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sabato 18 luglio 2015

Uomo & Sistema



Tra i numerosi commenti suscitati dal post "Fare soldi e...agire razionalmente" (feb. 2015) , particolare importanza rivestono quelli di Anonimo e di Marco che di seguito riportiamo insieme perchè evidenziano, sia pure con sfumatore diverse, la cruciale questione del fattore soggettivo nel determinarsi dei processi storici.
 
 
Anonimo
Discorso che fila, logica acuta, contenuti interessanti e condivisibile l’indignazione. Una domanda-riflessione riguardo a quella che mi pare una taciuta premessa, che farà apparire questo commento come "pessimista", anche quando non vorrebbe esserlo. Il sottoscritto crede molto al cambiare delle cose, al potere di ""nuove" culture. Tuttavia: che essere umano abbiamo in mente? Possiamo stare sicuri del fatto che potrebbe essere diverso da quello che la storia ci ha mostrato? Che il caos stia fuori, che le scelte irrazionali non siano parte di quello che siamo? Che la logica possa dominare l’irrazionalità su una scala ampia quanto un sistema sociale, o in un sistema globale? non è forse un’indistricabile complessità a "vincere" sull’"umana virtù"? non è forse che l’etica si forma e trasforma TRA le cose umane, tra i nodi di un sistema e non NEI nodi del sistema? E cambia al suo cambiare?
Nel dire questo non vorrei essere frainteso, non è una premessa, quella che propongo qui, che vuole vanificare qualunque tentativo di cambiare, tutt’altro: penso che se si vuole affrontare queste complicatissime tematiche in modo profondo si dovrebbe (mia personalissima posizione) includere una riflessione sulla natura dell’uomo. Sapere di CHI stiamo parlando, e se c’è un’idea condivisibile tra parti sociali molto diverse. Includere "l’altra posizione", l’aleatorietà, l’irrazionalità. Perchè penso che solo tenendone conto se ne può, magari, contenerne le conseguenze più disastrose
 
Marco

Ho letto (e riletto) con attenzione il lungo allegato che è molto interessante ed assolutamente "logico" o meglio "conseguenziale". Credo che parlarne sia meglio che scriverne anche se alcune risposte mi verrebbero alla mente, sia pur grossolane.
La prima è che ognuno di noi può dare risposte per sè, con il suo "stile di vita" ovvero riciclare, consumare poco, destinare ad altro eventuali surplus economici ecc.ecc. Se miliardi di persone facessero così il sistema potrebbe averne benefici? Credo di si, ma in fondo non lo so, perchè uno dei punti fondamentali a cui penso sempre è che quando il mio maestro Buonamico alle elementari parlava di geografia ci spiegava che eravamo 2 miliardi e rotti di abitanti e che forse saremmo arrivati a 3...oggi abbiamo passato i 7 e purtroppo l'incremento è maggiore là dove i disastri sono più evidenti.
Si è in perenne emergenza.
Io credo però - in estrema sintesi - che l'UNICA filosofia economico-sociale che funzionerebbe è quella del Discorso della Montagna: se avesimo più coraggio a viverlo nel concreto molti delle assurdità del "sistema" sarebbero superate.
Se credete invitatemi qualche volta a parlarne insieme con voi...



Moltissimi e interessanti gli spunti di riflessione che entrambi gli interventi ci forniscono.
Al di là delle differenti sfumature, il concetto centrale intorno al quale essi ruotano ci sembra che possa essere riassunto così

Nel post "Fare soldi e...agire razionalmente" avete messo in evidenza le assurde contraddizioni del sistema economico e sociale nel quale viviamo. Ma questo è solo un aspetto del problema. Relativamente importante, dal momento che sono gli uomini come soggetti, persone, ad averlo creato con quelle caratteristiche. Caratteristiche che rispecchiano il loro modo di essere, la loro personale mentalità. In più, all’interno della struttura economica e sociale sono singole persone ad agire comportandosi in un modo piuttosto che in un altro. Ed è questo a fare la differnza. Allora la questione non riguarda tanto il Sistema nel quale viviamo ma il modo di essere e quindi di agire dei singoli individui all’interno di esso.


Il ragionamento non fa una grinza e ci trova perfettamente d’accordo. Ma, a nostro parere, una serie di precisazioni si impongono. Altrimenti rischiamo di cadere nella semplificazione eccessiva. O semplicismo. Che può essere -è vero- di segno diametralmente opposto. Da una parte l’economicismo. Pensiero secondo il quale una volta cambiata la struttura economica della società (il Sistema) tutto il resto automaticamente cambierebbe. Dall’altra quello che potremmo chiamare soggettivismo idealistico, secondo il quale tutto dipenderebbe dalla persona uomo, che sarebbe libero di costruire il proprio destino.Una volta cambiato il modo di essere delle singole persone tutto il resto automaticamente cambierebbe.
Entrambe, a nostro parere, posizioni fuorvianti. E che quindi dovremmo evitare.
Allora la questione ci sembra quella di considerare entrambi gli aspetti e di metterne in evidenza la reciproca interazione. Per poi vedere se, per caso, uno di questi due importantissimi aspetti abbia una leggera prevalenza sull’altro. E, se del caso, quale dei due.
Altrimenti rischiamo di restare prigionieri del (falso) problema se siano le uova a far nascere galline o le galline a far nascere uova. Nel nostro caso se: è la "mentalità" a creare il "sistema" o invece se è il "sistema" a creare la "mentalità".

Per tentare di dipanare l’intricata questione potremmo utilizzare il prezioso concetto scientifico di condizione necessaria ma NON suficiente.
Posto che gli eventi si verificano se determinate condizioni sono sofddisfatte,
dicesi
che una condizione è necessaria ma NON sufficiente quando essa è indispensabile per il prodursi dell’evento ma, allo stesso tempo, non è di per sè sufficiente a garantire il determinarsi dell’evento medesimo.

Esempio pratico nel campo delle umane relazioni interpersonali.
per realizzare cordiali rapporti con il prossimo è necessario essere ben disposti nei loro confronti. Ma non è assolutamente detto che avendo una buona predisposizione di base nei confronti del prossimo si riesca sempre ed immancabilmente ad avere rapporti cordiali.
Quindi essere ben disposti nei confronti del prossimo è condizione necessaria ma non sufficiente per la realizzazione di cordiali rapporti con esso.

Una condizione si dice invece necessaria E sufficiente quando oltre che indispensabile è anche di per sè sufficiente a garantire un determinato risultato.

Esempio pratico in campo meteorologico:
perchè piova è condizione necessaria E sufficiente che il vapore acqueo presente nell’atmosfera raggiunga la soglia critica oltre la quale avviene il fenomeno della condensazione. Niente condensazione del vapore acqueo uguale niente pioggia. Viceversa è sufficiente che si verifichi quella determinata condizione per fare in modo che l’evento si verifichi immancabilmente (o quasi, al mondo di immancabile c’è praticamente niente)
Se avviene il fenomeno di condensazione del vapore acqueo presente nell’atmosfera, questo è sufficiente per dire che (quasi) certamente pioverà.

Vediamo ora di applicare questi concetti al campo che qui ci interessa. Quello economico-sociale
Abbiamo individuato due grandi fattori di trasformazione. Da una parte cambiamenti strutturali del Sistema economico-sociale. Dall’altra cambiamenti nel modo di essere di agire di pensare da parte dei singoli individui.
Posto che entrambi gli aspetti sono di importanza capitale ai fini della trasformazione ci sembra che il quesito possa esere così formulato:
1.
che tipo di interazione è necessario si stabilisca tra i due aspetti perchè si determinino veri cambiamenti storici in una società umana?
2.
Possiamo stabilire un ordine di importanza tra i due aspetti? E in caso affermativo Quale?
Sulla base dell’esperienza storica della quale oggi disponiamo noi saremmo propensi a rispondere così: profondi cambiamenti sistemici a livello della struttura economica sono condizione necessaria, ma non sufficiente, per il determinarsi di profondi cambiamenti migliorativi su tutti gli altri piani. Da quello sociale a quello culturale (in senso antropologico: modo di vita).
Nel senso che:
A.
Senza cambiamenti sostanziali del modo di funzionamento economico di una società, sarà ben difficile, per non dire imposibile, che questa cambi davvero in meglio.
B.
Che cambiamenti sostanziali del modo di funzionamento economico di una società pur essendo comdizione imprescindibile non sono di per sè sufficienti a garantire automaticamente cambiamenti sostanziali sugli altri piani.
C.
Che sarà, d’altra parte, ben difficile, per non dire impossibile che si verifichino veri cambiamenti migliorativi in una società per il semplice fatto che cambia la mentalità, il modo di essere, di agire e di pensare di singoli individui, se nulla cambia a livello di struttura macro economica o modo di funzionamento della economia.
D.
Che i cambiamenti nel modo di essere di pensare e di agire a livello individuale sono comunque importantissimi almeno in due sensi:
1.
in quanto tali perchè comportano un importante cambiamento dei modelli culturali della società;
2.
perchè possono diventare determinanti ai fini della trasformazione, ma solo se e soltanto quando, producono profondi cambiamenti del Sistema a livello di struttura economica o modo di funzionamento dell’economia.

La conclusione provvisoria potrebbe essere allora la seguente:
entrambi gli aspetti sono di fondamentale importanza ai fini di una vera trasformazione migliorativa della società. Essi devono trovare però una modalità di interazione. In particolare il fattore soggettivo, al pari di quello oggettivo, rappresenta una condizione necessaria ma da sola non sufficiente per una vera trasformazione.

E qui vorremmo esprimere la nostra critica a tutte quelle posizioni che, in un modo o nell’altro, privilegiano il fattore soggettivo-individuale quale aspetto decisivo ai fini del cambiamento, come sembrano sostenere i nostri due lettori nel loro intervento. Scienza, tecnica, tecnologia ed economia sarebbero, in questa visione, semplici strumenti. Quindi neutrali. Quindi usabili per scopi "buoni! o "cattivi". Quindi tutto dipenderebbe esclusivamente da chi li adopera e per quali scopi. Le mezze verità, come questa, a volte sono più pericolose delle bugie. Perchè nascondono l’altro tre quarti di verità. E relegando nell’ombra delle cose poco importanti, fattori oggettivi decisivi per il modo di essere della società, e quindi della vita concreta che in essa gli uomini individualmente vivono, finiscono, di fatto, per legittimarlo.

Scendiamo ora dall’iperuranio dei concetti e facciamo qualche esempio pratico per chiarire.

Primo esempio.
Automobile e vita salubre.

In teoria nulla vieterebbe alle persone di fare un uso ragionato, opportuno, ecologico e salubre di questo meraviglioso ritrovato della scienza tecnica e della tecnologia scientifica. E in questo modo di condizionare, come consumatori, la qualità e le quantità della produzione di automobili. In pratica non è così. Di automobile ne viene fatto un abuso. Inopportuno, scriteriato, eccessivo, antiecologico, insalubre Perchè? Il motivo è semplice. L’industria automobilistica mondiale, dal momento che vige il regime della Libera Economia di Mercato, pianifica la produzione non in funzione della necesità di automobili ma in funzione della convenienza economica del produttore. Sotto certe quantità non "conviene", non è remunerativo, produrre. Vedasi le ricorenti dichiarazioni del Dott. Marchionne. Le automobili prodotte in numero largamente superiore alle reali necessità, devono poi essere vendute. Se ne incaricherà la "politica" mettendo in campo politiche di massima incentivazione possibile della mobilità su gomma. e di minima incentivazione possibile della mobilità su rotaia e su acqua. Dalla costruzione continua di autostrade all’allargamento continuo di quelle già fatte, al rifacimento di tutti i tracciati della strade statali e provinciali. E altro. In più incentiva pure la rottamazione anticipata di veicoli ancore relativamente sani. Il tutto con grande gioia oltre che dei produttori di automobili ed autocarri, delle Compagnie Petrolifere, di tutto l’indotto auto dai pneumatici ai fari abbaglianti sempre accesi anche di giorno. Naturalmente per motivi di sicurezza. Per finire con le Compagnie di Assicurazione, e con lo Stato stesso che, da tutta la giostra, incamera enormi quantità di denaro.
Laddove è dimostrato che, in pratica, è il Sistema Economico-Produttivo che determina, con la complicità della "politica", la quantità e la qualità dei consumi. E non è il consumatore a determinare la qualità e la quantità della produzione. Cosa che solo in teoria, meglio in astratto, sarebbe possibile.
Siamo arrivati ad un tale punto di distorsione mentale da sostenere che il tutto è logico in quanto così si crea molto lavoro senza il quale grandi masse di lavoratori si troverebbro disoccupate.
Il bello è che è verissimo! Ed è l’inevitabile, demenziale risultato al quale non può fare a meno di arrivare il Sistema della Libera Economia di Mercato apparentemente concorrenziale. Ma di quest’ultimo aspetto della faccenda, chissà per quale strana ragione, non si parla.
 
Secondo esempio
Usa e getta ovvero comodo è bello.

Quando non esisteva la plastica non potevano esistere nemmeno i piatti di plastica, le fondine di plastica, le posate di plastica, i bcchieri di plastica, le bottiglie di plastica e i sacchetti della spesa di plastica. Ci si "arrangiava"con altri materiali. Più simpatici, più funzionali e più ecologici. L’Industria in regime di Libera Economia di Mercato ha invaso il mercato con piatti di plastica, fondine di plastica, posate di plastica, bicchieri di plastica, bottiglie di plastica e sacchetti di plastica per fare la spesa. E una infinità di altri indistruttibili oggetti di plastica. Obiettivo: migliorare la qualità della vita individuale e generale? No. Vendere per realizzare profitto monetario. In teoria, meglio in astratto, il singolo individuo consumatore potrebbe rifiutarsi di comperarli e di utilizzarli. Ma non succede. E la spesa vienre regolarmente, sistematicamente, insacchettata. Posate, piatti e bicchieri magari non sempre li si adopera. Magari "solo" alle feste di compleanno dei ragazzi. Perchè lo si trova più "comodo". Usa e getta.....in discarica. In molti bar, autogrill, fast food, mense scolastiche e non, treni, piroscafi e persino qualche "ristorante", si è passati alla plastica. Con notevolissimo "risparmio" di....."manodopera". E intanto passa la filosofia mentale del "comodo è bello". E comodissimo è ancora più bello. Di questo passo finiremo, senza nemmeno accorgercene, per morire di.....comodità. E di indistruttibili rifiuti di plastica. .
Il concetto dell’usa e getta abbraccia ormai praticamente ogni campo ben al di là delle stoviglie e dei sacchetti di plastica. Dai motori delle auto alle auto medesime. Dai telefonini ai computer. Dai rasoi per depilarsi ai fazzolettini di carta. Dalle matite biro alle marmitte delle automobili. Il refil non si trova. E la marmitta bucata, che potrebbe essere riparata, viene sostituita da una marmitta nuova di zecca. Il resto non è riparabile. E la cosa è programmata fin dall’inizio dalla Libera Economa di Mercato Produttiva e Industriale. Praticamente ormai in ogni campo.
La possibilità per l’individuo critico e pensante -comunque una esigua minoranza- di determinare il Sistema è quindi puramente teorica. Meglio: astratta. E infatti, guardacaso, da ben due secoli nulla è cambiato nella sostanza della struttura economica sulla quale si recgge il Sistema Storico nel quale viviamo.
Potremmo portare centinaia di altri probanti esempi. Per questa volta possiamo fermarci qui. Lasciamo ai nostri affezionati ed intelligenti lettori l’approfondimento della materia.

E torniamo all’iperuranio dei concetti.

 

Saranno mai conciliabili in un Sistema economico-sociale basato sulla Libera Economia di Mercato finalizzata al massimo profitto dei produttori,
speculazione edilizia e salvaguardia del territorio?
o salute delle persone e ambiente malato portatore di malattia?
o massima resa monetaria, massima compressione dei costi e pieno utilizzo creativo delle risorse umane?
o crescita infinita e finitezza delle risorse?
o Libero Mercato ed Eco-Nomia razionale?
o "benessere" consumistico ed Essere Bene?
o indebitamento in crescita esponenziale e vero miglioramento della qualità di vita?
Solo per dirne alcune.
E’ solo una questione di mentalità individuale?
O si tratta di ben altro e di ben più complesso?
Potranno mai gli atteggiamenti personali di -fatalmente- pochi singoli individui determinare significativi cambiamenti nel modo di operare di questi potentissimi fattori oggettivi?

Ma........ allora?

E qui torniamo al punto dal quale siamo partiti. Se è il Sistema a determinare modi di essere, pensare ed agire quando mai esso potrà cambiare? Da solo? Chi cambierà il Sistema se non esseri umani con la volontà di cambiarlo? E allora dobbiamo riconoscere che, in questo senso, i nostri due lettori hanno perfettamente ragione. Ma attenzione!
In quale senso? Non certo appellandosi a generici sentimenti "umani" che da soli cambierebbero il mondo. Ci riferiamo in particolare all’intervento di Marco. Avremo bisogno di ben altro e ben di più. Per cambiare davvero qualcosa avremo bisogno di molti uomini consapevoli. Ma, anche qui, che cosa significa essere consapevoli?
Essere consapevoli, secondo noi, significa grossomodo questo:

1.

lavorare a cercare di comprendere il più a fondo possibile in quale sistema viviamo;

2.

lavorare a comprendere gli assurdi meccanismi che lo governano e lo fanno essere, al di là di ogni apparenza, un sistema di ingabbiamento della vita;

Potrà mai cambiare qualcosa di veramente significativo se i singoli individui non sanno che vivono in un Sistema Storico? Se non sanno in quale? Se non ne conoscono le caratteristiche fondanti? Se non si rendono conto di come esse determinino un certo genere di mentalià, costumi, modo di essere di pensare e di vivere?


3.

costruire gradualmente un nuovo universo di pensiero e di senso nel quale recuperare, in un contesto profondamente diverso, tutto il meglio dell’elaborazione concettuale prodotta dagli esseri umani nella immensa parabola storica attraverso la quale sono diventati tali;

Potrà mai cambiare qualcosa di sostanziale se singoli individui non penseranno diversamente? Sulla base di altri concetti e categorie?


4.
cominciare ad immaginare alternative di sistema. Dalla scala locale a quella planetaria passando per tutte le scale intermedie;

Potrà mai cambiare qualcosa di veramente importante se singoli individui non incominceranno ad immaginare qualcosa di profondamente diverso dall’assurdo meccanismo economico del produrre per vendere, del vendere per guadagnare e del guadagnare per comperare e del comperare per far girare l’"economia"? Potrà mai cambiare qualcosa semplicemente volendoci "più bene"?


E poi ancora

5.

individuare, conseguentemente, una serie di passaggi operativi per realizzare l’alternativa di sistema;

6.

cominciare a manifestare in ogni occasione il nostro pensiero;

7.

trovare compagni di strada che condividono contenuti e metodo dell’orizzonte progettuale;

8.

cominciare a muoversi politicamente (Politica: Arte del possibile)) come collettivo più o meno piccolo sui contenuti del Progetto e cominciando dalla scala locale. Senza trascurare le altre.
Siamo del parere che se facessimo, o più modestamente, incominciassimo a fare tutto ciò cominceremmo, e da subito, a vivere in un sistema diverso da quello in cui siamo.

Allora sottoporre il Sistema Storico in cui viviamo ad attenta riflessione critica, come abbiamo tentato di fare nel post "Fare soldi e....agire razionalmente", ci sembra di fondamentale importanza. Proprio per contribuire all’inizio di un cambiamento nel modo di ragionare di singoli individui.

Ovviamente l’enorme, appassionante, intricata questione non si esaurisce qui. Moltissimi sono gli aspetti sollevati, soprattutto dall’intervento di Anonimo, che dovrebbero essere sviscerati. Avremo modo in futuro di sbizzarrirci ulteriormente, sempre con l’aiuto dei nostri affezionati ed attenti lettori. Grazie.
 
 
 
per comunicare con noi l'indirizzo è pensieridizorro@gmail.com  
 
 



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