare qualunque tentativo di cambiare, tutt’altro: penso che se si vuole affrontare queste complicatissime tematiche in modo profondo si dovrebbe (mia personalissima posizione) includere una riflessione sulla natura dell’uomo. Sapere di CHI stiamo parlando, e se c’è un’idea condivisibile tra parti sociali molto diverse. Includere "l’altra posizione", l’aleatorietà, l’irrazionalità. Perchè penso che solo tenendone conto se ne può, magari, contenerne le conseguenze più disastrose
 
 

Grazie innanzitutto per gli spunti che ci offre con il suo interessante commento che coglie l’altra cruciale faccia della questione. Il soggetto "uomo" ed il suo modo di essere. Quindi di agire. Siamo sostanzialmente d’accordo con l’impostazione del suo ragionamento. I molti aspetti da lei evidenziati richiedono di essere sviluppati ed approfonditi. Cosa che cercheremo di fare, magari insieme, in prossimi post. Sarebbe bello e utile che il dialogo qui impostato proseguisse.
 


SECONDA PUNTATA


In ognuno degli esempi che abbiamo prodotto sembra configurarsi una sorta di conflitto antagonistico di base.
Da una parte esisterebbe una "razionalità economica".
Dall’altra, difficilmente conciliabile con essa, l’elementare buon senso.
 
"Razionalità economica" e razionalità.


Razionalità strumentale o ristretta, e razionalità degli scopi o ampia.

Se tagli il ramo sul quale stai seduto cascherai di sotto auto-facendoti male. La cosa è priva di senso logico oltre che contraria al più elementare buon senso. In questo senso tagliare il ramo sul quale si sta seduti è irrazionale. Anche se per manovrare correttamente una sega al fine di tagliare un ramo è necessario impiegare una serie di facoltà razionali. E adoperare una sega razionale. Ovvero perfettamente tesa, affilata e stradata. Esistono quindi due tipi diversi di razionalità. La razionalità strumentale. intesa come massima efficacia dello strumento. Indipendentemente dal fine per il quale viene impiegato. E la razionalità, o irrazionalità, dello scopo per il conseguimento del quale lo strumento viene adoperato. Una sega perfettamente tesa, affilata e stradata può essere impiegata con grande maestria per tagliare il ramo sul quale il tagliatore sta seduto, praticando un perfetto taglio posizionato tra il tagliatore stesso ed il tronco dell’albero.
Decisamente stupido. E la stupidità, fino a prova contraria, è irrazionale. Se poi il tagliatore non si è nemmeno accorto del fatto che è seduto su un ramo che sta tagliando ciò costituisce una aggravante. Doppia stupidità. E, quindi, irrazionalità doppia.

Dopo questa messa a fuoco "teoretica" (!) veniamo a proporre alcune definizioni che saranno i nostri strumenti di scavo.

"Razionalità economica"
tra virgolette
Detta anche "strumentale" o "ristretta". Volgare: "Fare soldi".
Proposta di definizione:
Trarre il massimo guadagno di denaro possibile dalla differenza tra quanto denaro viene ricavato e quanto denaro viene speso nel fare una determinata cosa o attività o altro.
Più in generale.
Finalizzare, di fatto, l’azione umana, di qualsiasi genere essa sia, alla realizzazione del massimo profitto monetario possibile a prescindere dalle conseguenze che tale azione può determinare in campo sociale, ambientale e financo propriamente eco-nomico.

Razionalità e basta
senza virgolette. Detta anche razionalità degli scopi o ampia.
Proposta di definizione :
Agire, con l’impiego di mezzi adeguati, al fine di soddisfare bisogni individuali largamente diffusi, tali da assumere rilevanza sociale.
Più in generale:
Fare in modo che una qualsiasi azione umana consegua il massimo possibile di vero miglioramento qualitativo generalizzato (bene comune) in una qualsivoglia situazione, campo o problema, con il minor dispendio energetico e di risorse possibile.

"Economia"
Tra virgolette.
Proposta di definizione:
Business, affari, vendere, comperare, giro di soldi, guadagno.

Eco-nomia.
Senza virgolette e con il trattino tra eco e nomia.
Proposta di definizione: cura della casa.
Nel significato autentico ed originario della parola di origine greca.
 
Al lettore attento non sarà di certo sfuggita la cruciale corrispondenza biunivoca (!) tra le due coppie di definizioni e precisamente tra
Il concetto di "razionalità economica" tra virgolette che rimanda alla "economia" tra virgolette, concepita come business e, viceversa,  il concetto di razionalità dei fini che rimanda alla eco-nomia intesa come cura della casa.
Business          ed          eco-nomia.
Due universi lontanissimi, basati su principi diversi che si prefiggono obiettivi diversi.
Questo potrebbe essere una prima spiegazione relativamente ad una sorta di incociliabilità cromosomica tra fare soldi, da una parte, ed agire in modo veramente razionale, dall’altra.

Nel Sistema Storico in cui viviamo, l’universo della "convenienza", del "tornaconto", della "resa", degli "affari", del "business" ha preso definitivamente il sopravvento su tutto il resto. E’ un universo monetario-quantitativo che se può, in alcuni casi, creare un "benessere" puramente quantitativo per pochi, è pressochè inconciliabile con l’universo della Qualità. Per tutti. Che potremmo anche chiamare eco-nomia. Cura della casa in cui abitiamo. E di noi stessi che la abitiamo. Qualità potrebbe significare lavoro gratificante e creativo a scopo sociale. In altre parole finalizzato al soddisfacimento di profondi bisogni sociali diffusi e condivisi. E non al guadagnodi chi produce. Potrebbe significare lavoro creativo per tutti e riduzione, per tutti, del tempo-lavoro. Potrebbe significare progettazione veramente razionale e veramente democratica delle attività e delle produzioni in funzione di un progetto esistenziale condiviso. Potrebbe significare risparmio energetico anzichè spreco. Potrebbe significare lavoro eseguito a regola d’arte invece che il più velocemente possibile. Potrebbe significare circondarsi di bello.anzichè di brutto. Per esempio.

Dopo mezzo millennio di fatti storici ben precisi, c’è ancora qualcuno in grado di sostenere che la cosiddetta "razionalità economica", ovvero la finalizzazione delle attività umane al conseguimento del profitto monetario produce, automaticamente, vera qualità di vita per tutti gli abitanti del pianeta Terra?

Ma perchè siamo in questa perniciosa situazione nella quale è evidente che stiamo tagliando il ramo che ci sostiene e cionondimeno continuiamo imperterriti? Avidità umana? Ignavia? Mancanza di scrupoli? Stupidità? Ottusità? Menefreghismo? Vista corta? Auto-lesionismo? Anche. Indubbiamente.
Ma, probabilmente, si tratta di qualcosa di più concreto. Meno legato a "qualità" soggettive. Qualcosa di oggettivo inerente al tipo "razionalità economica" nella quale viviamo. La direzione di scavo ci viene indicata dall’economista polacco Kalecki nella seconda citazione ironica d’apertura.
E qui dobbiamo iniziare a scavare davvero.

".......... tale assurdità
(tappezzare la pianura di linee ferroviarie assolutamente inutili ma utili per costruirne altre) è insita non nel ragionamento, in quanto esso sia erroneo, bensì nel sistema sociale a cui il ragionamento si applica, e precisamente nel separare, come fa tale sistema il valore della merce dal suo valore d’uso, nel subordinare la produzione al perseguimento del profitto anzichè ai bisogni sociali.................."
Le sottolineature ed i grassetti sono nostri.
Proviamo ad articolare il prezioso spunto.
 
 
Viviamo in un Sistema Storico.

Forse ci sembra di vivere nella realtà. Ma non è vero. Viviamo in una realtà.
Il Sistema Storico nel quale viviamo non viene percepito, mediamente, come tale. Anche se è ben fornito di carta di identità con tanto di nome e cognome, data e luogo di nascita, paternità e connotati psicosomatici.

Nome e cognome

Sistema Capitalistico.
Data di nascita

Secolo XVIII
Paternità

La classe capitalstico-borghese inglese del secolo XVII
Connotati di base

Questo Sistema adotta un particolare tipo di Modello Economico.
Il modello economico a Libera Economia di Mercato su basi Capitalistico-Industriali.
Connotati di base del modello economico

Libera produzione di beni destinati al libero mercato "concorrenziale", con processi produttivi di tipo industriale risultato di ingenti investimenti di capitale. Il credo del liberismo economico afferma che più ciascun membro della società si ingegna al fine di guadagnare soldi più, automaticamente, viene a realizzarsi il bene della società nel suo complesso.
Paternità teorica del modello economico

Adam Smith, economista e filosofo scozzese (1723-1790) e David Ricardo, economista inglese (1772-1823).
I più importanti Teorici del Liberismo Economico.
 
Il principio informatore di carattere generale in generale

Possiamo anche chiamarlo criterio ispiratore opure regola aurea oppure ancora movente primo, O anche fine ultimo. La sostanza non cambia. E’ sempre presente nell’agire umano. Che se ne abbia consapevolezza oppure no, il "colore" del principio informatore di carattere generale impregna di sè ogni minuto particolare del vivere umano.
 
Il principio informatore di carattere generale nel Sistema Storico in cui viviamo.

Possiamo anche non saperlo. O far finta di non saperlo. O saperlo e considerarlo la cosa più "naturale" del mondo. Anche se non lo è. Sta di fatto che viviamo in un particolare sistema di organizzazione economica e sociale che si chiama Libera Economia di Mercato. Chiediamoci: quale è, in Libera Economia di Mercato il principio ispiratore di carattere generale che deve essere necessariamente seguito? La risposta, che ognuno di noi sa benissimo, detta brutalmente, è: guadagnare denaro.
Attenzione. Molto prima di essere una questione legata ad una eventuale avidità "umana" è una necessità oggettiva connaturata al funzionamento di questo particolare tipo di sistema economico e sociale. Che avrebbe dovuto realizzare il paradiso terrestre: libera produzione più libero mercato più denaro più profitto d’impresa uguale massima libertà per tutti, massimo tornaconto economico individuale, massimo benessere collettivo, perfettamente armonizzati.
Vediamo se riusciamo a "smontare", in tre sintetici passaggi, un meccanismo al quale siamo talmente abituati da sembrarci perfettamente naturale. logico, normale e persino funzionale. Insomma razionale. Anche se non lo è.

1

In Economia di mercato, lo dice la parola, la produzione mercantile ovvero la produzione per la vendita sul mercato, è il tipo di produzione prevalente. La cosa è oggettivamente constatabile. In questo particolare meccanismo economico il valore d’uso del bene prodotto -a che cosa serve?- passa sottilmente in seconda linea. o comunque viene sub-ordinato alla finalità "economica": vendere. Primo capovolgimento di senso. Il mercato cessa di essere semplicemente un particolare momento, simpatico e pittoresco, dove venditori e compratori si incontrano in una bella piazza cittadina. Diventa il Mercato con la emme maiuscola. Un immane, gigantesco Sistema Economico Complessivo & Globale al quale nulla e nessuno può più sfuggire. Tutto viene messo in vendita. Cose materiali come le patate. E persino cose non materiali come la capacità lavorativa o l’esperienza professionale. Ogni cosa ha il proprio "mercato". Qualcuno sostiene, non del tutto a torto, che laddove tutto viene messo in vendita persino l’integrità etico-morale può essere venduta. E altro. Questo sistema presenta indubbiamente alcuni vantaggi di tipo funzionale. Per esempio possiamo dedicarci per tutta la vita ad una, ed una sola mansione (è un "vantaggio"?) senza doverci procurare con le nostre mani tutto ciò di cui abbisogniamo per vivere. Gran comodità. Ma non è questo il punto.

2
Poi chiediamoci: quale è lo scopo primo e principale per il quale le cose vengono vendute sul Mercato? Per soddisfare, prima di tutto, bisogni? Si potrebbe tranquillamente sostenere che la soddisfazione di bisogni non è lo scopo principale ma il mezzo per conseguire lo scopo primo e principale: ricavare denaro. Il valore d’uso ( finalità, caratteristiche, qualità del bene) diventa lo strumento per realizzare una quantità: il valore di scambio del bene prodotto. Tradotto: denaro. Secondo capovolgimento di senso. Nel Sistema della Economia di mercato è’ indispensabile avere soldi. Il motivo è evidente. Senza soldi niente può essere comperato. Dal momento che tutto è in vendita. Ed i soldi possono essere ricavati soltanto vendendo qualcosa. Ci sono altri modi, ma per i comuni mortali sono illeciti. E chi non possiede niente da vendere? Può, se ci riesce, vendere la propria capacità lavorativa a qualcuno che abbia bisogno di comperarla. Si chiama mercato del lavoro.Proprio così. Nessuno sembra turbato dalla cosa. In caso contrario deve farsi assistere. O altrimentti, liberamente, morire di stenti.

3

Ci veniamo così a trovare invischiati, per così dire, in un vero e proprio MECCANISMO AUTOREFERENZIALE. Vendere per ricavare soldi che ci consentano, spendendoli, di comperare quello che viene venduto. In questo particolare tipo di meccanismo "economico" il denaro diventa indispensabile ed onnipresente. Assume il ruolo CENTRALE. L’"economia" ed il denaro cessano di essere strumenti per la realizzazione di contenuti qualitativi ed i contenuti diventano mezzi per far girare denaro. Denaro che si fermerà, accumulandosi, in certi punti. E non in altri.
E qui si stabilisce il terzo, fatale capovolgimento di senso che produrrà la perversione di senso dell’agire umano in generale. In ogni campo e ad ogni livello. Quelli che dovevano essere i fini della attività umana ovvero che cosa facciamo come lo facciamo e perchè, diventano mezzi per soddisfare quello che avrebbe dovuto essere lo strumento ovvero l’economia, il denaro ed il suo uso. Che diventa lo scopo.


Il capovolgimento di senso determina il non senso.

Capovolgere il senso delle cose trasformanodo quelli che dovrebbero essere strumenti (economia, denaro ma anche tecnica, tecnologia e scienza) in scopo e quelli che avrebbero dovuto essere gli scopi (elevato livello di vera qualità di vita per tutti) in strumenti è profondamente irrazionale.
Un principio informatore di carattere generale profondamente irrazionale non può che determinare una infinita serie di contaddizioni, controsensi e non sensi.
Esattamente l’inestricabile, irrazionale, spaventoso garbuglio nel quale siamo sempre di più ingarbugliati.
 
Conclusione sotto forma di due domande più un triplo ringraziamento.

Prima domanda
Non è proprio la "razionalità economica" a costituire il primo e principale ostacolo alla realizzazione di una vera qualità di vita per tutti gli abitanti del pianeta Terra?

Seconda domanda
Non è forse giunto il momento di incominciare a parlare di tutto questo? Allo scopo di incominciare a ragionare insieme sul che cosa e come potremmo fare per sostituire alla razionalità economica la razionalità degli scopi ed all "economia" la cura della casa?

In ogni caso un grazie di cuore a Karl Marx e Michal Kalecki.
Nonchè ai nostri pazienti lettori.


(fine)




per comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com  

sabato 14 febbraio 2015

Libera Economia e.......libertà

ovvero
soliloquio dell'uomo qualsiasi




Il posto di lavoro ce l’ho. Per fortuna. Fino a quando non si sa. Speriamo bene. Ma tra questo e dire che mi sento soddisfatto ce ne corre. Quello che mi piacerebbe davvero, a questo punto della mia vita, sarebbe avere una attività lavorativa che possa sentire profondamente mia. Nella quale poter esprimere me stesso. Che mi piaccia e che abbia un senso profondo. Per me e per la comunità che mi circonda. Una attività nella quale io possa sentirmi umanamente realizzato. Una attività non monotona e ripetitiva. Interessante. Piena di novità. Che non esaurisca la mia esistenza. quindi con del tempo libero. Diciamo 50%. Per fare altro. Escursioni, letture, studio, aggiornamento, informazione, rapporti con i familiari, con gli amici. Tempo libero per interessarmi alla gestione della cosa pubblica nella mia realtà locale. O per intraprendere veri viaggi di scoperta a due passi da casa. A piedi o in bicicletta. E tanto altro ancora di bello e di buono.
Invece no.
Sono praticamente inchiodato ad un posto di lavoro. Cosa affatto diversa da una attività lavorativa. Si badi bene: posto. E devo ritenermi fortunato! Per ora ce l’ho. Il posto di lavoro. Fino a quando non si sa. Ben peggio potrebbe andare. Pensa ai disoccupati, ai licenziati, agli "esodati", agli pseudo assistiti che il fatidico posto non l’hanno mai avuto o se l’hanno avuto l’hanno perso! E a quelli che con ogni probabilità non ce l’avranno mai! In queste condizioni pretendere la creatività, la soddisfazione, l’autorealizzazione? Lussi! Cara grazia portare a casa quattro soldi senza i quali puoi pure crepare di fame o vivere da barbone. O da eremita. O pietendo assistenza. Come preferisci! Puoi persino preferire! Più libero di così....Si perchè senza denaro la spesa non si può farla e allora qualsiasi cosa va bene. Pur di non restare senza denaro.
Si potrebbe rubare. O il denaro per fare la spesa o la spesa direttamente nascondendola nelle tasche del cappotto. Ma prima o poi, più prima che poi ti beccano e allora finisce male. Malissimo. Meglio lasciar perdere certe idee... almeno per ora......
Insomma datemi e mantenetemi un posto di lavoro. Purchessia, qualunque. Non mi interessa a fare che cosa, perchè e come. Ripeto: non mi interessa. Posto di lavoro è un eufemismo per dire stipendio. Lo sanno tutti anche se fanno finta di non saperlo.
Certo quando una attività lavorativa diventa un posto di lavoro le cose prendono una piega del tutto particolare. Flessibilità vuol dire licenziabilità. Che, come è noto, serve ad aumentare le possibilità di trovare lavoro. Creatività diventa eseguire senza pensare o pensando imprenditoriale. Tantomeno discutere. Più che esprimersi farsi...spremere. Al posto del realizzarsi realizzare. Produttività. Piacermi? Ma il piacere non c’entra con il lavoro! Non monotono? Dobbiamo o non dobbiamo esere produttivi se vogliamo crescere? Guarda i cinesi. Tempo libero? Ma se ci fanno lavorare anche di domenica! O con turnazioni massacranti. Il bello è che c’è la disoccupazione e i consumi precipitano. Ma non ragioniamo troppo. Gli inconvenienti sono tanti ma non importa. Devo pur mangiare ed avere un tetto sulla testa. Il resto sono chimere. Utopie. Libri dei sogni. Certo se dovesse ulteriormente peggiorare....in casi estremi resta sempre la libera possibilità di...... suicidarsi. Ma non mi sembra una buona soluzione.......almeno per ora.................
Certo che in questo sistema l’economia sarà anche libera.
La questione è che io, purtroppo, da bravo uomo qualsiasi, non sono libero dall’economia. Altri si. Ma
non sono, evidentemente, uomini qualsiasi.




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