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mercoledì 13 luglio 2022

In trappola



Come avrete avete notato  la Guerra  russo-ucraina si è “cronicizzata”. Al pari di quella in atto da ben 8 (otto) anni nella regioni orientali del Donbass.. Il martellamento mediatico si è conseguentemente attenuato. 

Quello che ci sarebbe da notare, in questo caso come in molti altri, è il pesantissimo condizionamento esercitato dal “martellamento” sulla percezione della “realtà” da parte del comune cittadino. Che può repentinamente cambiare di segno. Al punto che sembra di vivere in una realtà, piutosto che un’altra, a seconda della rappresentazione che ne viene data. Fatale, e fatìdico, esito quando non  vi è chiarezza concettuale, da parte del fruitore, circa l’abissale differenza che intercorre tra il nome della rosa e la rosa. 

Tant’è che a qualcuno potrebbe sembrare decisamente esagerato, ormai,  parlare di “orlo del baratro”. Così non è. Se capiremo le ragioni profonde, di tipo strutturale e storico che hanno determinato le due Guerre Mondiali del secolo scorso potremo renderci pienamente conto del fatto che la terza, in questo, è non solo possibile ma probabile. Magari -perchè no?- nucleare.

Per sovrammercato il Grande Baratro ben lungi dal concludersi nella sua manifestazione finale, di tipo bellico globale, è formato da un multiforme intreccio di baratri “minori”, tra di loro interconnessi, tra i quali c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Andiamo dal collasso ambientale articolato in una nutrita serie di catastrofi specifiche (siccità-alluvioni-desertificazione-ondate di calore sempre più frequenti ed intense alle nostre privilegiate latitudini-incendi-aria irrespirabile-crollo ghiacciai-avanzata del mare-effetto serra-alterazione atmosfera terrestre-deforestazione-distruzione della biodiversità, del paesaggio e di molto altro) allo tsunami migratorio creato con secoli di colonialismo imperiale, europeo prima ed occidentale poi, passando per la bomba demografica (troppi di là-troppo pochi di qua e troppi in ogni caso), per quella alimentare (fame di là-obesità di qua), quella economico-finanziaria (inflazione combinata con recessione e disoccupazione, il massimo), per quella “politica” (crisi di “rappresentatività” più impotenza delle “Democrazie”),  per quella del progressivo esaurimento di Risorse Naturali.  Con il grande crunch (collasso crosta) che ci aspetta continuando a cavar immani quantità di sostanze liquide, solide e gassose dalla piccola palla sulla superficie esterna della quale abitiamo. C’è poi quella sanitaria a base di pandemie originate dalla progressiva e spaventosa artificializzazione del territorio, e quella psicosociale a base di assuefazione al brutto, al nonsenso ed all’orrore. E molte altre amenità di tal fatta che si integrano, rafforzandosi, le une con le altre.

Insomma pare proprio che il genere “umano” alle soglie del terzo millennio d.C. sia messo non troppo bene. 

Il fatto che a questo sconfortante risultato esso sia arrivato dopo alcuni millenni di magnifiche sorti e progressive della “civiltà”, con il relativo corredo di “passi da gigante” in campo tecnico, tecnologico e scientifico, rende ancor più sconcertante il tutto. Al punto da renderlo apparentemente incomprensibile.

A proposito. La stragrande maggioranza dei “post” che abbiamo pubblicato dall’ormai lontano 2013 , per non dire tutti, potrebbero far parte della serie  “Sull’orlo del baratro”. Una sorta di lunga serie che lega di  un  robusto filo rosso, tutto quanto abbiamo sin qui detto. E che diremo. 

Per poi cimentarci, in futuro, su cosa dovremmo (e forse non potremmo) fare per evitare di caderci dentro. Nel multiforme, zigzagante, infido crepaccio che ci aspetta continuando di questo passo. Quindi riprendiamo l’ininterrotta serie senza più numerarne le infinite puntate.  Affidandoci semplicemente alle eloquenti titolazioni di ciascun articolo.  O  “post”. 

Ma torniamo a noi  e riguadagniamo gli ampi spazi, nei quali ci troviamo decisamente meglio. Dove il terreno, per quanto impervio, si presenta meno infido. Meno paludoso. Meno mefitico. Meno attaccaticcio di quello sul quale si dipana la cronaca quotidiana di orrendi, ed esecrabili, eventi. 

Attenzione però. Per indagare sulle vere ragioni per cui accade quello che accade, sono necessarie cose come lo studio di buone letture, la riflessione, la perseveranza, la voglia di capire, il soliloquio interiore. Nel silenzio. E altro di poco praticabile per noi. Indaffarati, di corsa e lievemente intontiti dallo smartphone. Poi non stupiamoci e/o lamentiamoci se la casa ha preso fuoco  Quando la casa brucia è, di  solito, troppo tardi per fare qualcosa. E ancor più tardi per cercare di capire perchè ha preso fuoco.

In ogni caso non ci resta che provarci. A capire.

“Converrà, se vogliamo fare un lavoro serio, partire da alcuni fondamentali. Senza  risalire,  per il momento, ad Adamo ed Eva. Il primo passo potrebbe essere questo: forse crediamo di vivere nella Realtà. Non è vero. Viviamo in una realtà.” 

Così nella chiusa di una precedente puntata. 

Una realtà. Risultato di un processo storico. Frutto di scelte e di azioni umane. Più o meno consapevoli. Una delle tante che avrebbero potuto determinarsi. O che potrebbero essere in futuro. 

Per quanto possa sembrare a qualcuno una pura perdita di tempo, o noi partiamo da questo bandolo e, con pazienza, cerchiamo di sgrovigliare la matassa, oppure, dando strapponi a casaccio di qua e di là, non potremo che trovarci sempre più avviluppati dall’ “incomprensibile”.

Capire si può. Poi, persino com-prendere. Ma è necessario partire dal bandolo. E seguirne pazientemente l’intricato viluppo. Viceversa restiamo a livello del “rumore” a base di cronaca “emotiva” che niente ci fa capire. 

Se non viviamo nella realtà bensì in una realtà, una delle tante che si sono susseguite nel tempo e nello spazio, allora la domanda che viene subito dopo dovrebbe essere: in quale realtà viviamo?

 

Ogni Società umana si configura come Sistema complesso frutto dell’intreccio di molte dimensioni.  Quella “economica” costituisce la cornice entro la quale tutte le altre -sociale, politica, culturale, filosofica e persino personale- si muovono. 

Quella che noi chiamiamo impropriamente “economia”, oltre che portarci -graziosamente e ogni giorno- in tavola ciò di cui abbiamo bisogno per (soprav)vivere è -anche- la trappola nella quale l’intera umanità oggi vive. Gli effetti devastanti da essa prodotti -a questo punto- sulla vita degli esseri umani, sul paesaggio e persino sull’ecosistema planetario sono visibili quotidianamente da chiunque. Dovunque volga lo sguardo.

La trappola “economica” è scattata una manciata di millenni orsono, quando Homo Sapiens ha dovuto “inventarsi” il lavoro produttivo (agricoltura) per non soccombere. Altro che “progresso”. Poi si è via via “perfezionata” fino ad assumere la particolare forma di oggi. Che gli standard di vita, con questa “invenzione”, siano veramente migliorati è cosa estremamente controversa e sempre più dubbia. Che essi vengano sistematicamente invocati a difesa del presente costituisce la “dimostrazione” che, sia pure vagamente, ci si rende conto del fatto che “qualcosa” non va.

Cionondimeno continuiamo ad atteggiarci come se vivessimo nel migliore dei mondi possibili. Senza chiederci quale è il problema e da che cosa esso origini. Addirittura negandolo e/o rimuovendolo. 

Sacrosante denunce si susseguono fino alla noia. Giuste e vibrate proteste senza sbocco, o con sbocchi limitati, esplodono in ogni dove. Patetici, infantili negazionismi vengono pervicacemente riproposti. Accorati appelli ai Grandi Valori Morali vengono reiterati.  Continui incitamenti a “salvifiche” pratiche individuali “virtuose” si sprecano. Grande impegno viene, in certi casi, profuso nel lodevole, ma sostanzialmente inefficace, tentativo di arginare esecrabili effetti. Scambiandoli regolarmente per cause.

Ci si può persino dedicare, con talento, gusto, sensibilità estetica ed impegno creativo ad abbellire l’interno della trappola. Per renderlo un po’ meno opprimente. Un po’ più “vivibile”. Oppure usare le tristi realtà che ci circondano da ogni lato per farne spettacolo e intrattenimento. Si può arrivare persino a predicare la possibilità di essere liberi, felici ed appagati.  Dentro la trappola. 

Nulla cambia. E nulla cambierà. Perché nulla di veramente sostanziale può cambiare se non viene neutralizzato il meccanismo che determina l’esistenza della trappola. Che è la trappola.

O noi comprenderemo, e fino in fondo, di quale meccanismo “economico” è prigioniera la nostra vita e come esso funziona, o dovremo consegnarci impotenti a quella che ci viene continuamente ri-presentata come una inevitabile fatalità senza via d’uscita.

O, peggio, il migliore dei mondi possibili.  


Bene.

Non è la prima volta che ne parliamo. Vi proponiamo di passare un’estate diversa. Fermi.  Lontano dal rumore. All’ombra. Rilassati. Studiando. Può essere che qui, in questa desueta dimensione, troviamo quel “qualcosa” di terribilmente sfuggente al quale compulsivamente corriamo continuamente dietro senza mai raggiungerlo? Può essere.

Consultando la MAPPA TEMATICA potrete sicuramente costruire un opportuno e personale percorso di iniziale ricerca.

Buona vacanza meditativa.