Translate

venerdì 12 dicembre 2014

Centro Eventi Multifunzionale Arroyo 2

    
ovvero

L'insostenibile pesantezza dell'apparire.




Hei ragazzi, finalmente il manufatto è lì da vedere in tutta la sua imponenza! Va be’ che non è ancora finito........è da un po’ che manco dalla mia Verbania, ieri l’altro mi stavo recando lemme lemme a piedi da Pallanza ad Intra lungo la ciclabile quando all’improvviso............parlapà..... corbezzoli..........controberzoccoli.........sono rimasto praticamente senza fiato e con la mascella penzoloni. Poi gradualmente mi è preso come un blocco digestivo tipo chiodo nello stomaco.........perbacco l’imponenza sicuramente c’è, non manca prorio per nulla.......eppure.....c’è qualcosa che non mi convince, come una sensazione che mi prende l’apparato digerente........cosa diavolo potrà mai essere? E poi perchè diavolo? Dopo tutto l’aspettare questa meravigliosa opera di architettura postmoderna. Come si spiega la faccenda? E poi. Ma come diavolo faranno quegli imponenti muraglioni di cemento armato perfettamente squadrati a prendere la forma dei gigantesci, tondeggianti, immensi ciottoloni da fiume rappresentati nel cartellone??



Carissimo Zorro,
appena ricevuta la tua mail ci siamo precipitati sul posto.

Proponiamo ai nostri lettori un esperimento di tipo puramente visivo che possa accertare, confermare o smentire la reazione assolutamente istintiva del nostro impagabile eroe. Recatevi, rigorosamente a piedi, nei pressi dell’imponente manufatto. Il parco di villa Maioni va benissimo. Poi, fuori dal parco verso lago sulla spiaggetta libera miracolosamente in salvo. Poi lungo il sentiero esterno che costeggia il muro di cinta della villa ed infine salite sulla statale dalla quale è possibile abbracciare in un unico sguardo il parco della biblioteca, villa Maioni e l’imponente nuovo manufatto. Osservate bene e diteci quale è la vostra reazione puramente istintiva. La nostra è stata terribilmente simile -non poteva evidentemente essere altrimenti- a quella del nostro romantico eroe. Ci sentiamo di affermare, salvo smentita tramite verdetto popolare, che Arroyo, ancorchè brillante architetto postmoderno, forse de-costruttivista, deve aver sbagliato qualcosa. Sia ben chiaro. Non abbiamo alcun elemento per affermarlo se non la comunissima, normale percezione puramente visiva a disposizione di chiunque. Può essere che Verbania avesse bisogno di una imponente opera per ospitare un teatro che poi, come se non bastasse il teatro, è diventato ancora di più. Addirittura un Centro Eventi Multifunzionale. Può darsi. Non vogliamo nè possiamo, per ora, entrare nel merito di questo aspetto tecnico-funzional-culturale della faccenda. Ci limitamo a qualche considerazione di ordine squisitamente visivo-formale. Dalla quale non è detto che non si possa inferire qualche ipotesi sul piano dell’utilizzo del manufatto e della sua "misura" anche in questo senso. Secondo noi, e ci assumiamo la piena, completa ed esclusiva responsabilità della affermazione, il buon Arroyo ha sbagliato nientepopodimenoche LA MISURA del manufatto o edificio. E, se così fosse, per un architetto, ancorchè postmoderno e brillante, la cosa è grossa. Cosa intendiamo per misura? Intendiamo una cosa semplicissima. Le dimensioni materiali espresse in metri. Lunghezza. Larghezza. Altezza. Un manufatto o edificio ha delle dimensioni ed è sempre inserito in un certo ambiente che lo circonda. Per forza.
Ebbene la nostra netta sensazione è che il manufatto sia TROPPO GRANDE rispetto al contesto nel quale è inserito. Parco di villa Maioni, villa Maioni, spiaggetta libera ed estuario totalmente divorati dall’ingombrante presenza. Siamo rimasti a guardare per una buona mezz’ora dal punto panoramico sul marciapiede della statale di cui si diceva prima. Provateci anche voi e diteci cosa ne pensate. Valutando a spanne visive, il manufatto per creare un rapporto di rispettosa armonia con il contesto avrebbe dovuto essere, secondo noi, molto più piccolo. Diciamo circa la metà o, massima concessione, i due terzi dell’attuale.
Ma non basta. Anche noi, esattamente come il nostro impagabile eroe, dopo aver attentamente osservato il cartellone sul cancello del cantiere ci siamo sorpresi per la profonda differenza tra le forme costruite e quelle disegnate. E ci siamo chiesti come diavolo avrebbero fatto a trasformare le une nelle altre. Pochi giorni dopo abbiamo avuto la risposta. Dagli addetti ai lavori. In questo caso gli operai del cantiere che hanno incominciato a posizionare sui muri esterni perfettamente verticali, come ogni muro che si rispetti deve necessariamente -forse è un azzardo!!- essere, una serie di enormi centine curve in legno che vanno dalla non-grondaia alla base dei diversi blocchi. Svelato il mistero. Gli edifici interni in normale cemento armato e normalmente squadrati diventeranno immensi ciotttoli da fiume tondeggianti tramite un rivestimento esterno appiccicato all’esterno dell’interno! Particolare non trascurabile: le curve delle centine esterne di cui sopra sono piene di discontinuità assolutamente non volute ma dovute ad imperizia dei costruttori che non hanno evidentemente mai sentito parlare di che cosa è una curva avviata. Parabolica, circolare o iperbolica che essa sia. Come invece sapevano benissimo, fino a non molto tempo fa, persino i garzoni dei maestri d’ascia costruttori di navi e pescherecci in legno massiccio. Sulle centine verrà poi, immaginiamo, steso un avveniristico materiale elastico ed ultraresistente a configurare il "ciottolo". Il tutto sarebbe semigeniale se non fosse decisamente anti-architettonico. "Form follows function" (la forma segue la funzione) diceva il buon Sullivan(°) nei bei tempi andati per sempre. Per sempre? Qui non solo la forma non segue per niente la funzione ma addirittura si sovrappone ad essa nell’intento di apparire un qualcosa che non è. Quando, da che mondo è mondo, una bella architettura si distingue per tre principi di base. Primo la sua misura. Possibilmente umana. Secondo il corretto ed equilibrato rapporto tra manufatto e contesto che lo ospita. Terzo un corretto ed equilibrato rapporto tra forma finale o esterna e funzione o utilizzo interno dello spazio creato dalla forma. Forse che Arroyo innamoratosi delle forme ciottolesche dei nostrani ciottoli da fiume si sia lasciato prendere la mano e abbia fatto un’opera di scultura anzichè una di architettura? O, peggio, nè l’una nè l’altra? Per la verità il "vizio" era già evidente in Arroyo 1 di Piazza F.lli Bandiera della precedente Amministrazione Zanotti. Progetto poi "potenziato" e spostato, dalla successiva, qui all’estuario del S.Bernardino.
Potrebbe essere inferita qualche valutazione non puramente visiva a partire dall’esame puramente visivo? Pensiamo che potrebbe, se e vero come e vero che al mondo niente è casuale e che quello che si vede di una cosa -insomma la sua forma- di qualsiasi cosa si tratti, è in qualche modo collegato a quello che la qualcosa è. O non è. O pretende di essere.
In base a questa teoria gestaltico-fenomenologica nella quale fermamente crediamo, allora potrebbero -potrebbero sia ben chiaro- essere avanzate almeno due ipotesi inferenziali.

La prima : può essere che il CEM sia decisamente sovradimensionato oltre che visivamente, anche rispetto alle reali esigenze sociali e culturali della nostra amata cittadina?  Anche considerando il circondario prossimo e meno prossimo?

La seconda: può essere che il CEM abbia la pretesa di apparire, e non solo formalmente, per quello che non è che forse -forse sia ben chiaro- non potrà mai essere?

Ma niente paura. In tale sciagurata eventualità, potremo sempre contare su frotte di turisti scaricati da file di torpedoni che verranno da tutto il mondo per vedere una delle grandi opere della grande "archistar" Arroyo. A che cosa serva e perchè sia stata costruita è particolare di nessuna importanza di fronte alla spettacolarità formale del manufatto. In un unico biglietto potrebbe essere compresa la visita all’altra cattedrale architettonica nel desertico VCO. Stessa storia. Medesima sorte. Il Parco Tecnologico nella piana del Toce del non meno famoso, forse, ma decisamente nostrano architetto italiano Aldo Rossi.
Come vorremmo sbagliarci!
Per dimostrare che non siamo dei completi svitati & nostalgici chiudiamo con una autorevole citazione:
 
"Nell’odierna "società dello spettacolo" anche questa pratica
(l’architettura ndr) si orienta verso costruzioni scenografiche, firmate dalle cosiddette archistar. Questa architettura autoreferenziale e globalizzata produce spesso opere di grande impatto estetico, ma poco correlate alle funzioni interne e talvolta non perfettamente integrate con l’ambiente: l’esempio più popolare è il Guggenheim di Frank Gehry a Bilbao. Il motto di Sullivan (form follows function ndr) può allora servire da monito per evitare le seduzioni delle forme che sono solo immagini, mere esteriorità e offrire una guida verso un’architettura che esprima attraverso la forma una relazione equilibrata fra uomo e natura nel rispetto dell’identità dei luoghi e delle culture locali."


Elisabetta Di Stefano. Università di Palermo.

Ruolo:
Ricercatore. Settore scientifico disciplinare: M-FIL/04 ESTETICA. Insegnamenti · Estetica. Dipartimento: Dipartimento di Filosofia, Filologia, Arti, Storia. Critica dei Saperi (Fieri-Aglaia).http://www.academia.edu/2375173/Form_follows_Function_Misunderstanding_and_Value_of_a_Sullivan_s_Concept
 
(°)
Louis Henry Sullivan (Boston, 3 settembre 1856 – Chicago, 1924) architetto statunitense.
È considerato il padre del Movimento Moderno negli Stati Uniti d’America
 
 
 
per comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



domenica 7 dicembre 2014

DUE DEA? UN DEA? VERBANIA? DOMODOSSOLA?

Vero o falso problema?

Un invito ad allargare lo sguardo
ovvero
lettera aperta agli addetti ai lavori.

SERIE COMPLETA



Prima puntata
5 dicembre 2014


Se volete che ve la dica tutta mi sembra proprio uno dei tanti inestricabili garbugli, ormai quotidianamente sotto i nostri occhi, nei quali tutti, qualsiasi cosa dicano e persino non dicano, sembrano avere -ed hanno- contemporaneamente torto e ragione. E nei quali, qualsiasi decisione si prenda -o non si prenda- non può che risultare sbagliata. Voi professorini del GRUV potete darmi una mano a capirci qualcosa?



Siamo perfettamente d’accordo con te carissimo Zorro. La matassa è, in effetti, terribilmente ingarbugliata. E il fatto che si sia riusciti a "strappare" alla "controparte" il rinvio di un anno sulla "decisione" non cambia minimamente i termini della questione.
Possiamo forse dare torto ai Pubblici Amministratori quando vengono a raccontarci che non hanno abbastanza denaro per pagare e quindi le spese vanno tagliate? Pur avendo abbondantemente salassato i cittadini con tasse e controtasse. Questo loro non lo dicono ma lo diciamo noi.
Possiamo forse dare ragione ai medesimi quando vengono a dirci che tagliare si deve, volenti o nolenti, ma demandano la decisione su cosa e dove tagliare alle Amministrazioni Periferiche, ed al limite ai cittadini, provocando così la classica guerrra tra poveri?
Possiamo forse dare torto a chi sostiene che le elevatissime spese sono da imputare anche a malfunzionamenti, disorganizzazione, inutili doppioni, e quindi la Sanità deve essere "riorganizzata"?
Possiamo forse dare ragione ai medesimi quando adoperano la parola "riorganizzare" evitando accuratamente di dire come, quando, dove, sulla base quali criteri e perchè? O, peggio, intendendo con "riorganizzare" tagliare punto e basta?
Possiamo forse dare torto ai pazienti cittadini che vorrebbero disporre delle prestazioni sanitarie senza doversi sobbarcare lunghi e penosi trasferimenti in automobile tra laghi, monti, valli e torrenti? O anche i più rapidi, ma ancor più penosi, trasferimenti in......elicottero?
Possiamo forse dare ragione ai medesimi quando vorrebbero tutte le prestazioni sanitarie possibili e/o immaginabili sull’uscio di casa?
 
Ad esprimere compiutamente l’ingarbugliatissimo garbuglio bastino qui le prime battute di un lungo elenco che potrebbe occupare alcune pagine.


Allora la questione non può essere semplicemente quella del che cosa e dove tagliamo per diminuire le insostenibili spese.
Ci sembra di poter definire a-problematica questa impostazione che si concentra su un reale e concretissimo problema. Ma solo su quello. Che è, in realtà, un problema.....apparente. Per quanto la cosa possa sembrare contradditoria.
Proviamoci.

1.

Perchè si è arrivati a questo punto?
Vale a dire al punto che, pur salassando abbondantrmente i cittadini con tasse e controtasse e pur avendo per giunta contratto un debito stratosferico non ci sono più soldi?

2.

La sanità è troppo costosa? Cosa significa? E’ vero? E se è vero per quali motivi lo è?

3.

Nel caso in cui fosse vero che la Sanità è troppo costosa che cosa e come potremmo fare per renderla meno costosa? E magari, perchè no, contemporaneamente più efficiente?

4.

Che cosa significa più efficiente?

5.

Posto che i processi di accentramento delle strutture rendano meno costoso e più efficiente il Sistema Sanitario.e considerato che l’ esigenza dei cittadini di avere un servizio sanitario vicino, o perlomeno non lontano o lontanissimo è una sacrosanta e legittima esigenza, possiamo immaginare un tipo di organizzazione che faccia incontrare queste due esigenze invece di farle scontrare?

6.

Di che tipo potrebbe essere una organizzazione che coniughi armoniosamente accentramento da una parte e capillarità diffusa dall’altro?

7
Ci sono, per caso, ragioni non tecnico-funzionali, ma squisitamente "politiche" ed "economiche" per le quali siamo arrivati ad avere un Sistema Sanitario contemporaneamente
-terribilmente costoso
-relativamente (in)efficiente
-non decisamente accentrato
-non capillarmente diffuso
-che trascura decisamente la prevenzione della malattia?

8.

Quali sono i motivi per i quali si segue sempre un metodo semplicistico e profondamente a-problematico nell’impostare qualsiasi questione? E particolarmente da parte degli addetti ai lavori del campo "politico"?

9.

Penultima, fatidica e fatale domanda. Non è che, per caso, lo spaventoso viluppo di inestricabili garbugli nel quale siamo, ogni giorno di più, terribilmente avviluppati dipende da un "errore" di base inerente al tipo di sistema socio-economico-culturale nel quale viviamo? Vale a dire un sistema che avendo trasformato tutto in merce da vendere-comperare -quindi anche la salute/malattia- non può seguire per sua distorta, intrinseca natura procedimenti solarmente, sanamente funzionali e razionali? Ci si per metta di far notare che questa sconvolgente -letteralmente- ipotesi potrebbe spiegare molte cose altrimenti inspiegabili. E ben oltre le questioni relative al sistrema sanitario..

10.

Per tornare a noi oggi e qui e concludere.
Che cosa è di preciso un DEA? Quali compiti svolge e come funziona? Quando sono nati? Perchè? Come si fronteggiava l’emergenza sanitaria prima della nascita dei DEA? Quali le carenze del servizio pre DEA che hanno fatto nascere i DEA?
Che cosa vorrebbe essere e come dovrebbe funzionare l’Ospedale Unico Provinciale ma Plurisede ma con sede a Verbania invocato, per esempio, dal Prof. Zanotti secondo il quale si risolverebbero in questo modo tutti i problemi sanitari del VCO?
 
Un chiarimento.
Ancorchè professorini, come dice giustamente il nostro romantico Eroe, siamo dei comunissimi cittadini. Con nessuna competenza specifica. Dei non addetti ai lavori nel senso più pieno e completo del termine. Però non rinunciamo a guardarci intorno e ad azzardare qualche ragionamento elementare. Proprio quelli che, chissà perchè, vengono accuratamente evitati, ci pare, dagli addetti ai lavori. Di solito.
Abbiamo formulato alcune delle domande che sorgono spontanee, di fronte all’intricatissimo garbuglio ed alle quali invitiamo gli addetti ai lavori a rispondere per consentire a noi comuni cittadini di capirci qualcosa.
E rispondendo alle quali forse i medesimi potrebbero rendere più chiara e contemporaneamente più problematica la impostazione della questione.



Bravi ragazzi! Molto carino il piccolo elenco di dieci domande che tutti ci facciamo e che per ora, mi sembra, restano con una ridda di fumose, evaniscenti, criptiche, alludenti, poco comprensibili, enigmatiche pseudorisposte e con pochi, pochissimi, tentativi di vere risposte. Ma voi pensate veramente che gli addetti ai lavori vi rispondano? Per me siete degli ingenui. E poi insomma, benedetti ragazzi, ma vi rendete conto? Hanno ben altro e di ben più importante da fare! Facciamo una scommessa? Mi sa che se volete delle risposte ...... vi dovrete auto-rispondere!


Scommessa accettata, per scaramanzia, con la quasi certezza di perderla. Nel caso, carissimo Zorro, solipsisticamente ci auto-risponderemo in una prossima puntata. Tanto per cambiare. A presto.


Resistenza Umana




Intermezzo tra prima e seconda puntata



5 dicembre 2014
INCREDIBILE! La prima risposta alle nostre domande è già arrivata!
Pochi giorni sono passati dalla pubblicazione della prima puntata (vedi) ed abbiamo già semi-perso la scommessa con il nostro impagabile Zorro.
Perchè "semi" ma non del tutto? Perchè la risposta è sì arrivata e a tambur battente, ma non si tratta di un addetto ai lavori bensì del "nemico" di Zorro, vale a dire l’ineffabile Sergente Garcia.
Ma a prescindere dalla firma dietro la quale si cela il nostro "nemico-collaboratore" le considerazioni sono troppo calzanti, intelligenti, pertinenti, semplici, di buon senso ed esposte con linguaggio diretto, comprensibile da chiunque, per essere parto di addetti ai lavori vuoi del campo tecnico-specialistico, vuoi, ed a maggior ragione, del campo "politico". Rigorosamente con virgolette. Quindi scommessa mezza persa e mezza vinta. Leggete qui sotto e giudicate voi.



Carissimo "nemico"
ho recentemente appreso, che esiste un DEA maschile. Ero convinto invece, perchè me lo hanno insegnato da piccolo, che esistessero solo la DEA Giunone, la DEA Venere ecc. Queste tre lettere scritte rigorosamente a caratteri maiuscoli, nell’ultimo mese, in questo territorio, hanno scatenato una quasi rivoluzione. Tutti le volevano, anzi qualcuno le voleva solo per lui, altri volevano duplicarle, altri ancora le volevano, ma solo se accompagnate da qualcos’altro, un "rebelotto"! Mi hanno chiesto cosa ne pensavo, ma li ho delusi perchè anch’io non ci ho capito un ... acca.
Non volevo deludere tutti, soprattutto me stesso. In fin dei conti sono sempre un Sergente, seppure in pensione. Devo perciò salvaguardare la dignità della categoria alla quale molti ancora guardano con rispetto. Ho deciso di documentarmi un pochino e mi sono fatta questa idea che ti espongo a mò di risposta alle tue domande.
Faccio una piccola premessa.
Per una vita sono stato membro dell’esercito e questo mi ha aiutato molto a capire molti problemi. Faccio un’affermazione che forse pensi che c’entra come i classici cavoli a merenda, ma mi servirà a chiarire meglio il mio pensiero.
Le battaglie, non si vincono solo con i soldati, ma soprattutto con la Logistica. Infatti, se ai soldati non arrivano per tempo munizioni e altro, la battaglia la perdono.
La battaglia per la salute, mi pare abbia molti similitudini con la battaglia che combattono i soldati. Come?
In prima linea ci sono i Medici di famiglia, che in genere combattono nelle poche ore di apertura del loro ambulatorio. Se si mettessero insieme in un luogo dove, con la loro presenza a turno, garantissero un’apertura dell’ambulatorio per molte ore, esageriamo? Anche 24 ore, avremmo una efficienza/ efficacia maggiore. Certo che non basterebbero solo i medici, ma sarebbero necessari infermieri e attrezzature e locali adeguati.
Ho letto che, da diverse legislature, nei Piani socio-sanitari della Regione Piemonte sono previsti questi strumenti, che vengono chiamati "Centri di Cura Primaria" ma finora ne hanno aperto uno solo a Cannobio, mentre sarebbe utile una loro dislocazione strategica sul territorio. Mi hanno anche detto che alcuni medici si sono "Associati" ma rimanendo sempre nel loro ambulatorio. Che utilità può avere questa modalità’ Al massimo può essere utilizzata per la sostituzione durante le ferie. Soluzione utile ai medici, ma di scarsa utilità per i cittadini.
Questi CCP, hanno una importanza strategica e dove sono funzionanti intercettano tutti i codici "bianchi" e "verdi" che altrimenti si riverserebbero sull’Ospedale, intasando il DEA. In alcuni casi l’efficienza è tale che è possibile "stabilizzare" anche pazienti gravi ed inviarli successivamente in Ospedale. Un’altra funzione importante di questi centri è la capacità di affrontare anche i problemi di assistenza domiciliare e quelli della non autosufficienza. I Medici di famiglia (lo dice il nome stesso) che operano nel Centro conoscono bene i loro pazienti e sono in grado di intervenire immediatamente per le loro necessità, una rapidità che sarebbe compromessa se si fosse obbligati a passare dall’ Ospedale.
Questo è l’avamposto più importante per la salute. Qui si possono vincere molte battaglie
Se tutto questo funziona, l’Ospedale può assolvere la sua missione che è quella del trattamento delle "acuzie" , ovvero: stadio di massima gravità o intensità di un fenomeno morboso (Zingarelli: vocabolario della lingua italiana).
Nelle retrovie quindi, in posizione strategica sul territorio, dalla quale si possa accedere rapidamente ad altri centri più attrezzati per quelle patologie che non si è in grado di trattare in loco.

Porca l’oca, è quasi l’una, adesso smetto, ma ti prometto che, dopo aver studiato le tue domande, riprenderò il discorso
Buona notte.
Il tuo "nemico"
Sergente Garcia
7 dicembre 2014
(sottolineatura nostra ndr)
 


Carissimo Sergente,
vivissimi ringraziamenti per il preziosissimo contributo. Finalmente qualcuno che affronta la questione nel modo corretto, pertinente, problematico, funzionale. Tu metti in campo una visione strategica sulla questione Sanità che condividiamo pienamente e che dovrebbe essere presa in seria considerazione dagli addetti ai lavori. Con una rete diffusa, capillare, strategicamente dislocata e molto efficiente di Centri di Cura Primaria potrebbero essere risolte le questioni di base che affliggono a tutt’oggi, e sempre di più, la struttura sanitaria. E in particolare la contraddizione, apparente secondo noi, tra giuste esigenze di accentramento ed altrettanto giuste esigenze di capillarità. Ma non solo. In questa visione i costi di tutto il sistema potrebbero essere notevolmente ridotti. Addirittura, ci sembra, potremmo immaginare questa rete come valida alternativa sia al tradizionale medico personale, sia alla attuale concezione dei DEA. In più questi Centri potrebbero promuovere sul territorio un lavoro di educazione sanitaria e prevenzione delle malattie coinvolgendo gruppi di cittadini attivi e volontari e riducendo quindi ulteriormente il "carico" della Sanità.
Quello che non riusciamo a capire è perchè mai non si riesca a parlare di queste cose e in questo modo.
Può essere che gli addetti ai lavori per "scendere" al piano terra abbiano bisogno di ascoltare noi cittadini normali? E’ una pura ipotesi che sottoponiamo ai medesimi con il massimo tatto possibile.
Dai quali ci piacerebbe avere qualche risposta vuoi sul metodo e vuoi nel merito.
Nel frattempo alleghiamo in calce un breve testo del Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna, su cosa è quali funzioni intendono svolgere i Centri (o Nuclei) di Cura Primaria.



Le cure primarie sono la porta di accesso, il primo contatto delle persone, della famiglia e della comunità con il Servizio Sanitario.
Gli ambiti di attività delle cure primarie riguardano le cure domiciliari, l’assistenza di medicina generale, l’assistenza pediatrica e consultoriale, le prestazioni di specialistica ambulatoriale, i servizi rivolti agli anziani e ai disabili adulti. Un ruolo determinante nelle cure primarie viene svolto dai Medici di Medicina Generale, dai medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), dai Pediatri e dal personale infermieristico dei servizi domiciliari, che operano in stretto contatto con professionisti di altri servizi per offrire la più completa assistenza sanitaria al cittadino, anche in integrazione con i servizi sociali.
Questa integrazione si concretizza nei "nuclei di cure primarie". I nuclei di cure primarie assicurano l’assistenza di base e la realizzazione di specifici programmi sanitari di prevenzione e cura delle malattie croniche prevalenti che spesso non necessitano di ricovero ospedaliero (diabete, patologie cardiovascolari, demenze, artroreumopatie, broncopneumopatie, ecc..); garantiscono l’attività urgente per le visite a domicilio sulle 24 ore e l’attività ambulatoriale su 12 ore, in modo da rispondere più adeguatamente alle esigenze della popolazione.
L’azienda USL ha costituito il Programma Cure Primarie, a cui compete l’organizzazione dei Dipartimenti di Cure Primarie che ha sua volta si articolano in ogni Distretto nei Nuclei di Cure Primarie.
Direttore del Programma Cure Primarie è la Dott.sa Eletta Bellocchio.
Segreteria:Tel.0522.335462-fax.0522.339710
mail barbara.morini@ausl.re.it
http://www.ausl.re.it/servizi-territoriali/cure-primarie.html 
 
In attesa di ulteriori sviluppi
A presto
 
Resistenza Umana
15 dicembre 2014



Sostenibilità e Salute  

Si parla molto di come migliorare i sistemi sanitari, intervenendo sugli standard di qualità, attraverso valutazioni economiche volte a promuovere una maggiore efficienza finalizzata a risparmi di tipo economico. Esprimo un punto di vista differente: non è possibile pensare al miglioramento della sanità, senza prendere in considerazione il discorso della sostenibilità, in un’ottica più ampia e di lungo periodo. Non può, infatti, esistere nessun Servizio Sanitario Nazionale economicamente sostenibile in un mondo che è di fatto ecologicamente insostenibile. Dobbiamo interrogarci velocemente sul nostro modello di sviluppo: è adeguato a reggere le sfide del XXI secolo? Secondo me assolutamente no, di qui la necessità di un immediato cambio di rotta per affermare modelli concreti di sostenibilità nel campo della salute, la quale drena una parte davvero significativa delle risorse dello Stato e delle Regioni".
Il modello della crescita economica senza limiti non è più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, e non è in grado di assicurare la tutela della salute dei cittadini, in quanto minaccia gli equilibri stessi della vita sul pianeta. I cambiamenti climatici comportano rischi concreti per la salute umana, e i loro effetti indiretti metteranno a rischio la qualità della vita di centinaia di milioni di persone, generando costi enormi per i Sistemi Sanitari pubblici. Perché le popolazioni vivano in maniera sostenibile e in buona salute nel lungo periodo, il settore sanitario ,dovrebbe rimodellare il modo in cui le società umane pianificano, costruiscono, spostano, producono, consumano, condividono e generano energia e produzione di beni e merci".
Recenti studi confermano che su 2.500 prestazioni sanitarie supportate da buone evidenze scientifiche solo il 46% è sicuramente utile e il 4% è giudicato addirittura dannoso e che chi vive in regioni ad alta intensità prescrittiva (farmaci,esami,interventi chirurgici,prestazioni sanitarie in genere) sperimenta livelli di sopravvivenza peggiori di chi vive in regioni a bassa intensità prescrittiva.
Occorrerebbero una cultura e una società non basate esclusivamente sul paradigma economico del profitto e dell’efficienza fine a se stessa, e in grado di superare le disuguaglianze e favorire l’affermazione del diritto alla salute di tutti i cittadini e cittadine. Oggi più che mai, infatti, "curare" significa prendersi cura del pianeta su cui viviamo,della qualità e degli stili di vita.
Con questi presupposti i modelli di salute, sanità e cura devono porre al centro la persona, privilegiando l’attenzione al paziente. Integrazione tra saperi, interazione dei professionisti e delle organizzazioni, e importanza delle sinergie con le medicine tradizionali e non convenzionali, sono parole chiave importantissime. E’ indispensabile che il Servizio Sanitario Nazionale, basato sulla prevenzione e sull’assistenza primaria, resti una risorsa per tutti, senza diseguaglianze di accesso, indipendente dalle influenze del mercato, sulla base di un sistema che valuti i risultati in termini di ‘produzione di salute’ e non solo di numero di prestazioni sanitarie erogate".
 

Seconda puntata
solistizio d'inverno dell'anno 2014


Come volevasi dimostrare: scommessa persa (vedi precedente prima puntata).
A parte il preziosissimo contributo del Sergente Garcia (vedi intermezzo tra prima ed attuale puntata), con il quale continueremo il proficuo interlocutorio, tutto tace sul fronte degli addetti ai lavori. Quindi ci auto-rispondiamo


Domanda n° 1.
Perchè si è arrivati a questo punto?
Vale a dire al punto che, pur salassando abbondantemente i cittadini con tasse e controtasse e pur avendo, per giunta, contratto un debito stratosferico non ci sono più soldi?


Imperizia e/o imprevidenza dei Pubblici Amministratori? "Mangerie" varie? Tasse troppo basse? Spese troppo alte? Non commisurazione dei servizi alle effettive disponibilità finaziarie? In ogni caso qualcosa che non funziona in campo squisitamente finanziario ci deve essere. La cosa, ci pare, andrebbe chiarita.
 

Domanda n°2.
La sanità è troppo costosa? Cosa significa? E’ vero? E se è vero per quali motivi lo è?
Domanda n°3.
Nel caso in cui fosse vero che la Sanità è troppo costosa che cosa e come potremmo fare per renderla meno costosa? E magari, perchè no, contemporaneamente più efficiente?


Ipotesi a.
E’ troppo costosa nel senso che il rapporto tra risorse economiche impegnate e quantità e qualità dei servizi erogati non è soddisfacente? Oppure è troppo costosa nel senso che le "entrate" sono insufficienti a coprire le "uscite"? Oppure entrambe le cose? C’è, per caso, "qualcuno" per il quale il fatto che il sistema sanitario sia molto costoso, quando non costosissimo, non dà alcun fastidio, anzi?
Ipotesi b.
Ci sono, per caso, una quantità enorme, eccessiva, esorbitante, insostenibile di ammalati da "smaltire"? Perchè? Possiamo fare qualcosa per diminuire l’insorgenza delle malattie anzichè curarle dopo che sono insorte?
Ipotesi c
Può essere che la quantità immensa di costosissimo lavoro che la struttura sanitaria si deve sobbarcare sia in qualche caso assolutamente inutile? Quindi evitabile? Parrebbe di si.
-Su oltre tremila trattamenti effettuati da strutture sanitarie pubbliche ben il cinquanta per cento non sono supportati da evidenze cliniche e/o da prove d’efficacia.
-Ben l’ottanta per cento dei nuovi farmaci in commercio non sono che copie più care di vecchi farmaci già in commercio.
-Ben un terzo delle TAC (costosissime) sono inutili e/o inefficaci.
-Ben l’ottanta per cento della mortalità prevenibile potrebbe essere fronteggiata molto più efficacemente intervenendo sui determinanti della salute (stili di vita; ambiente acqua-aria- stress-il brutto; cibo; socialità, lavoro), che non con interventi medici.
(Fonti: Garrow J.S. e Wennberg J.E. del Medical British Journal (2007-2011). Progetto "UNHEALTHY HEALT SYSTEM" per conto della Commissione Europea per la Sanità e del Dipartimento Funzione Pubblica Governo Italiano 2013.) ("Sito ufficiale di Slow Medicine -Far di piu’ non vuol dire fare meglio- e altri articoli")



Domanda n°4.
Che cosa significa Sanità più efficiente?


Ipotesi a
Più efficiente significa che smaltisce più ammalati non importa a che costi.
Ipotesi b
Più efficiente significa che realizza il miglior rapporto possibile tra costi e benefici attraverso un impiego molto ragionato di personale ed attrezzature dislocate in modo ottimale sul territorio.
Ipotesi c
Più efficiente significa che interviene a monte dell’insorgenza patologica con un capillare programma di vera prevenzione delle malattie (che nulla ha a che vedere con la diagnosi precoce).
Ipotesi d
Più efficiente significa più efficace? E più efficace che cosa significa?
Sarebbe necessario, ci pare, un chiarimento di fondo preliminare circa il concetto di efficienza sul quale si intende puntare. Strategie, scelte e costi potrebbero essere completamente diversi a seconda del concetto di efficienza adottato.


Domanda n°5.
Posto che i processi di accentramento delle strutture rendano meno costoso e più efficiente il Sistema Sanitario.e considerato che l’ esigenza dei cittadini di avere un servizio sanitario vicino, o perlomeno non lontano o lontanissimo è una sacrosanta e legittima esigenza, possiamo immaginare un tipo di organizzazione che faccia incontrare queste due esigenze invece di farle scontrare?

Domanda n°6.
Di che tipo potrebbe essere una organizzazione che coniughi armoniosamente accentramento da una parte e capillarità diffusa dall’altro?


Il problema non potrebbe essere risolto con una capillarissima e diffusissima rete di Punti Diagnosi e Pronto Intervento che esprimendo elevatissime capacità diagnostiche siano in grado di risolvere casi in loco, quando possibile, o filtrare gli altri casi ai livelli territoriali superiori, ma solo nel caso di comprovata, reale, accertata necessità? Questa rete capillare e diffusa non potrebbe coniugare armoniosamente le esigenze di accentramento funzionale con quelle di vicinanza ai cittadini? Non si potrebbero così ridurre notevolmente i costi con una valida alternativa al medico personale e allo stesso DEA così come oggi concepiti e organizzati?
Si veda, a questo proposito, l’intermezzo tra la prima e la presente seconda puntata dove si parla di Centri o Nuclei di Cura Primaria


Domanda n°7
.
Ci sono, per caso, ragioni non tecnico-funzionali, ma squisitamente "politiche" ed "economiche" per le quali siamo arrivati ad avere un Sistema Sanitario contemporaneamente
-terribilmente costoso
-relativamente (in)efficiente
-non decisamente accentrato
-non capillarmente diffuso
-che trascura decisamente la prevenzione della malattia?



Sembra proprio che ci siano se è vero, come ci hanno confermato numerosi operatori del settore, che la struttura sanitaria nel suo complesso è caratterizzata da vistose contraddizioni tra aree nelle quali il personale è eccessivo e le funzioni svolte "inventate" ed aree nelle quali il personale è vistosamente insufficiente rispetto ai reali bisogni. Ma qui il problema, evidentemente non è di tipo tecnico-funzionale. Ma "politico". Con virgolette.
Rinviamo i lettori interessati ad un prossimo post che probabilmente intitoleremo:
"Oltre la "politica" e la "democrazia" per un vero Potere (Kràtos) del Popolo (Demos)".

 

Domanda n°8.
Quali sono i motivi per i quali si segue sempre un metodo semplicistico e profondamente a-problematico nell’impostare qualsiasi questione? Da parte di tutti ma particolarmente dagli addetti ai lavori siano essi tecnici o politici?


Cercare di formulare ipotesi di risposta ed in poche righe ad una domanda di tale portata ci sembra decisamente arduo. Ci limitiamo quindi ad una ipotesi di ipotesi a sfondo psicanalitico. Potrebbe il fenomeno avere a che vedere con gli insondabili meandri dell’inconscio? Nel senso che sappiamo benissimo che se niente funziona come dovrebbe questo è dovuto, evidentemente, ad un Sistema Complessivo che andrebbe messo seriamente in discussione ma che non possiamo/vogliamo assolutamente mettere seriamente in discussione?
 

Domanda n° 9.
Penultima, fatidica e fatale domanda. Non è che, per caso, lo spaventoso viluppo di inestricabili garbugli nel quale siamo, ogni giorno di più, terribilmente avviluppati dipende da un "errore" di base inerente al tipo di sistema socio-economico-culturale nel quale viviamo? Quindi sistemico? Vale a dire un sistema che avendo trasformato tutto in merce da vendere-comperare (quindi anche la salute-malattia) non può seguire per sua distorta, intrinseca natura procedimenti solarmente, sanamente funzionali e razionali? Ci si permetta di far notare che questa sconvolgente -letteralmente- ipotesi potrebbe spiegare molte cose altrimenti inspiegabili. E ben oltre le questioni relative al sistrema sanitario.


La cruciale questione inerisce al tipo di strategia economico sociale che il Sistema Storico nel quale viviamo da circa un paio di secoli mette sistematicamente in campo. Con i risultati che vediamo. E non potrebbe essere altrimenti. Rimandiamo i lettori interessati ad un prossimo, apposito post, che probabilmente intitoleremo:
"Fare soldi e agire razionalmente ovvero gli invalicabili limiti strutturali del Sistema Storico nel quale viviamo".



Domanda n°10.
Per tornare a noi oggi e qui e concludere.
Che cosa è di preciso un DEA? Quali compiti svolge e come funziona? Quando sono nati? Perchè? Come si fronteggiava l’emergenza sanitaria prima della nascita dei DEA? Quali le carenze del servizio pre DEA che hanno fatto nascere i DEA?
Che cosa vorrebbe essere e come dovrebbe funzionare l’Ospedale Unico Provinciale ma Plurisede ma con sede a Verbania invocato, per esempio, dal Prof. Zanotti secondo il quale si risolverebbero in questo modo gran parte se non tutti, i problemi sanitari del VCO?


Qui proprio non possiamo nemmeno tentare di auto-risponderci. Chiediamo quindi lumi a chi è in grado di produrli. Grazie.
 
 
 

Può cambiare in meglio qualcosa? La sensazione "a pelle" è che sia terribilmente difficile. Un garbuglio non si crea dall’oggi al domani. Sono "necessari" molti decenni di "perseveranza" in "logiche" che poco o nulla hanno a che vedere con una impostazione veramente ragionata delle questioni che privilegi vere soluzioni di tipo funzionale. Sembra proprio che questo efficace ed elementare metodo non sia stato seguito. Dovremmo -dovremo- impostare un altro e diverso modo di ragionare. Ci sembra. Che si basi non come ora su criteri di tipo "economico" o -peggio- su interesssi di "bottega", ma su impostazioni veramente complesse adatte alla ricerca di vere soluzioni a problemi complessi. In campo sanitario e non solo. Se per vera efficienza intendiamo grande efficacia questa potrà essere conseguita solo allargando la sguardo. Cominciando a parlare di quale tipo di vita vogliamo vivere. E come, in questo tipo di vita si situino la salute prima di tutto, la malattia poi, ed il modo di affrontarla poi ancora. Allora, forse, potremmo risolvere parecchi garbugli. Anche quelli di tipo "economico". (*)
Ma sarà necessario un profondo coinvolgimento dei cittadini-utenti e degli operatori in un vero, approfondito lavoro di analisi e di progettazione. In campo sanitario e non solo. Potrebbe essere l’inizio di una rinascita? In direzione di una vera democrazia?
(*)
Può essere che il passaggio dalle USL (Unità Sanitaria Locale) alle ASL(Azienda Sanitaria Locale) consumatosi intorno alla fine degli anni novanta rappresenti ben più di una questione terminologica? Ma che sia il simbolo di una fatale involuzione strategica? A questo proposito:
"Il disposto dell’art. 3, c. 1 bis del D. Lgs. 30/12/1992 n. 502, comma introdotto dal D. Lgs. 19/06/1999 n. 229 infatti dice così: "in funzione del perseguimento dei loro fini istituzionali, le Unità Sanitarie Locali si costituiscono in Aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale", disposto quest’ultimo che ha indotto a ritenere che questo tipo di Aziende abbiano assunto la natura di enti pubblici economici."

(Wikipedia, voce ASL) (sottolineatura in grassetto nostra NdR)
 
 
 
 
per comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com