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mercoledì 19 febbraio 2014

Creare lavoro o......posti di lavoro?


Dove, introdotti dal nostro romantico e impagabile eroe si tentano ardui ragionamenti sul da farsi. Cercando di dimostrare che per essere molto concreti -oggi- è necessario essere nientepopodimeno che....utopistici.


PRIMA PUNTATA 17 febbraio 2013



Carissimi del GRUV,
mi sono intrufolato, in stretto incognito naturalmente, tra il numeroso pubblico presente alla interessante serata di Villa Olimpia, venerdi 14 febbraio, su "Fare impresa, creare lavoro" organizzata dal Comitato "Con Diego in Comune". Con mia sorpresa non vi ho visti quindi riassumo brevemente. Molto, molto interessante. Un peccato esssersela persa. Ma c’è qualcosa che non mi ha convinto del tutto. A cominciare dalla equazione data per pacifica - Impresa uguale Lavoro-. Che forse così pacifica non è. Mi sa che, per i tempi che corrono, è un ragionamento "vecchio". Ma non è proprio quello che abbiamo fatto da cinquanta anni a questa parte? O forse di più? Dico basarci sull’impresa per avere lavoro? Bel risultato!
E poi.
Se le imprese hanno chiuso o se ne sono andate ci sarà pure un motivo no? E se non parliamo di quanti posti di lavoro (attenzione posti di lavoro) abbiamo perso e perchè li abbiamo persi hai voglia a far pensate per far tornare le imprese che hanno chiuso o che se ne sono andate. O a farne nascere e attecchire di nuove se di humus non ce n’è! Come se un medico pretendesse di trovare la cura giusta senza prima capire di quale malattia è malato l’ammalato. Vivvaddio! Vi dico: non mi convince. Molte le "pensate" da parte del pubblico, per far ripartire il lavoro che non cè. Ma tutte abbastanza tirate per i capelli. Però lo devono creare le Imprese. Il lavoro. Di qui non si scappa. Peccato che i datori di lavoro più che lavoro creino posti di lavoro se e fino a quando hanno la "convenienza". Non - mi - convince. Ripeto.
Mi sa che i presenti alla serata non hanno studiato approfonditamente la nostra serie "Manca Lavoro??" sulla quale abbiamo sudato (e stiamo sudando) 7 (dicesi sette) camicie! E quindi non hanno capito bene la abissale differenza tra posto di lavoro e lavoro. E mi sa che fino a quando non avremo capito a fondo questa abissale differenza resteremo:
1.
Senza posti di lavoro

e contemporaneamente
2.
Senza tante cose belle, buone, giuste, utili e ben fatte, delle quali avremmo un immenso bisogno, e che per essere fatte richiederebbero...... tantissimo lavoro.
Ottimo! Due fave con un piccione!

L’unico che ha studiato il nostro post a puntate è, mi sa, l’ottimo Walter Passerini che ha detto: "a questo punto, se prima non ci chiediamo che cosa è il lavoro sarà abbastanza difficile riuscire a crearlo". Mi ha pienamente convinto. Passerini dico. Potete darmi una mano, voi che siete intellettualoidi e professorini, ad essere un po’ meno poco convinto?

(continua)




SECONDA PUNTATA 20 febbraio 2013

 
Carissimo Zorro,
Grazie per la segnalazione. E per i titoli accademici. Ma noi c’eravamo eccome! Come puoi pensare che ci saremmo persi un appuntamento di tale importanza!? Forse non ci siamo visti perchè tu ti sei "intrufolato" sul fondo della sala mentre noi eravamo in primissima fila, praticamente attaccati al tavolo dei relatori.
Purtroppo non possiamo fare molto per dissipare le tue perplessità. Che sono anche le nostre. Pur apprezzando lo "sforzo" messo in campo con questa interessante serata.
Per comodità di esposizione raggrupperemo in paragrafi le nostre modeste considerazioni.
 
Dati economici sulla realtà di Verbania.

I dati forniti da Maurizio Colombo Segretario della Camera di Commercio VCO, in apertura di serata ci hanno dipinto una situazione economica verbanese non eccessivamente negativa. Addirittura leggermente ottimistica. Ma molto lontana da quello che noi cittadini percepiamo "a pelle" quotidianamente e da molto tempo. I dati statistici possono essere preziosi. Ma possono anche essere adoperati in un certo modo per fargli dire quello che si vuole dicano.

Esempio 1.

Periodo preso in considerazione. 2007-2013. Molto limitato. Pensiamo che per avere un quadro reale di cosa è successo a Verbania e come siamo messi oggi sia indispensabile esaminare, perlomeno, il periodo che va dall’apice del miracolo economico degli anni 60-70 del novecento ad oggi. Perlomeno.

Esempio 2.

Dati forniti.
Imprese operanti a Verbania oggi N° 3000, una ogni dieci abitanti (molto bene) per 10.000 addetti in totale (molto bene); 20% dei posti di lavoro nell’industria; nel commercio 2100 posti di lavoro; nel turismo siamo passati da 1000 a 1300 posti di lavoro (molto bene).
Nostre considerazioni.
1. Se fai i conti mancano all’appello ben 4600 occupati per arrivare ai 10.000 totali. In che cosa sono occupati? Dove sono spariti?
2. Un terzo della popolazione occupa un posto di lavoro. Due terzi sono non occupati o disoccupati. Possiamo stare tranquilli? Diecimila posti di lavoro totali sono tanti o pochi per trentamila abitanti? La tendenza complessiva dell’occupazione sull’arco del breve periodo considerato qual’è? E riferita agli ultimi venti anni? E agli ultimi quaranta?
E così via.

Caro Zorro, la sensazione che ci coglie è di confusione e disagio ad un tempo. Affastellare dati in questo modo ci sembra che serva più a confondere le idee che a chiarirle. Per non parlare dei dati..... non dati. Per esempio manca un dato solare di questo genere: quante imprese hanno chiuso i battenti a Verbania negli ultimi dieci anni? E negli ultimi venti? E negli ultimi quaranta? Per un totale di quanti posti di lavoro?

Sul tema "Cosa può fare l’Ente Pubblico perchè si faccia Impresa ?", dice Colombo:
1.Semplificare
2.Creare condizioni agevoli. (infrastrutture-spazi-ecc).
Magari pagare la Cassa Integrazione se del caso. Ma questo, malignamente, lo aggiungiamo noi. Tutto qui. Ancora una volta L’Ente Pubblico, locale e non, al Servizio dell’Impresa Privata. D’altra parte chi crea posti di lavoro? E allora o così o niente posti di lavoro.
Ma come fai rilevare giustamente tu, carissimo Zorro, non è proprio questa la strada che abbiamo battuto da mezzo secolo a questa parte? Errare è umano. E del senno di poi sono piene le fosse. Verissimo. Cionondimeno perseverare nell’errore è diabolico. O no?
E allora?
Una cosa molto interessante comunque, ma forse abbiamo capito male, è emersa sul finale della relazione del Segretario Colombo a proposito di Rifiuti & Biomasse. "Non si è riusciti a far partire questa filiera (vendita-riciclaggio). Molti progetti sono naufragati, uno dopo l’altro, perchè gli Enti Locali hanno detto NO - NO - NO" (testuale). Da coscienziosi cittadini che da anni scrupolosamente differenziano il pattume in casa ci piacerebbe sapere che fine hanno fatto e fanno i rifiuti da noi scrupolosamente differenziati. Qualcuno lo sa? Qualcuno può aiutarci a capirne di più?
 
Interventi del pubblico

Molti. Le "pensate", come sempre in queste occasioni, si sono sprecate. Restano quello che sono. Pensate al di fuori di una visione di prospettiva complessiva. Che forse in alcune "pensate" un po’ più pensate trapela, vagamente implicita. Ma che non viene mai, dicesi mai, esplicitata con chiarezza. D’altra parte, pensiamo, o abbiamo una seria elaborazione, approfondita e sedimentata, a monte o non potremo mai andare al di là di pensate più o meno originali ed argute in una estemporanea serata di un paio d’ore. Per quanto interessante. Non ti pare?
Come avrai sentito siamo andati dalla messa in discussione del roseo quadro dipinto da Colombo al richiamo sulla difficile situazione dei lavoratori frontalieri; dall’accento sulla opportunità di una visione comprensoriale di scala "Lago Maggiore", alle politiche del benessere, alla "via del gusto", al progetto "Colonia Motta" (ancora cemento?) bloccato, alle possibili vocazioni tematiche per le diverse frazioni di Verbania (Suna giovani; Pallanza anziani; Intra shopping; Fondo Toce area naturalistica; Cavandone cultura), alla esigenza di organicità e continuità nella promozione turistica e relative iniziative, al "gap" tra esigenze dell’industria e formazione scolastica. E molto altro. Non sono mancati realistici richiami di spenta "saggezza" del tipo "cosa potremo mai fare" o "il Comune può fare poco o niente" o ancora "non facciamoci illusioni " e via di questo passo.
 
L'intervento di Walter Passerini (giornalista de "La stampa" e studioso delle problematiche lavorative)

Lo lasciamo per ultimo, anche se ha introdotto, perchè è stato l’intervento veramente interessante della serata. Non privo di qualche "fumosità". Ha comunque impostato quello che, a nostro parere, è il piano problematico (!) corretto. Laddove ha espresso alcuni concetti-chiave (!) che cerchiamo di riassumere.

-Non possiamo puntare, come abbiamo fatto finora, solo ed esclusivamente sul concetto di lavoro come posto di lavoro o lavoro dipendente.

-Dovremmo oggi, se vogliamo rilanciare il lavoro, chiederci prima di tutto che cosa è e che cosa intendiamo per lavoro. Ma purtroppo evitiamo di porci questa cruciale domanda quando, come ora, le cose vanno male. Aggiungiamo noi: non ce la poniamo nemmeno quando le cose vanno "bene". Quindi mai. E questa è la ragione di fondo, probabilmente, per la quale ci troviamo in braghe di tela.

-Dovremmo ricostruire l’anima del luogo (genius loci) che abbiamo perso. Riscoprire una nuova "vocazione" per Verbania.

-Industria ok. Ma di che tipo?

-Dovremmo superare definitivamente la cultura dell’attendismo assistenziale finora imperante per creare una cultura ed una pratica di partecipazione attiva e creativa della cittadinanza. Su progetti qualificanti (cibo-salute-ambiente naturale ed urbano-qualità della vita-servizi alle persone-mobilità sostenibile e altro) che creino lavoro (non dipendente) e che rispondano a bisogni reali della collettività. Progetti che devono interagire organicamente gli uni con gli altri in una visione complessiva basata sulla "vocazione" del luogo.

-Così creeremmo lavoro non dipendente. Non dipendente solo dalla Impresa. Non dipendente solo dalla pura e semplice "domanda" di beni materiali.

-Verbania, proprio perchè attraversa, e non da poco, una fortissima crisi di vocazione, potrebbe aspirare a porsi quale modello di rinascita basata sulla partecipazione creativa della cittadinanza alla impostazione di vera progettualità politica in campo economico, sociale e culturale, dentro una nuova e diversa concezione dello sviluppo basata su una qualità di vita. Un nuovo rinascimento a, e da Verbania. Perchè no? Ambizione smisurata? Su questo può anche starci!

Questo, in sostanza ed in sintesi il piano problematico impostato da Passerini.
Concordiamo pienamente con il tuo entusiastico apprezzamento.
Ma ci è sembrato che questo piano problematico, a nostro parere quello davvero pertinente e in grado di offrirci reali prospettive, sia stato poco recepito dal pubblico che si è disperso, ancora una volta, su una miriade di "pensate" anzichè concentrarsi, innanzitutto, sulla cruciale questione del nuovo metodo e del "salto" culturale dei quali avremmo oggi bisogno per uscire davvero dalla "palude". Restando quindi "impigliato" nella "scontata" equazione Impresa uguale Lavoro.
Mentre avremmo bisogno di ripensare il lavoro in quanto tale. Superando il vecchio concetto di posto di lavoro dipendente. Una vera concretezza che porti vero e duraturo lavoro,(non dequalificati e precari posti di lavoro) può venire solo da lì. Oggi. Perlomeno a noi così sembra. E a Passerini, a quanto pare, anche.

Sarebbe interessante capire cosa ne pensano su questo specifico, cruciale punto, gli organizzatori della serata.

Non abbiamo fatto granchè per dissipare le tue giustissime perplessità che sono anche le nostre. Forse la cosa buona è che, comunque, di tutto questo si comincia finalmente a parlare. In questo senso dobbiamo, forse, ringraziare la crisi, ad un tempo economica e di identità, nella quale ci troviamo. Come verbanesi e non solo.

A presto
tuo aff.mo GRUV
(continua)

Se vuoi comunicare con noi l'indirizzo è  pensieridizorro@gmail.com

Vedi commento di Walter Passerini

1 commento:

  1. TRE NODI PER NON IMPICCARSI: CREARE LAVORO SI PUO’, ANZI, SI DEVE, ANCHE A VERBANIA!

    Cari cittadini,

    ho letto con interesse i vostri pensieri e le reazioni al dibattito dello scorso 14 febbraio, giorno di San Valentino, che per me significa tre cose: la Festa degli innamorati (bisogna voler bene a qualcuno o a qualcosa per poterne parlare), la fine della scala mobile (14 febbraio 1984, Accordo di San Valentino, nel regno di Bettino Craxi, che avvia la distruzione della contingenza) e la strage di San Valentino(massacro di Chicago del 14 febbraio 1929 dalla banda di Al Capone contro una banda rivale).
    E’ un giorno che richiama l’amore, la politica e la violenza, qualche
    volta da fuoco amico…

    Finite le allusioni post-primarie e post-San Valentino, il primo nodo da sciogliere a Verbania è quello politico amministrativo: si vuole riconsegnare al centro-destra il governo della città oppure ridare una chance al centro-sinistra, che qualche volta sospetto abbia paura di vincere? Credo per esempio che le primarie spesso siano fratricide: per non lasciare sul campo morti e feriti, è ora necessario ricomporre
    l’unità del centro-sinistra, a partire dall’unità del Pd e delle altre forze sul campo, con un “Patto di governo per i prossimi cinque anni”, che dimostri una nuova capacità di governare.

    Per conquistare il futuro, ed è il secondo nodo, ci vuole unprogramma. E qui francamente mi pare ci sia ancora molto buio. L’obiettivo è quello di portare Verbania verso il 2020, con uno sforzo di orizzonte e di visione, che va al di là delle stesse amministrative. Da tempo sostengo la necessità di riscoprire il “genius loci” della città, quel “daimon” che rappresenta il codice genetico del territorio, alla ricerca della sua nuova vocazione. Questo programma non si può fare nelle stanze chiuse, ma a viso aperto e nel pubblico confronto, anche se è compito delle élite politiche eculturali fare la prima mossa.

    Siccome non la voglio fare lunga, è da questo punto, ed è il terzo nodo, che bisogna riprendere la discussione sul lavoro e sull’occupazione. Non suoni marketing se vi dico che il 19 marzo (festa di San Giuseppe falegname, patrono degli artigiani e di
    tutte le professioni) esce il mio nuovo libro, che si intitola “La Guerra del Lavoro”, la cui tesi centrale richiama un punto su cui siamo d’accordo: creare lavoro si può, anzi, si deve! Il lavoro non è frutto dell’incontro spontaneo tra domanda e offerta. Il lavoro non è frutto del solo intervento pubblico statale o comunale che sia. Il lavoro scarso non può essere redistribuito, perché si diventa tutti più poveri. Il lavoro va creato e va fatto crescere. Come? E’ questa la sfida di tutte le prossime classi dirigenti. Creare lavoro non è solo un fatto economico ma un impegno etico. A partire dalla riscoperta dei giacimenti occupazionali locali, che vanno connessi con il mondo. Il mix lavoro dipendente-lavoro indipendente dovrà cambiare. L’auto-impresa va sostenuta. E bisogna puntare sulla voglia di fare e sulla formazione, quella vera.
    Di questo e altro parleremo ancora nelle prossime settimane, in pubblici dibattiti. Ai quali vi invito a partecipare, senza alcuna mascherina!

    Intanto, vi auguro buon lavoro e vi ringrazio perl’ospitalità.

    Walter Passerini

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