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venerdì 28 febbraio 2014

Turismo nautico e....porti turistici (galleggianti?)

25 febbraio 2014
Continuazione della puntata unica "I porti galleggianti prima o poi.....affondano" del 12 novembre 2013 (vedi).

Dove, partendo da un concretissimo esempio si tenta di dimostrare la validità di un concetto base: senza Vera Progettualità Pubblica si finisce per fare poco, molto poco, con tanto.



Hei ragazzi,
corre voce che il porto turistico verrà ricostruito! Non si sa ancora se con i fondi per le ciclabili o altri. Pare però che questa volta verrà fatto uno studio ingegneristico approfondito per vedere se il posto dove era prima è adatto oppure no. Alla buon’ora! Ci voleva il disastro? Evidentemente sì! Qualcuno dice che bisogna però fare alla svelta. Molto alla svelta. Perchè la stagione è alle porte e senza porto turistico perdiamo un sacco di turismo! Nautico e non nautico.
C’è qualcosa che mi convince poco. Molto poco. A parte il fatto che la furia è sempre cattiva consigliera, siamo poi così sicuri che per avere turismo nautico sul nostro magnifico lago siano indispensabili i porti turistici? Non vi sembra che sarebbe opportuno prima di tutto chiedersi che cosa è e in che cosa consiste il turismo nautico? Senza darlo per ovvio e scontato. Come se fosse una cosa della quale non c’è nemmeno bisogno di parlarne???

 
 
Ci sembra eccome carissimo Zorro!
Vai domani a dare un’occhiata all’ex porto turistico di Villa Taranto. Barche presenti: nessuna. Totalmente vuoto. Dove sono andate a finire? Quelle massacrate e/o affondate presumiamo siano finite in qualche cimitero di barche. Ma tutte le altre che si sono miracolosamente salvate? E, bada bene, non erano poche!
Semplice: hanno trovato un’altra sistemazione. Non pensiamo proprio che i proprietari le abbiano buttate via! Succede per le barche quello che succede per le automobili. Costruisci un ampio parcheggio assolato e il giorno dopo te lo ritroverai pieno di roventi automobili. Pedonalizza una piazza del centro storico tappezzata di automobili in sosta e le automobili spariscono. Non le hanno buttate via. Semplicemente hanno trovato altri luoghi per parcheggiare. E lo stesso succede per le barche. E sai perchè? Perchè un porto turistico è niente di meno e niente di più di un......parcheggio annuale per barche! Hai notato che il porto turistico di Villa Taranto, fino al giorno prima del disastro era pieno di barche ormeggiate in pianta stabile o quasi stabile? Ferme tutto l’anno o quasi? E barche ferme che non navigano mai, o quasi mai, creano turismo nautico? Assolutamente no. E’ evidente. Allora l’equazione data per pacifica porto turistico uguale turismo nautico pacifica non è.
Ci segui?
Se è vero, come è vero che il turismo nautico è creato da barche che navigano, che si spostano, che attraccano, con equipaggi che atterrano per fare passeggiate di qualche ora, visitare luoghi, paesi e paesini, fare una capatina al museo locale, farsi un pranzetto al ristorante seguito da una poderosa coppa di gelato affogato al caffè in gelateria e magari perfino passarsi una romantica notte attraccati in banchina a contemplare le costellazioni nel loro rigoroso deambulare da levante ad occidente intorno alla immobile stella polare.......allora, per fare tutto questo, che sarebbe poi il turismo nautico propriamente detto che crea lavoro, c’è bisogno di grandi porti turistici comunali? Assolutamente no! Sai che cosa manca sul nostro magnifico lago perchè venga invogliato il vero turismo nautico? Mancano assolutamente e del tutto una miriade di piccoli pontili per attracco temporaneo a disposizione degli intrepidi naviganti o veri turisti nautici. Piccoli, estetici, poco costosi, disseminati con senno strategico e paesaggistico lungo la costa, con possibilità di sosta temporanea, sicura, legale, autorizzata, financo con guardiania se del caso, per consentire lo sbarco, sereno e rilassato, degli equipaggi a terra. Sosta di quattro ore gratuita. Di otto ore cinque euro. Massimo ventiquattro ore a quindici euro. Per ipotesi naturalmente. Piccole banchine galleggianti o su palafitte, sia all’interno dei porticcioli storici sia all’esterno di essi lungo la costa. E perfino sui litorali delle splendide isole borromee. Allora sì che promuoveremmo turismo nautico e conseguente lavoro indotto per tutti. I mega porti turistici, galleggianti o no, servono semplicemente per rimessare in acqua e per tutto l’anno tristi barche di pigri armatori. Ma per questo servizio son più che sufficienti i cantieri privati esistenti! Infatti le barche sparite da Villa Taranto sono andate a finire lì. Non le hanno di certo buttate via. Ti pare o non ti pare? Certo, avremmo bisogno di Vera Progettualità Pubblica. Esattamente quella che non c’è. Evidentemente.
Allora sì che faremmo di più, molto di più, con meno.

Ci piacerebbe sapere, carissimo Zorro, se stiamo dicendo scemenze. Onesti e coscienziosi cittadini! Amministratori più o meno lungimiranti! Coraggio! Fatevi sotto!

Nel frattempo speriamo di aver, come al solito, confermato e rafforzato la tue sanissime, ancorchè puramente intuitive, perplessità.


Tuo aff.mo GRUV


Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è  pensieridizorro@gmail.com

mercoledì 19 febbraio 2014

Creare lavoro o......posti di lavoro?


Dove, introdotti dal nostro romantico e impagabile eroe si tentano ardui ragionamenti sul da farsi. Cercando di dimostrare che per essere molto concreti -oggi- è necessario essere nientepopodimeno che....utopistici.


PRIMA PUNTATA 17 febbraio 2013



Carissimi del GRUV,
mi sono intrufolato, in stretto incognito naturalmente, tra il numeroso pubblico presente alla interessante serata di Villa Olimpia, venerdi 14 febbraio, su "Fare impresa, creare lavoro" organizzata dal Comitato "Con Diego in Comune". Con mia sorpresa non vi ho visti quindi riassumo brevemente. Molto, molto interessante. Un peccato esssersela persa. Ma c’è qualcosa che non mi ha convinto del tutto. A cominciare dalla equazione data per pacifica - Impresa uguale Lavoro-. Che forse così pacifica non è. Mi sa che, per i tempi che corrono, è un ragionamento "vecchio". Ma non è proprio quello che abbiamo fatto da cinquanta anni a questa parte? O forse di più? Dico basarci sull’impresa per avere lavoro? Bel risultato!
E poi.
Se le imprese hanno chiuso o se ne sono andate ci sarà pure un motivo no? E se non parliamo di quanti posti di lavoro (attenzione posti di lavoro) abbiamo perso e perchè li abbiamo persi hai voglia a far pensate per far tornare le imprese che hanno chiuso o che se ne sono andate. O a farne nascere e attecchire di nuove se di humus non ce n’è! Come se un medico pretendesse di trovare la cura giusta senza prima capire di quale malattia è malato l’ammalato. Vivvaddio! Vi dico: non mi convince. Molte le "pensate" da parte del pubblico, per far ripartire il lavoro che non cè. Ma tutte abbastanza tirate per i capelli. Però lo devono creare le Imprese. Il lavoro. Di qui non si scappa. Peccato che i datori di lavoro più che lavoro creino posti di lavoro se e fino a quando hanno la "convenienza". Non - mi - convince. Ripeto.
Mi sa che i presenti alla serata non hanno studiato approfonditamente la nostra serie "Manca Lavoro??" sulla quale abbiamo sudato (e stiamo sudando) 7 (dicesi sette) camicie! E quindi non hanno capito bene la abissale differenza tra posto di lavoro e lavoro. E mi sa che fino a quando non avremo capito a fondo questa abissale differenza resteremo:
1.
Senza posti di lavoro

e contemporaneamente
2.
Senza tante cose belle, buone, giuste, utili e ben fatte, delle quali avremmo un immenso bisogno, e che per essere fatte richiederebbero...... tantissimo lavoro.
Ottimo! Due fave con un piccione!

L’unico che ha studiato il nostro post a puntate è, mi sa, l’ottimo Walter Passerini che ha detto: "a questo punto, se prima non ci chiediamo che cosa è il lavoro sarà abbastanza difficile riuscire a crearlo". Mi ha pienamente convinto. Passerini dico. Potete darmi una mano, voi che siete intellettualoidi e professorini, ad essere un po’ meno poco convinto?

(continua)




SECONDA PUNTATA 20 febbraio 2013

 
Carissimo Zorro,
Grazie per la segnalazione. E per i titoli accademici. Ma noi c’eravamo eccome! Come puoi pensare che ci saremmo persi un appuntamento di tale importanza!? Forse non ci siamo visti perchè tu ti sei "intrufolato" sul fondo della sala mentre noi eravamo in primissima fila, praticamente attaccati al tavolo dei relatori.
Purtroppo non possiamo fare molto per dissipare le tue perplessità. Che sono anche le nostre. Pur apprezzando lo "sforzo" messo in campo con questa interessante serata.
Per comodità di esposizione raggrupperemo in paragrafi le nostre modeste considerazioni.
 
Dati economici sulla realtà di Verbania.

I dati forniti da Maurizio Colombo Segretario della Camera di Commercio VCO, in apertura di serata ci hanno dipinto una situazione economica verbanese non eccessivamente negativa. Addirittura leggermente ottimistica. Ma molto lontana da quello che noi cittadini percepiamo "a pelle" quotidianamente e da molto tempo. I dati statistici possono essere preziosi. Ma possono anche essere adoperati in un certo modo per fargli dire quello che si vuole dicano.

Esempio 1.

Periodo preso in considerazione. 2007-2013. Molto limitato. Pensiamo che per avere un quadro reale di cosa è successo a Verbania e come siamo messi oggi sia indispensabile esaminare, perlomeno, il periodo che va dall’apice del miracolo economico degli anni 60-70 del novecento ad oggi. Perlomeno.

Esempio 2.

Dati forniti.
Imprese operanti a Verbania oggi N° 3000, una ogni dieci abitanti (molto bene) per 10.000 addetti in totale (molto bene); 20% dei posti di lavoro nell’industria; nel commercio 2100 posti di lavoro; nel turismo siamo passati da 1000 a 1300 posti di lavoro (molto bene).
Nostre considerazioni.
1. Se fai i conti mancano all’appello ben 4600 occupati per arrivare ai 10.000 totali. In che cosa sono occupati? Dove sono spariti?
2. Un terzo della popolazione occupa un posto di lavoro. Due terzi sono non occupati o disoccupati. Possiamo stare tranquilli? Diecimila posti di lavoro totali sono tanti o pochi per trentamila abitanti? La tendenza complessiva dell’occupazione sull’arco del breve periodo considerato qual’è? E riferita agli ultimi venti anni? E agli ultimi quaranta?
E così via.

Caro Zorro, la sensazione che ci coglie è di confusione e disagio ad un tempo. Affastellare dati in questo modo ci sembra che serva più a confondere le idee che a chiarirle. Per non parlare dei dati..... non dati. Per esempio manca un dato solare di questo genere: quante imprese hanno chiuso i battenti a Verbania negli ultimi dieci anni? E negli ultimi venti? E negli ultimi quaranta? Per un totale di quanti posti di lavoro?

Sul tema "Cosa può fare l’Ente Pubblico perchè si faccia Impresa ?", dice Colombo:
1.Semplificare
2.Creare condizioni agevoli. (infrastrutture-spazi-ecc).
Magari pagare la Cassa Integrazione se del caso. Ma questo, malignamente, lo aggiungiamo noi. Tutto qui. Ancora una volta L’Ente Pubblico, locale e non, al Servizio dell’Impresa Privata. D’altra parte chi crea posti di lavoro? E allora o così o niente posti di lavoro.
Ma come fai rilevare giustamente tu, carissimo Zorro, non è proprio questa la strada che abbiamo battuto da mezzo secolo a questa parte? Errare è umano. E del senno di poi sono piene le fosse. Verissimo. Cionondimeno perseverare nell’errore è diabolico. O no?
E allora?
Una cosa molto interessante comunque, ma forse abbiamo capito male, è emersa sul finale della relazione del Segretario Colombo a proposito di Rifiuti & Biomasse. "Non si è riusciti a far partire questa filiera (vendita-riciclaggio). Molti progetti sono naufragati, uno dopo l’altro, perchè gli Enti Locali hanno detto NO - NO - NO" (testuale). Da coscienziosi cittadini che da anni scrupolosamente differenziano il pattume in casa ci piacerebbe sapere che fine hanno fatto e fanno i rifiuti da noi scrupolosamente differenziati. Qualcuno lo sa? Qualcuno può aiutarci a capirne di più?
 
Interventi del pubblico

Molti. Le "pensate", come sempre in queste occasioni, si sono sprecate. Restano quello che sono. Pensate al di fuori di una visione di prospettiva complessiva. Che forse in alcune "pensate" un po’ più pensate trapela, vagamente implicita. Ma che non viene mai, dicesi mai, esplicitata con chiarezza. D’altra parte, pensiamo, o abbiamo una seria elaborazione, approfondita e sedimentata, a monte o non potremo mai andare al di là di pensate più o meno originali ed argute in una estemporanea serata di un paio d’ore. Per quanto interessante. Non ti pare?
Come avrai sentito siamo andati dalla messa in discussione del roseo quadro dipinto da Colombo al richiamo sulla difficile situazione dei lavoratori frontalieri; dall’accento sulla opportunità di una visione comprensoriale di scala "Lago Maggiore", alle politiche del benessere, alla "via del gusto", al progetto "Colonia Motta" (ancora cemento?) bloccato, alle possibili vocazioni tematiche per le diverse frazioni di Verbania (Suna giovani; Pallanza anziani; Intra shopping; Fondo Toce area naturalistica; Cavandone cultura), alla esigenza di organicità e continuità nella promozione turistica e relative iniziative, al "gap" tra esigenze dell’industria e formazione scolastica. E molto altro. Non sono mancati realistici richiami di spenta "saggezza" del tipo "cosa potremo mai fare" o "il Comune può fare poco o niente" o ancora "non facciamoci illusioni " e via di questo passo.
 
L'intervento di Walter Passerini (giornalista de "La stampa" e studioso delle problematiche lavorative)

Lo lasciamo per ultimo, anche se ha introdotto, perchè è stato l’intervento veramente interessante della serata. Non privo di qualche "fumosità". Ha comunque impostato quello che, a nostro parere, è il piano problematico (!) corretto. Laddove ha espresso alcuni concetti-chiave (!) che cerchiamo di riassumere.

-Non possiamo puntare, come abbiamo fatto finora, solo ed esclusivamente sul concetto di lavoro come posto di lavoro o lavoro dipendente.

-Dovremmo oggi, se vogliamo rilanciare il lavoro, chiederci prima di tutto che cosa è e che cosa intendiamo per lavoro. Ma purtroppo evitiamo di porci questa cruciale domanda quando, come ora, le cose vanno male. Aggiungiamo noi: non ce la poniamo nemmeno quando le cose vanno "bene". Quindi mai. E questa è la ragione di fondo, probabilmente, per la quale ci troviamo in braghe di tela.

-Dovremmo ricostruire l’anima del luogo (genius loci) che abbiamo perso. Riscoprire una nuova "vocazione" per Verbania.

-Industria ok. Ma di che tipo?

-Dovremmo superare definitivamente la cultura dell’attendismo assistenziale finora imperante per creare una cultura ed una pratica di partecipazione attiva e creativa della cittadinanza. Su progetti qualificanti (cibo-salute-ambiente naturale ed urbano-qualità della vita-servizi alle persone-mobilità sostenibile e altro) che creino lavoro (non dipendente) e che rispondano a bisogni reali della collettività. Progetti che devono interagire organicamente gli uni con gli altri in una visione complessiva basata sulla "vocazione" del luogo.

-Così creeremmo lavoro non dipendente. Non dipendente solo dalla Impresa. Non dipendente solo dalla pura e semplice "domanda" di beni materiali.

-Verbania, proprio perchè attraversa, e non da poco, una fortissima crisi di vocazione, potrebbe aspirare a porsi quale modello di rinascita basata sulla partecipazione creativa della cittadinanza alla impostazione di vera progettualità politica in campo economico, sociale e culturale, dentro una nuova e diversa concezione dello sviluppo basata su una qualità di vita. Un nuovo rinascimento a, e da Verbania. Perchè no? Ambizione smisurata? Su questo può anche starci!

Questo, in sostanza ed in sintesi il piano problematico impostato da Passerini.
Concordiamo pienamente con il tuo entusiastico apprezzamento.
Ma ci è sembrato che questo piano problematico, a nostro parere quello davvero pertinente e in grado di offrirci reali prospettive, sia stato poco recepito dal pubblico che si è disperso, ancora una volta, su una miriade di "pensate" anzichè concentrarsi, innanzitutto, sulla cruciale questione del nuovo metodo e del "salto" culturale dei quali avremmo oggi bisogno per uscire davvero dalla "palude". Restando quindi "impigliato" nella "scontata" equazione Impresa uguale Lavoro.
Mentre avremmo bisogno di ripensare il lavoro in quanto tale. Superando il vecchio concetto di posto di lavoro dipendente. Una vera concretezza che porti vero e duraturo lavoro,(non dequalificati e precari posti di lavoro) può venire solo da lì. Oggi. Perlomeno a noi così sembra. E a Passerini, a quanto pare, anche.

Sarebbe interessante capire cosa ne pensano su questo specifico, cruciale punto, gli organizzatori della serata.

Non abbiamo fatto granchè per dissipare le tue giustissime perplessità che sono anche le nostre. Forse la cosa buona è che, comunque, di tutto questo si comincia finalmente a parlare. In questo senso dobbiamo, forse, ringraziare la crisi, ad un tempo economica e di identità, nella quale ci troviamo. Come verbanesi e non solo.

A presto
tuo aff.mo GRUV
(continua)

Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è  pensieridizorro@gmail.com

Vedi commento di Walter Passerini

giovedì 13 febbraio 2014

Soldi da spendere

Serie completa
Prima puntata novembre 2013
Seconda puntata dicembre 2013
Terza puntata gennaio 2014
Quarta puntata febbraio 2014

Utilizzare fondi pubblici per impostare vere politiche o fare cose per spendere soldi?
 
 

Come promesso nell’articolo sul porto galleggiante, cerchiamo di ampliare il ragionamento con questa nuova serie a puntate.
 
 
 
PRIMA PUNTATA novembre 2013



Evviva!!
La sapete l’ultima? La regione Piemonte ha stanziato 2,3 (dicesi duevirgolatre!!) milioni di euro per fare un sacco di belle cose nel Comune di Verbania. Vedo che non avete ancora ricevuto la notizia quindi ve la riporto integralmente.



"1ottobre 2013
Durante la seduta odierna la Giunta regionale, nell’ambito del Fondo di sviluppo e coesione, ha dato avvio alla linea d’azione sui programmi territoriali integrati, che stanzia complessivamente 54,5 milioni di euro
.

I fondi servono per contribuire alla progettazione e realizzazione di infrastrutture che saranno regolate da accordi di programma stipulati con gli enti proponenti.
Tra questi compare il Comune di Verbania a cui sono stati ...(?)... 2 milioni e 300 mila euro.
"Il progetto di riferimento riguarda la realizzazione di una importante rete di piste ciclabili -spiega Cattaneo- e devo dire che sono particolarmente lieto di sottolineare come Verbania sia rientrata tra gli Enti (6 in tutto in Piemonte!) che hanno raggiunto il punteggio più alto, generando quindi il riconoscimento di un contributo così significativo. Sono certo che il Comune di Verbania saprà dare attuazione alla realizzazione di questa opera secondo quanto previsti dai protocolli e le procedure previste per i PTI (??). Si tratta di una tipologia di intervento che potrebbe contribuire a raggiungere alcuni obiettivi legati alla qualità della vita, ad alternativa e una più sicura percorribilità del nostro territorio, senza dimenticare i riflessi legati al settore turistico".
(Da "Verbania Notizie" il blog pubblico di Verbania. I corsivi sottolineati sono miei ad evidenziare errori di battitura e/o passaggi incomprensibili a noi persone normali)

 
 
Ma vi rendete conto?? Sono una paccata di soldi! Se non li trasformo in lire non riesco nemmeno bene a capire quanti soldi sono, hem.....vediamo un po’...2.300.000 euri.....moltiplicato 2000 lire per un euro (accidenti al cambio strozzino!) uguale.....4.600.000.000 di lire. Se non ho sbagliato qualcosa....qualcosa come...vediamo un po’ di mettere a postogli zeri e le virgole.....4.600 milioni di lire. Se per fare un miliardo di lire ce ne vogliono mille milioni.....risultato 4,6 MILIARDI di lire....Possibile???? Forse ho sbagliato qualcosa? O forse hanno sbagliato qualcosa?? Se è vero -e come possiamo dubitarne?- potremo vedere finalmente realizzate un sacco di bellissime cose nella nostra amata cittadina. Per esempio una rete quasi completa ma organica di percorsi ciclabili cittadini. Che invogli gli abitanti ad adoperare la bicicletta per spostarsi quotidianamente perlomeno nella vasta area pianeggiante tra Intra Trobaso Pallanza e Suna, financo Fondo Toce, che sono poi le frazioni principali. Con grande beneficio di tutto. Dai polmoni alle orecchie al maledetto sovrappeso alla salute generale fisica e mentale al frenetico incessante andirivieni di automobiuli che non se ne può più; alla faccia della crisi.....per esempio. Al posto di quegli inconcludenti moncherini di pista ciclabiile raffazzonati alla bell’emeglio che non partono da nessun posto e dopo poco finiscono letteralmente nel nulla e non arrivano da nessuna parte. O moncherini di pista ciclabile che si trasformano improvvisamente in marciapiedi e viceversa con disorientamento degli uni e degli altri. Per esempio. Doppio evviva! Altro che classe politica inconcludente sprecona e magna magna! Basta con questi discorsi qualunquisti!



Bravo Zorro, senza la tua preziosa collaborazione saremmo fuori. Se non proprio di melone -ma di questo siamo i primi a dubitarne- dal circuito massmediatico.
Non possiamo che rallegrarci ed esultare con te per la splendida notizia. Attenzione però! Non vogliamo smorzare il tuo sanissimo entusiasmo, ma alla nostra età quasi "veneranda" di acqua sotto i ponti ne abbiamo vista passare parecchia. Un certo tipo di acqua. Quindi occhio agli ingenui entusiasmi. Calma e sangue freddo.
Tu guarda quando si dice la combinazione casuale. Proprio ieri l’altro ci è arrivata in redazione la lettera di un nostro ammiratore, scritta con stilografica, a mano, in ordinata e minuta calligrafia fortemente inclinata in avanti, che fa giusto al caso in questione. L’ammiratore ci consente di pubblicarla ma ci prega, per ovvie ragioni, di non rivelarne le generalità. Te la riportiamo integralmente perchè lo riteniamo un prezioso contributo al realismo reale in fatto di finanziamenti a pioggia. Quindi dall’alto.

"Carissimi amici del GRUV
grazie, grazie e ancora grazie. Sopravvivere mantenendo un minimo di integrità cerebrale nei tempi bui che stiamo attraversando è decisamente difficile. Il pantano paralizzante del Pensiero Unico attanaglia ormai le menti di molti. E particolarmente se addetti ai lavori. Grazie quindi per la preziosa opera che state intraprendendo. Abbiamo un immenso bisogno di vero pensiero critico positivo e propositivo.
Mi permetto di contribuire inviandovi in allegato una serie di considerazioni che circa un anno orsono, secondo le mie paranoiche abitudini, ho messo per iscritto, e che poi sono finite nel cumulo ormai gigantesco di fogli ed appunti manoscritti inutilizzati che riempiono un intera anta del capace armadio in camera da letto. Ora forse ho trovato il modo giusto per utilizzarli. Grazie ancora."
Segue firma autografa.
 
Questa la lettera di accompagnamento. Riporteremo nelle prossime puntate l’allegato in questione che si articola in tre brevi ed interessanti paragrafi tra loro collegati che potrebbero, purtroppo, ridimensionare gli entusiasmi di Zorro. Il nostro romantico, e forse un poco ingenuo, eroe.

(continua)


SECONDA PUNTATA dicembre 2013
 
Ed ecco gli stimolanti ragionamenti del nostro ammiratore.


Un fatale capovolgimento di senso: i fondi determinano i progetti. Tutt’uno con il "politichese".
 
 
Un vero profluvio di fondi viene da tempo elargito da Enti Pubblici Vari ( ma anche privati) non ultima la Comunità Europea, al fine di stimolare la realizzazione di Progetti Vari nelle realtà locali. La questione che  preme sollevare, perchè di portata strategica, riguarda il capovolgimento di senso che la discutibile prassi determina. E, conseguentemente, i risultati pratici che vengono conseguiti. In genere pessimi.
Riassumiamo in punti schematici la metodologia seguita in queste operazioni.
1.
Non esistono iniziative dal "basso" o comunque radicate in profondità nella realtà locale intorno alle numerose problematiche irrisolte che la affliggono. Se esistono vengono ignorate.
2.
Dall’"alto" e "lontano" vengono stanziati fondi per la realizzazione di progetti.
3.

Nel mondo politichese locale,si instaura un ragionamento di questo tipo:
a.
vengono stanziati fondi per la realizzazione di un progetto;
b.
non possiamo lasciarceli sfuggire;
c.
quindi dobbiamo presentare un progetto;
d.
che tipo di progetto potremmo presentare al fine di utilizzare i fondi stanziati?

E qui le più sfrenate fantasie hanno via totalmente libera. Chi più ne ha più ne metta. Che si tratti di progetti assurdi, discutibili, inutili, dannosi, disorganici, improvvisati o, financo, non del tutto fuori luogo e persino con una parvenza di senso, poco importa. L’obiettivo prioritario è quello di "portare a casa" soldi. E pur di realizzarlo va bene tutto ed il contrario di tutto. Basta che abbia una
parvenza di credibilità. In tempi rapidissimi l’estemporaneo "pseudo-Progetto" è pronto.



Questa l’illogica logica capovolta che, va detto, fa tutt’uno -praticamente un corpo solo- con l’universo politichese. "Illogiche" per "illogiche". (vedi ragionamenti a seguire))
 
Mentre la logica davvero logica, quindi non capovolta, dovrebbe (potrebbe?) essere un’altra.

PRIMA
1.
Partire da un approfondito e condiviso lavoro di analisi dei problemi presenti e delle potenzialità latenti nella realtà locale. Condiviso significa promuovere e organizzare la partecipazione dei cittadini. Nessuno meglio di loro sa che cosa andrebbe fatto e come.
2.
Elaborare quindi Veri Progetti dal "basso", per la soluzione migliore possibile dei problemi irrisolti da un lato e per la vera valorizzazione delle potenzialità latenti dall’altro. Il tutto articolato sul periodo breve, medio e lungo. Prevedendo e prevenendo. (Non si può, per esempio, ripristinare un sentiero di montagna senza prevedere il lavoro di manutenzione periodica successivamente necessario per mantenerlo agibile nel tempo.)

POI
3.
Ricercare ed utilizzare ogni possibile fonte di finanziamento Pubblico e/o Privato.
 
Come si vede la logica davvero logica è elementare.
Ancorchè inapplicata. Chissà perchè........
Se e quando verrà applicata allora, forse, cominceremo a vedere, con soddisfazione, qualcosa di veramente sensato e ben fatto.
 


Qualcuno, forse più di uno, tra gli addetti ai lavori potrebbe pensare che il ragionamento del nostro ammiratore sia un filino provocatorio e semplicistico. Se del caso noi concordiamo ma solo in parte. Provocatorio sicuramente. Sanamente provocatorio. Siamo del parere che la provocazione quando pacata ed argomentata, come in questo caso, sia portatrice di problematicità vera. Che è quella, secondo noi, della quale abbiamo estremo bisogno. Sempre. Ma particolarmente di questi tempi. Sul semplicismo invece vogliamo fare una precisazione. Non si capisce perchè ogni volta che qualche non addetto ai lavori cerca di fare chiarezza dicendo pane al pane e vino al vino viene sistematicamente accusato di semplicismo da parte degli addetti. "Le cose sono complesse. Molto, molto più complesse" si dice e si ripete. Ed è verissimo. Peccato che questa verissima affermazione venga sistematicamente adoperata da coloro i quali fanno di tutto, o quasi, per evitare sistematicamente e chissà perchè (qualcuno lo sa?), di dire pane al pane e vino al vino. Magari sacrificando qualche grado di complessità alla chiarezza.

Voi cosa ne dite?
Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com  
(continua)


TERZA PUNTATA gennaio 2014

Dopo aver messo in evidenza il mondo alla rovescia dei soldi da spendere che determinano pseudo-progetti, il nostro ammiratore sviluppa alcune considerazioni di ordine più generale sulle metodologie illogiche che, solitamente, vengono seguite dalla cosiddetta "politica". Con i risultati che sappiamo.



Logica comune e illogiche politichesi
 
"La sostanziale inettitudine e latitanza di quella che impropriamente viene chiamata "politica" sono ormai luogo comune.
La domanda: perchè? Da che cosa dipende questa incresciosa situazione?
Sono profondamente convinto che non si tratti solo di "incapacità" o di propensione all’interesse privato in atti d’ufficio, ma di ben altro. Più sostanziale. Più profondo. Faccio una ipotesi: che si tratti di metodo e di logiche. Quindi di metodo-logiche. Vediamo.

Il comune cittadino, è abituato a seguire in tutto quello che fà un certo procedimento metodologico, ispirato al buon senso, che potrebbe essere schematizzato così:

1. C’è un problema
2. Vediamo che tipo di problema è
3. Vediamo poi cosa possiamo fare, e come, per risolvero in modo efficace.

L’ovvietà del procedimento, che propongo di chiamare "funzionale", è solo apparente. Tanto è vero che questo "banale" metodo raramente viene applicato nel prendere decisioni da parte della "politica". Che, evidentemente, ragiona in un altro modo. Vediamo.

1.
Che cosa mi conviene di più fare, o non fare, per l’interesse elettorale, e non solo, della mia parte "politica" e per la mia personale carriera "politica".
2.
Quale problema mi conviene prendere in considerazione per assecondare maggiormente gli interessi elettorali, e non, della mia parte "politica". Quale problema è meglio evitare di prendere in considerazione dal momento che il farlo porterebbe danno o, nel migliore dei casi nessun vantaggio per la medesima.
3.
Se prendo in considerazione un problema vediamo di trovare soluzioni che accontentino, ed evitino di scontentare, la maggior parte delle persone e particolarmente i miei elettori.

Non possiamo escludere che il procedimento mentale descritto viaggi lungo i canali sotterranei dell’"inconscio". La cosa non cambia minimamente gli effetti "perversi" che il procedimento mentale determina nè le responsabilità personali di chi lo segue.

In ogni caso è evidente la questione centrale. Seguendo questo tipo di metodo-logica viene totalmente stravolto, quello che dovrebbe essere il senso profondo nonchè il compito primo ed ultimo della politica: risolvere problemi.


Quindi la conclusione.
L’inconfondibile carattere di cosa raffazzonata alla bellemeglio che, il più delle volte, distingue gli interventi dalla sfera "politica", ed in ogni campo, deriva dalla applicazione sistematica del procedimento mentale, illogico ed a-funzionale che ho testè descritto e che propongo di chiamare" logiche illogiche del mondo politichese".
O, per brevità, "illogiche politichesi".
Caratteristica veramente, profondamente, comune, al di là di barriere, steccati e contrapposizioni, a tutte le componenti dell’universo"politico".
Questo spiega finalmente, oltretutto, il perchè le cose vadano, in linea di massima, nello stesso identico modo, indipendentemente dal colore delle bandiere di chi siede a Palazzo."
 
 
 Alla faccia! Il nostro ammiratore non le manda a dire! Al di là del piglio un tantino barricardiero ed un poco "semplificatorio" che tradisce la sua -probabilmente- giovane età, non possiamo dargli del tutto torto. Ci pare. E a voi? Degno di nota il fatto che il capovolgimento di senso della precedente puntata rafforza le illogiche politichesi di questa. E viceversa. Se poi aggiungiamo il fatto che ci troviamo di fronte a problemi oggettivi enormi che richiederebbero soluzioni che non arrivano e che più il tempo passa più sarà difficile risolverli, possiamo "tranquillamente" concludere che siamo messi non del tutto bene.
 
 
(continua)
Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com


QUARTA PUNTATA febbraio 2014

Dove il nostro giovane e barricardiero ammiratore conclude la propria appassionata requisitoria a carico del "politichese"


"Differenza tra impostare politiche e fare cose.
Il precedente ragionamento ci pone immediatamente una serie di cruciali questioni.
Preliminarmente è necessario precisare il significato della parola "politica" altrimenti, in tempi come questi si rischia di non capire di che cosa stiamo parlando.

"Politica.
1.Scienza della vita sociale in quanto è organizzata in uno stato.
2. Arte di governare uno stato; insieme dei fini cui tende uno stato e dei mezzi per raggiungerli."
(Dizionario Garzanti della lingua italiana)


La definizione due è quella che mi interessa e che faccio mia.
Si badi bene: -Arte- -di governare- -insieme dei fini cui si tende- -e dei mezzi per raggiungerli-.
Questa è la politica che ci interessa e della quale sentiamo acutamente la mancanza.
All’ottima definizione del dizionario aggiungerei un tocco "poetico-programmatico" in più: "arte del possibile".
Allora c’è una differenza sostanziale tra impostare politiche e fare cose. Fare cose, magari con uno stile di indaffarata operosità, è cosa affatto diversa da impostare vere politiche.
Vediamo se riesco a spiegarmi.
Per impostare Vere Politiche sarebbe necessario:
1.
avere una visione complessiva di dove si vuole andare a parare sul lungo periodo;
2.
all’interno della visione complessiava elaborare una serie di congrui, grandi obiettivi che si intende raggiungere sul medio periodo;
3.
all’interno di ogni singolo grande obiettivo elaborare una serie di obiettivi intermedi che si intende conseguire sul periodo breve e medio, in grado di realizzare gradualmete sia gli obiettivi finali sia la visione complessiva.
Ma non finisce qui:
4.
prevedere la serie di ostacoli che si frapporranno al conseguimento degli obiettivi intermedi e finali;
5.
prevedere le modalità di superamento degli ostacoli;
6.
prevedere dove e come reperire le risorse economiche, materiali e soprattutto di intelligenza umana necessarie per realizzare il tutto.

Grosso modo impostare politiche significa, secondo il mio modesto parere, tutto questo.

"Fare cose" è, invece, tutt’altro: darsi un gran daffare sul breve periodo con idee generiche e vaghe più o meno improvvisate, senza elaborazione teorica e pratica, senza visione, senza dichiarati e chiari obiettivi finali, senza una sequenza logica di obiettivi intermedi, reperendo alla bellemeglio risorse economiche e trascurando sistematicamente un rapporto costruttivo con l’intelligenza collettiva di cui qualsiasi agglomerato umano dispone. Il tutto senza elaborazione cartacea, nero su bianco, che possa essere consultata, studiata, discussa, rielaborata. "Fare cose" significa questo.

L’universo del "politichese" non riesce, o forse non può, "fare" di più. Con una aggravante. Che spesso e volentieri cerca di spacciare per progettualità "cose" che si "fanno" o che si intendono "fare".
Mi si perdoni la francheza ma non sono più tempi per giochetti verbali. Possiamo anche chiamare "progettualità" un elenco, più o meno lungo, di "cose da fare". Ma non ne usciremo così. Raccontandocela. E facendo finta di crederci. O peggio -se possibile- credendoci.


Amministrare?
Ci sarebbe da chiedersi se di fronte ai tragici problemi di ogni tipo ai quali siamo di fronte oggi, possa avere ancora un senso porsi in termini di "amministrazione". Per giunta a scadenza . La funzione tecnico-logistica dell’amministrare può avere, e ha, una sua indispensabile funzione nell’immediato. Ma è assolutamente inadeguata, riduttiva, asfittica, di corto e cortissimo respiro. Per sua intrinseca natura non può esprimere la vera progettualità della quale avremmo bisogno. Ogni giorno che passa rende più evidente il fatto che oggi, se volessimo incominciare a risolvere veramente problemi, c’è bisogno, nientemeno, che di progettare un futuro umano. Altro che amministrare! "


Carissimo Zorro

Come vedi i tuoi sanissimi entusiasmi per i cospicui finanziamenti (2 milioni e 300 mila euro."Il progetto di riferimento riguarda la realizzazione di una importante rete di piste ciclabili -spiega Cattaneo-") stanziati dalla Regione potrebbero essere mal riposti. Potrebbero.
Bada bene alla parola "rete". Ottimo concetto. Anche se sarebbe stato ancor più ottimo (!) così: "realizzazione di una completa ed organica rete di estetici e sicuri percorsi ciclabili urbani quale possibilità alternativa all’uso dell’automobile in città". Chissà se è possibile dare un occhio al "progetto di riferimento"? O........ ci pensi tu.......?
Per tutte queste ragioni, non ultima il ventilato -da parte di qualcuno- "storno" dei fondi per altri scopi (porto turistico), ti consigliamo di darti una calmata. Staremo a vedere.
In ogni caso, non sappiamo se concordi, facciamo nostre le condiderazioni inviateci dal notro giovane ma arguto ammiratore. La riteniamo una interessante carrellata nella quale si cerca di mettere a fuoco alcune delle ragioni di fondo per le quali ci troviamo in uno stato di paralisi pressochè totale sul "che fare?". Intanto i problemi, lasciati a sè stessi non solo non si risolvono ma si aggravano.
La serie "Soldi da spendere" si conclude comunque con questa quarta e ultima puntata. Ma il ragionamento continua nella nuova serie intitolata "Progettualità e......fare cose", sulla abissale differenza tra pensare il futuro per costruirlo e darsi -magari un sacco- da fare. Serie nella quale, tra l’altro e con la tua preziosa collaborazione, produrremo alcuni emblematici, clamorosi esempi pratici di assenza più o meno totale di PROGETTUALITA’. Dalle nostre parti e non solo.

tuo affezzionatissimo Gruv

(fine)

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mercoledì 5 febbraio 2014

Avere di che vivere.......o vivere per avere?



L'ex Sindaco Zanotti lancia 6 proposte per Verbania (vedi "Di cosa vivranno i nostri figli?" pubblicato il 18 genn. 2014 su "Verbania Settanta" http://www.verbaniasettanta.it/?p=6954#comment-4840), con l'intento, ammirevole, di creare i presupposti per cui i nostri "figli avranno di che vivere". Proposte economiche quindi che vorrebbero essere fortemente proiettate nel futuro del nostro territorio.


Bene, si certo! Pero', da dove vengono queste proposte? A ben vedere paiono venire dal passato, cioe' da un'idea di economia che punta sopratutto a "far girare denaro", interventi pensati per l'immediato presente, per "rilanciare l'economia" per "ritornare a crescere", tutte belle parole che non dicono niente se non si capisce dove si vuole andare a parare, se non è chiaro che ogni proposta implica un "investimento" non solo economico, ma anche progettuale, un'idea appunto per il futuro.

Dove vuole investire Zanotti? (e con lui molti altri).
Sulla mobilita' per esempio: una nuova circonvallazione che devii il traffico automobilistico fuori Verbania?  Ancora un'investimento che vede l'automobile al centro della mobilita' (magari con il buon proposito di deviare il traffico fuori dalla citta', ma che rappresenta in fondo la classica polvere nascosta sotto il tappeto). E' l'ìdea di futuro? A meno di pensare di soffocare tra le auto e nelle auto pagando a peso d'oro un litro di benzina, la mobilita' come la conosciamo oggi non ha certo futuro. Futuro potrebbe essere immaginare un collegamento tra Fondotoce stazione e Verbania su rotaia, un sistema di trasporto pubblico con un percorso dedicato, ecologico e veloce per trasportare viaggitori e turisti dalla stazione fino davanti al lago. Un'investimento per il futuro del trasporto dei cittadini Verbanesi.

Altro esempio riguarda la proposta della cosidetta "riabilitazione socio sanitaria" : anche qui si intravede la riproposizione di un modello di gestione della "salute pubblica" che investe sulle malattia del singolo paziente in quanto occasione di lucro, invece che sulla promozione della salute e sui "determinanti della salute" (stili di vita, aria, acqua, cibo, qualita' del lavoro, delle relazioni sociali ecc.)
Tale modello, finora vincente, vede nella crescita esponenziale di consumi di prodotti sanitari(farmaci, esami, interventi, posti letto e ricoveri...) la sua ragione d'essere, ed è quello che ha portato i bilanci della Regione Piemonte e delle altre, al disastro, visto che tutta la Sanita' (sia pubblica che privata in convenzione) è finanziata dai contribuenti. Che futuro si puo' intravedere in proposte che si rifanno a un simile modello?

Quella definita da Zanotti "economia di prossimità" cioe' quel tipo di economia (o economie) fondata sulle risorse locali, sulle peculiarita' del territorio, sulle tradizioni da salvaguardare e rilanciare, è ritenuta marginale, di nicchia, insomma non c'e' da investirci molto. Eppure, forse, è proprio partendo da questa base che (con un grande e faticoso lavoro!) si potrebbe dar vita ad attivita' produttive durature, sostenibili, utili e ricche di oppurtunita', anche per i nostri figli.


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