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venerdì 13 maggio 2022

Sull'orlo del baratro 3

 Terza puntata



Il baratro, perlomeno nella forma di  “spettacolare” (qui siamo giunti) conflagrazione globale, magari -perché no?- nucleare sembra, per il momento, quasi scongiurata. - Sembra - per il momento - e  - quasi -Tutto doppiamente sottolineato.

Lo farebbero pensare:

-le larvate aperture alla trattativa del Presidente ucraino. Immediatamente bacchettato però dal Segretario Generale della NATO;

-il discorso “sottotono” del Presidente russo alla parata moscovita dell’8 maggio;

-il richiamo del Presidente francese al fatto che, quando la guerra sarà finita, sottinteso perché la vinceranno gli aggrediti ed i loro sostenitori, dovremo evitare -bontà sua e nostra- di cedere alla sciagurata tentazione di umiliare la Russia;

-per quanto vale, il timido, cauto richiamo del nostro Presidente del Consiglio in visita a Washington sul fatto che sarebbe -forse- opportuno orientarsi verso il negoziato tra le parti in causa.

Solo la settimana scorsa tirava un’aria decisamente diversa. Non è il caso comunque di farsi illusioni.

La “partita” resta più che mai aperta. La secca, intransigente chiusura di Stoltenberg non fa ben sperare e la dice lunga su chi non vuole la trattativa. Così come la corsa al riarmo europeo, la conferma “occidentale” dell’ampio sostegno militare agli aggrediti nonché l’annunciata adesione alla NATO di Paesi storicamente neutrali. Tutti segnali che vanno in una ben precisa direzione.

Pochi giorni orsono, quando da una parte il Presidente russo tuonava minacce nucleari, peraltro risfoderate proprio mentre scriviamo, e dall’altra  venivano confermate radicali intransigenze, condite addirittura da malriposte speranze di Vittoria da parte degli aggrediti sugli aggressori, c’è stato un momento nel quale le cose sembravano precipitare. Al punto che ci è venuto spontaneo pensare, con un certo rimpianto, ai bei vecchi tempi della “guerra fredda”. Quasi che quello fosse un tempo di ingenua innocenza, ormai irrimediabilmente perduto. Abbiamo sentito nell’aria come una sorta di “vibrazione” di tale natura. Se non si trattasse di una sensazione solo e squisitamente soggettiva questo la direbbe lunga su quanto è cambiato -in peggio- il mondo e su come -malissimo- siamo messi a distanza di mezzo secolo soltanto. 

Il solo fatto di poter dire, e pensare, che un conflitto bellico globale nucleare potrebbe anche rientrare nel novero di reali possibilità, ci dice il baratro psicologico, mentale, valoriale e culturale nel quale siamo già precipitati.

C’è poco da stare allegri. Supponiamo che per una favorevole serie di circostanze si addivenisse ad un onorevole accordo che mettesse ad una -provvisoria- fine le ostilità attualmente in corso nel cuore dell’Europa. Potremmo tirare un sospiro di sollievo e considerarci ritornati, grazie al cielo, alla “normalità”? Non siamo di questo parere. Dal momento che la polveriera globale sarebbe tutt’altro che neutralizzata. 

Ricordiamoci che le guerre attualmente in corso sul globo terraqueo, censite recentemente (2020) dalla Università svedese di Uppsala, sono ben 169 (centosessantanove). Di cui 3 (tre) sono tra Stati Nazionali. Russia-Ucraina. India-Pakistan. Cina-India. Diventano 4 (quattro) se consideriamo il conflitto mediatico-militare  nel Medio Oriente che vede coinvolti Israele, Stato Palestinese ed Iran. 

Ne restano 165 (centosessantacinque) sparse per il mondo, ma raggruppate in una ben precisa fascia definita “Caoslandia” (terminologia a nostro parere non appropriata) nel numero di marzo della rivista italiana di geopolitica “Limes” (Cartina a colori 8 tra la pagina 16 e la 17).  Fascia che partendo dal Centro America prende quasi tutto il Continente africano, gran parte dell’Asia centro-meridionale, per terminare con una cospicua parte del Sud-Est asiatico. Più caso Corea del Nord. Guerre civili e/o tra fazioni e/o tra etnie e/o tra “gruppi” di interesse economico-politico,  gli uni contro gli altri armati. Chissà da chi. E perché. Condotte direttamente dalle “parti” in campo e/o per procura e/o con l’utilizzo di mercenari. Ben  125 (centoventicinque) sono guerre di questa tipologia.  In 21 (ventuno) casi si tratta di guerre condotte da Stati contro popolazioni civili classificate come “minoranze”. 

La fonte di tali dati è la già citata Università svedese di Uppsala (Depatement of Peace and Conflict Research) riportati da Lucia Capuzzi in un articolo comparso sul quotidiano “Avvenire” del  1 maggio sotto il titolo “ Così il silenzio uccide in 169 guerre nel mondo”

A differenza della guerra Russo-Ucraina in corso, si tratta di guerre “lontane” che si consumano perciò nella totale indifferenza dell’apparato mediatico e quindi del pubblico “occidentale”.

Ma non basta. Se è vero, come pare sia vero, che la guerra Ucraino-Russa, nelle regioni russofone e separatiste del Donbass era in corso, chissà perche ignorata, da ben 8 (otto) anni.

Tra le tante -troppe- cose pochissimo chiare  nonché  “strane” di questo tragico frangente bellico ve n’è una che ci tormenta da qualche giorno. Persino durante il sonno. Vogliamo raccontarvrela a costo di passare per “complottisti”. O quasi.

Il ragionamento potrebbe partire da questa domanda: perchè e come mai Putin, che pazzo probabilmente non è e, tanto meno, stupido, ha attaccato  l’Ucraina scavandosi così, da solo, la fossa?


Start Magazine      leggi qui 

"Perché Putin non attaccherà l’Ucraina (checché ne dicano gli Usa)". L’analisi di Caracciolo (Limes)

di Lucio Caracciolo

"Se Putin dovesse invadere l’Ucraina e marciare su Kiev, si scaverebbe la fossa da solo."

 L’analisi di Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, pubblicata il 14 febbraio sul quotidiano La Stampa.

Stupefacente!

Perché una “mossa” così chiaramente, completamente e tragicamente sbagliata da ogni punto di vista.  Politico, tattico e strategico? Che ha dato il destro all’amministrazione USA  con il relativo seguito di Apparati Vari, di Alleati Europei e di vasta parte di Opinione Pubblica Occidentale per metterlo nell’angolo?

Allora le ulteriori domande potrebbero essere:

1. Non è che, per caso, lo “Zar” è stato volutamente messo, mediante una lunga preparazione, nelle condizioni di non potersi far sentire in altro modo?

2. Non è che, per caso egli, accecato dalla propria esuberanza muscolare, è ingenuamente e stupidissimamente caduto nella  trappola?

Rifiutiamo categoricamente l’ eventuale,  immancabile, accusa  di “complottismo”. Il sospetto è legittimo e fondato. Sulla base della elementare logica deduttiva. Nonché della elementare logica contro-deduttiva. Nonché sulla stupefacente dichiarazione di Caracciolo del 14 febbraio. Nonché, ancora, su una serie di altre voci.

Di seguito un primo piccolo e parziale elenco.

Italia Oggi          leggi qui     

"“Putin è caduto nella trappola che fu ipotizzata dagli americani” di Franco Adriano


La Stampa          leggi qui

“Lo Zar si è lasciato adescare, ora è nella trappola degli Usa. Ha rinunciato all’Occidente e questo ci avvicina più che mai a un confronto finale. Ma non ho fiducia negli uomini politici, mancano gli statisti: spero solo in Macron.”    OLIVER STONE 12 Marzo 2022 alle 01:00


Infosannio  Notizie on line          leggi qui

BY INFOSANNIO ON 6 MARZO 2022 • ( 9 COMMENTI )

“Putin è caduto nella trappola?”


C’è di che continuare ad avere qualche  “preoccupazione”. Il mondo, dopo qualche millennio di “umana” “civiltà” è una plumbea, soffocante, maleodorante polveriera pronta all’esplosione. Che può avvenire da un momento all’altro, per i più svariati  “motivi” e “grazie” ai più diversi “protagonisti”. E protagonismi. 

La Terza Guerra Mondiale “a pezzi”, richiamata in più occasioni da Papa Bergoglio è da tempo incominciata. Non ce ne siamo accorti. O abbiamo fatto finta di non accorgercene? Adesso che i pezzi si tanno saldando e sono sempre meno “lontani” ce ne stiamo finalmente, ma forse tardivamente, accorgendo.

Dentro e sotto l’indecifrabile caos di Caoslandia (termine non nostro e inadeguato lo ripetiamo), che ormai abbraccia una superficie pari a metà delle terre emerse e la cui linea di tendenza è la progressiva espansione sull’altra metà -dove noi ci troviamo- almeno tre sono le costanti di cristallina chiarezza. Accomunate dalla quarta.

1. Accaparramento e successiva gestione di immense -ancora per un po’- preziose Risorse Naturali. Comunque non infinite ed in tendenza sempre più scarse.

2. Traffico Mondiale di Armi e di Armamenti di ogni tipo, forma e letalità. . Alimentato evidentemente dalla Gigantesca Produzione dei medesimi. Da segnalare che tra i non firmatari della convenzione di Ottawa, entrata i vigore nel 1999, per la messa al bando delle mine anti persona (produzione, stoccaggio e vendita) figurano Stati come la Cina, la Corea del Sud, L’India, il Pakistan, la Russia egli Stati Uniti. (Dati ONU).

3. Guerra, non importa da chi, contro chi e perché, uguale DISTRUZIONE. Materiale. Ponti, strade, ferrovie, case, città, ambiente, piantagioni, strumenti di lavoro, ospedali, scuole. E molto altro. Immateriale. Giustizia, verità, solidarietà, cooperazione, comprensione, amicizia, serenità, pace, rispetto, laboriosità, Politica con la P maiuscola o arte del possibile. E molto altro. Ed  infine Esseri Umani. In carne ed ossa. Fatta a pezzi.

DOPO bisogna  RI-COSTRUIRE. E qui si annida la perversità di un Sistema Storico Globale che deve continuamente CRESCERE. E che quando non può più crescere, crea condizioni tali per cui, in un modo o nell’altro si arriva, quando non bastano più le distruzioni "creatrici", alle DISTRUZIONI distruttive e basta . Per poi ricominciare daccapo. A CRESCERE..........fino alla.........prossima volta...........”  La cosa è storicamente dimostrata. Ma ci ritorneremo sopra quando cominceremo davvero ad allargare lo sguardo.

4. Immenso giro di Denaro che, evidentemente, non scarseggia.  Che si traduce in Potere & Dominio. Potere & Dominio che praticato, vuoi in forme “democratiche”, vuoi  “autocratiche”, vuoi in quelle scopertamente dittatoriali, si traduce in sempre maggiore Denaro. Il quale -a differenza delle Risorse Naturali- può moltiplicarsi all’infinito. Infinito.......?..........

Un perverso circolo vizioso e chiuso che produce, a ritmo impressionante, una serie di baratri concatenati rispetto ai quali la conflittualità armata e globale rappresenta “soltanto” la punta del classico  iceberg.


(continua)

 

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