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venerdì 26 febbraio 2016

KIRGHISIA (1)

Prima puntata



Carissimi ragazzi del GRUV,
ho una notizia sensazionale! Da guinness dei primati! Da scoop mondiale! Di quelle che hanno dell’incredibile e che se non fossero vere sembrerebbero frutto di pura fantasia.

Esiste un Paese nel quale regnano pace e prosperità. Dove le persone lavorano per tre ore al giorno a stipendio pieno. Dove i bambini sono intelligentissimi e preparatissimi senza andare a scuola. Dove chi si assume responsabilità di governo lo fa volontariamente, per passione civica e a stipendio normale. Dove esistono due differenti governi. Uno per il disbrigo della amministrazione ordinaria e l’altro che studia in continuazione come migliorare l’organizzazione sociale e del lavoro. Dove chi desidera fare l’amore si appunta sul petto un fiorellino azzurro............E tanto altro di bello, di buono, di intelligente e di buon senso elementare che sembra impossibile realizzare -chissà perchè- nei nostri Paesi.

Si chiama Kirghisia.
Lo ha scoperto per puro caso Silvano Agosti, regista cinematografico e filosofo umanista, in uno dei suoi numerosi viaggi per il mondo alla ricerca del possibile. Da questa incredibile esperienza ha tratto un piccolo libro che pesa una tonnellata intitolato “Lettere dalla Kirghisia”. L’ho trovato due giorni fa seminascosto sul bancone stracolmo di grossi tomi, decisamente leggeri, di una fornita libreria della nostra amata cittadina  
Non ho capito bene dove diavolo si trova questo incredibile paese ma sono sicuro che con il vostro aiuto e con quello dei nostri affezionati, attenti ed intelligenti lettori, riusciremo sicuramente a scoprirlo. Sempre vostro
Zorro



Lo ribadiamo. Se non ci fosse, il nostro impagabile eroe bisognerebbe inventarlo. Ci siamo precipitati in libreria e in due sere abbiamo letteralmente divorato il libro. Siamo rimasti esterefatti. Per tutti i diavoli e controdiavoli! Non ci saremmo mai immaginati che esistesse un paese che sta realizzando in pratica un mondo completamente diverso ispirato, guardacaso, agli sragionamenti che su questo blog andiamo facendo da due anni e passa. Al punto che il libro “Lettere dalla Kirghisia”, se non lo avesse scritto Silvano Agosti, avremmo potuto tranquillamente scriverlo noi.
L’identità quasi totale tra l’esperimento sociale economico e politico che si sta compiendo in Kirghisia e le nostre tesi, puramente teoriche, ha dell’incredibile e conferma pienamente il fatto che una comunanza di vedute veramente liberatorie è più che possibile sulla faccia della terra. Se persone lontanissime e che nemmeno si conoscono pensano e agiscono ispirandosi ad identici principi fondanti, beh allora questo demolisce parecchi disperanti luoghi comuni che vanno, purtroppo, per la maggiore. Ma non divaghiamo. Riprenderemo questo aspetto della questione più avanti.

Anche la coincidenza temporale ha dell’incredibile. Chiudevamo infatti l’ultimo post pubblicato       dal titolo “Mappa Tematica” con questo passaggio:

“La cosa principale e più urgente ci sembra quella di immaginare prima, per progettare poi ed infine realizzare, un sistema sociale ed economico diverso da quello attuale. Che si fondi, non più sull’assurdo, irrazionale principio della crescita “economica” infinita per il profitto di chi produce, ma su quello razionale e completamente diverso della finalizzazione di ogni agire alla Eco-Nomia, o cura della casa, per la realizzazione di un mondo finalmente umano.
Questo diventerà possibile solo partendo dal concretissimo tema “Quale tipo di vita vogliamo vivere in questa vita e su questo pianeta? Oggi e qui?”. Tema da affrontare in collettivo e nei più minuti, concreti dettagli quotidiani. Insomma dovremo elaborare insieme un progetto di vita al contempo individuale e sociale. Locale e, contemporaneamente, complessivo. Sostanziato da una infinità di progetti particolareggiati su ogni aspetto del vivere.”

Il libro di Agosti ci è capitato in mano dopo pochi giorni dall’aver scritto queste righe. Il che conferma che nell’altromondo nulla avviene per caso. E, forse, persino in questo. Avremmo voluto pubblicare per intero l’agile libro per portare integralmente a conoscenza dei nostri lettori la fantastica scoperta. L’autore tempestivamente interpellato ci ha però autorizzato alla pubblicazione solo della prima lettera delle dieci riportate nel libro.



LETTERE DALLA KIRGHISIA
di Silvano Agosti
Edizioni Arte di Essere
I edizione luglio 2015


PRIMA LETTERA

.....basta saper immaginare un’isola, perché quest’isola incominci realmente ad esistere.


Kirghisia,  3 luglio

Cari amici, 
non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso.
Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene reale e comune.
Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere.
Arrivando in Kirghisia ho avuto la sensazione di “tornare” in un luogo nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse.
Il mio strano “ritorno” in questo meraviglioso paese, è accaduto dunque casualmente.
Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale.

Qui in Kirghisia, in ogni settore pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo,alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili. 

La produttività si è così triplicata, dato che una persona felice sembra essere in grado di produrre, in un giorno, più di quanto un essere sottomesso e frustrato riesce a produrre in una settimana.
In questo contesto, il concetto di “ferie” appare goffo e perfino insensato, qui dove tutto sembra organizzato per festeggiare ogni giorno la vita.

L’attuale concetto occidentale di ferie, invece, risulta feroce quanto la concezione stessa del lavoro, non soltanto perché interferisce in modo profondo con il senso della libertà, ma perché ne trasforma e deforma il significato.
Nel periodo delle ferie, milioni di persone sono obbligate a divertirsi, così come nel resto dell’anno sono obbligate a lavorare senza tregua, a sognare di trovare un lavoro o a guarire dai guasti e dalle malattie causata da un’attività lavorativa coatta e quotidiana. Questo meccanismo delle otto ore di lavoro ogni giorno, produce da sempre tensioni sociali, nevrosi, depressioni. malattie e soprattutto la sensazione precisa di perdere per sempre l’occasione della vita.
La proposta risanatrice di questi invisibili orrori, si è risolta nello Stato della Kirghisia, dove sono state realizzate una serie di riforme che in pochi anni hanno modificato le abitudini e i comportamenti dei suoi cittadini.
La corruzione politica si è azzerata perché in questo Paese,chi appartiene all’apparato governativo, esercita il proprio ruolo in forma di “volontariato”, semplicemente continuando a mantenere per tutta la durata del mandato politico lo stesso stipendio che percepiva nella sua precedente attività.
Quando ho saputo che ogni realtà politica nasce da una forma di volontariato ho finalmente capito perché,ogni volta che vedo un rappresentante del parlamento italiano parlare alla televisione, c’è qualcosa sul suo volto che rivela una incolmabile lontananza da ciò che sta dicendo.
Ecco, ora mi è chiaro che chiunque abbia, come i nostri deputati occidentali, uno stipendio minimo di quaranta milioni di lire (circa 20.000 euro) al mese, non può in alcun modo essere convincente, in quello che dice, pensa o fa.
Qui in Kirghisia, la possibilità di dedicare quotidianamente alla vita almeno mezza giornata ha  consentito la realizzazione di rapporti completamente nuovi tra padri e figli,tra colleghi di lavoro e vicini di casa.
Finalmente i genitori hanno il tempo di conoscersi veramente tra loro e di frequentare i propri figli.
I parchi sono ogni giorno ricolmi di persone e il traffico stradale è oltre quattro volte inferiore, dato il variare degli orari di lavoro.
Le fabbriche sono in attività produttiva continua, ma chi fa i turni di notte lavora solo due ore.
Già al terzo anno di questa singolare esperienza è stato rilevato un fenomeno molto importante. Il consumo di droghe, sigarette, alcolici è diminuito in modo quasi totale e i farmaci rimangono in gran parte invenduti.
Certo tutto ciò può sembrare incredibile a chi, come voi cari amici, è costretto a credere che l’attuale organizzazione dell’esistenza in occidente sia la sola possibile.

In Kirghisia, la gestione dello Stato oltre a essere una forma di volontariato si esprime in due governi, uno si occupa della gestione quotidiana della cosa pubblica, l’altro si dedica esclusivamente al miglioramento delle strutture.

Ho incontrato il Ministro per il Miglioramento delle Attività Lavorative che ha in progetto, nel prossimo quinquennio, di ridurre ulteriormente per tutti il lavoro obbligatorio a due ore al giorno invece delle attuali tre.
Il Ministro è convinto che solo una umanità liberata dal lavoro possa essere veramente produttiva.
E’ anche certo che si possa scoprire l’operosità del fare, solo realizzando, nel tempo libero, ciò che si desidera.
Ho fatto bene a decidere di rimanere in Kirghisia, e non me ne andrò finché continuerò ad avere questa strana sensazione di vivere, qui, all’interno di un sogno comune.


Un abbraccio a tutti.



Ci siamo precipitati a consultare un atlante ma, ad una prima passata non siamo riusciti a trovare questo splendido Paese. Forse ci vogliono carte più dettagliate. In ogni caso ci riproveremo e contiamo sul vostro aiuto: Dove si trova Kirghisia? Questa la principale domanda alla quale dovremo rispondere. Ma la sola prima lettera ne suscita molte altre di enorme importanza. Per esempio: lavorare solo tre ore al giorno a testa e a stipendio pieno. Se è vero come è vero, e Kirghisia lo dimostra inoppugnabilmente, che una misura del genere risolverebbe in un sol colpo una infinità di problemi, dalla disoccupazione alla gioia di vivere, al superamento della irrazionale pratica delle “ferie”; dalla salute mentale e fisica dei cittadini alla possibilità per tutti di nutrirsi, vestirsi, avere una abitazione e tanto altro di bello e di buono e che tutto questo non solo non limita la produttività ma addirittura la incrementa......allora la domanda che sorge spontanea è : ma perchè diavolo non si riesce a fare una cosa così utile e di così elementare buon senso dalle nostre parti? Che cosa “osta”? E perchè? Oppure, che cosa ci impedisce e perchè di avere una organizzazione sociale ed economica come quella della Kirghisia, nella quale fare politica è diventato quello che deve -dovrebbe- essere. Vale a dire risolvere problemi. Nella quale non è previsto alcun privilegio economico per chi si dedica a questo compito. Nella quale si pratica la geniale idea del doppio governo uno per l’amministrazione ordinaria e l’altro per il miglioramento, che immaginiamo in stretto. reciproco contatto. Che cosa ci impedisce e perchè di realizzare tutto questo anche dalle nostre parti? 

Cari lettori che cosa ne pensate? Potete aiutarci a capire dove diavolo si trova questo felice paese?
Vi piacerebbe viverci? Se si perché? Se no perché? O forse per esprimervi preferite prima leggere il libro per avere una idea completa delle rivoluzionarie riforme adottate da questo Paese?
A proposito. Non siamo che alla prima delle dieci lettere spedite da Silvano Agosti. Come dicevamo l’autore ci ha autorizzato a pubblicare soltanto la prima. Cercheremo comunque di tenervi informati con un riassunto sintetico dei punti salienti contenuti nelle altre nove in una prossima puntata.
Se nel frattempo avete voglia e tempo di cominciare ad esprimervi potete farlo o scrivendoci o utilizzando lo spazio per i commenti che trovate di sotto.
Perplessità e punti che andrebbero approfonditi non mancano. Per esempio par di capire che esistono ancora le tradizionali fabbriche con turni, anche notturni, e tutto. E non risulta chiaro chi decide cosa produrre, quanto produrre, come produrre ed in funzione di quali finalità. Oppure ancora sembra di capire che il traffico automobilistico tra casa e lavoro, pur più distribuito di quello odierno, esiste ancora. Ci piacerebbe saperne di più. E ci piacerebbe che su tutto questo, e su altro, iniziasse una sano e proficuo dialogo tra e con i nostri lettori.

A presto 


Resistenza Umana 



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