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giovedì 9 luglio 2015

Di conurbazione vivremo o.....moriremo?



Una risposta al Prof. Zanotti


Pubblichiamo oggi il contributo del Prof. Zanotti, ringraziandolo ancora per la sua disponibilità.
Ad essere sinceri ci aspettavamo dal prof. Zanotti una critica decisa alle nostre argomentazioni e invece pare che in molte cose si trovi d'accordo con noi, in particolare sul fatto che il cosiddetto Libero Mercato metta al centro la esasperata ricerca di profitto e in subordine l'essere umano e l'ambiente naturale. Bene. Ci fa piacere. Però non possiamo evitare un accenno di critica all'operato del Prof. Zanotti in quanto "uomo politico" e, in particolare, relativamente ad alcune scelte della sua passata amministrazione che non ci sembrano coerenti con le attuali affermazioni.
Ci riferiamo, per esempio, alla questione Teatro in Piazza Mercato che ha innescato un circolo vizioso che ci ha portato a questa "immensa rogna" di Arroyo 2.
Perché, ci chiediamo, quella scelta di voler (ancora!) edificare su un territorio ormai saturo di cemento quando si poteva utilizzare (riciclare-valorizzare?) uno dei teatri dismessi a costi sicuramente minori?
Oppure la recente riesumazione del concetto di "conurbazione" quale occasione di sviluppo economico per il nostro territorio. Il solo suono della brutta parola mette i brividi. Che ora ci venga riproposto questo devastante fenomeno "sviluppista" facendone addirittura una strategia economica per il nostro futuro ci sembra davvero curioso. Per non dire altro. Ma sicuramente avremo capito male e ce ne scusiamo.  

Di seguito la lettera del Prof. Zanotti a commento del post di febbraio "Fare soldi e....agire razionalmente" e quindi la nostra riflessione sul tema "Conurbazione". 

Buona lettura.


Amici del GRUV,
                            riscontro la vostra mail e innanzitutto vi ringrazio per il credito/apprezzamento. Ho letto con interesse il denso e impegnativo documento, (il post "Fare soldi e....agire razionalmente" pubblicato in febbraio n.d.r.)  come peraltro mi capita di fare con gli altri “pensieri di Zorro”. Non ho gli strumenti (e tanto meno la pretesa) di entrare puntualmente nel merito delle questioni da voi sollevate, che si iscrivono in una argomentata e critica riflessione generale sul sistema di produzione-consumo che ha caratterizzato la società occidentale liberlcapitalistica nel secolo scorso e che nel corrente secolo si è esteso anche ad aree geopolitiche ed ideologiche diverse, ma sento particolarmente consonanti alcuni accenti critici contenuti nel testo: il predominio dell’economia “finanziarizzata”, l’esasperazione del profitto e della remunerazione “purchessia” del capitale, il “consumo” come totem indiscutibile, l’inevitabile “insostenibilità” ambientale di un’economia piegata all’imperativo della crescita intesa come produzione indefinita di “beni fisici (poco) durevoli”.

Ieri, subito dopo avere letto il vostro testo, mi sono imbattuto in un meditato contributo di Enzo Bianchi, priore di Bose, sull’attualissima e delicata questione di EXPO. I contenuti si muovono sulla stessa lunghezza d’onda delle vostre riflessioni e rappresentano bene le mie convinzioni e le mie preoccupazioni, che derivano da una visione complessiva dell’uomo e della società ispirata agli stessi valori espressi da p. Enzo Bianchi; per questa ragione ho pensato di allegare a questa mail il testo, utilizzando la camera fotografica uno smartphone già vecchiotto, ma che uso e continuerò a usare senza indulgere ad alcuna tentazione di consumistica “rottamazione”!

Per parte mia ho cercato di tradurre la mia weltanschauung sul piano locale, agendo sul piano politico e amministrativo per più di una trentina d’anni. E come inevitabilmente accade, i risultati sono stati faticosi, provvisori e modesti.

Vi esprimo il mio apprezzamento per lo sforzo di analisi e di proposta che contraddistingue le edizioni dei “pensieri di Zorro” e auguro che il vostro lavoro possa trovare visibili spazi di confronto e di applicazione.

Buona serata.

Claudio Zanotti



Di conurbazione vivremo o....moriremo?

Con il post dal titolo "Fare soldi e...agire razionalmente" abbiamo cercato di mettere a fuoco quello che ci sembra il nocciolo dei noccioli. Proviamo a riassumere.
Il meccanismo oggettivo della Libera Economia di Mercato trasforma quelli che dovrebbero essere strumenti (economia, denaro, scienza, tecnica, conoscenza, cultura) in scopi della attività umana.
E quello che doveva essere lo scopo (eco-nomia ovvero cura della casa) in strumento per far "girare l’economia". Ciò è irrazionale. Il capovolgimento di senso sul quale si fonda, in questa "logica", l’agire umano determina inevitabilmente una infinita catena di controsensi, di non sensi e di assurdità. Non occasionali. Sistematici. Sistemici. L’infinita catena di controsensi, di non sensi e di assurdità. determina lo spaventoso garbuglio di irrisolvibili problemi nel quale siamo sempre di più ingarbugliati.

Cercheremo, d’ora in avanti, di mettere alla prova la "teoria" applicandola ad una serie di casi concreti. Anche locali.

Una delle infinite occasioni di mettere alla prova la "teoria" secondo la quale in economia di mercato è quasi impossibile agire razionalmente ce la fornisce la riesumazione, avvenuta nello scorso mese di febbraio da parte del Prof. Zanotti e del Partito Democratico, del concetto di pianificazione strategica -nientemeno- circa un non meglio precisato processo di conurbazione quale storica -nientemeno- occasione di sviluppo economico per il vasto territorio lacustre e pedemontano del quale facciamo parte.
A parte il fatto che parlare di pianificazione e per giunta strategica in regime capitalistico, dove la regola fondamentale della economia di mercato è la più totale anarchia delle singole iniziative private e dove l’unica "pianificazione " possibile è quella tattica e miope del privato investitore di capitale in funzione esclusiva della congrua remunerazione dell’investimento e nel più breve tempo possibile, parlare di questo dicevamo, rappresenta una pura e semplice ma autentica presa per i fondelli. Questo a parte, cerchiamo di entrare nel merito.

Già il suono della brutta parola -"conurbazione"- fa venire i brividi. Siamo comunque andati a documentarci per cercare di capire cosa è.



"Una conurbazione è un’area urbana comprendente alcune città che, attraverso la crescita della popolazione e l’espansione urbana, si sono saldate tra di loro e hanno formato un’area uniforme e continua" (Wikipedia).



Il significato della brutta parola è chiarissimo.
Tradotto in italiano: massacro del territorio allo scopo di guadagnare soldi. Più elegantemente: "a fini speculativi".
 
La Verbania che ognuno di noi può vedere oggi è il risultato della conurbazione di un certo numero di oneste frazioni originarie (Intra, Pallanza, Suna, Cavandone, Fondo Toce, Zoverallo, Biganzolo, Possaccio) con una loro dignità storico-ambientale-paesaggistica ancora oggi rintracciabile, sia pure con una certa fatica, nel caotico coacervo di pessima edilizia che le ha -appunto- conurbate.
Il punto di avvio del massacro con-urbano ha -quasi- coinciso, non casualmente, con la costruzione della cosiddetta "variante" Beata Giovannina-Villa Taranto. Quello della collina con la riconversione della ferrovia Intra-Premeno in comoda strada asfaltata.
Erano tempi nei quali si ponevano le basi di quello che sarebbe stato -così si pensava- il benessere. A base di traffico automobilistico, aria sporca, falansteri collettivi chiamati condomini, piastrelle, piastrelline, asfalto, asettici arredamenti in ultralavabile, igenicissima formica. E altro. Di "qualità".
Non vogliamo far qui il lungo elenco degli orrori e dei massacri perpetrati nei confronti delle aree libere tra frazione e frazione a partire dai primi anni sessanta del novecento. Basta munirsi di una onesta bicicletta -in auto non si vede niente- ed andarsi a documentare con i propri occhi.
Per quello che non si può vedere perchè non c’è più come l’ardito ponte Cobianchi ad arcata unica che scavalcava il S.Bernardino nei pressi di Villa Maioni, fatto saltare con la dinamite, e che oggi ci andrebbe benissimo per farvi transitare le biciclette, rimandiamo alla prezoiosa documentazione fotografica costruita da Enzo Azzoni nei suoi bellissimi libri.
Si badi bene alla coincidenza temporale tra il "miracolo economico sviluppista" di quegli anni e la devastazione.

Allora se c’è una cosa che dimostra in modo inoppugnabile la totale inconciliabilità tra fare soldi e agire razionalmente questa è proprio la storia di quel fenomeno letteralmente cancerogeno che è stata -ed è- la conurbazione in Italia. E non solo in Italia.
Eppure non sono mancati, a quanto sembra, una serie infinita di Piani Regolatori generali e particolari.
Per "regolare" che cosa?
Sei sette piani più eventuale mansardato, immani pareti cieche a confine, distanze ridottissime tra le costruzioni, fagocitazione di ogni spazio libero anche di prorietà comunale (vedi area ex macello di Suna), pozzi profondi, angoscianti e bui per gli accessi alle autorimesse, facciate oscene in piastrelline cm.2x2 da cesso pubblico -e neanche quello- assolati parcheggi al posto dei praticelli superstiti, cedri del Libano abbattuti per guadagnare qualche posto auto in più......
Piani "regolatori" per "regolare" che cosa?
La "banale" domanda dell’ingenuo cittadino meriterebbe una risposta, da parte degli addetti ai lavori, in grado di smentire -se possibile- la netta sensazione. Ovvero che si sia operato in funzione di un unico criterio che niente ha a che vedere con la razionalità urbana e/o conurbana. Ovvero il criterio del massimo possibile tornaconto monetario (fare soldi) per possessori di terreni, operatori del settore edilizio e relativo indotto. Non ultimi gli Enti Pubblici "regolatori" che hanno incassano, e incassano, tributi vari e oneri di "urbanizzazione". Il tutto ha prodotto un "benessere" tra virgolette per il quale solo oggi alcuni di noi cominciamo ad intravedere quello che ci è costato. E che ci costerà. Alcuni. Non tutti. Visto che qualcuno, non contento, non ancora convinto, rilancia.

Alla prima conurbazione che ha saldato le verbanesi frazioni originarie di cui abbiamo accennato ne è seguita una seconda che si è incaricata di divorare gli ameni spazi liberi collinari della fascia pedemontana. A base di villette con giardino. Paradossalmente per amanti del verde.
Ed una terza lungo i congestionati assi di traffico, in particolare tra Verbania-Gravellona-Omegna. A base di megarotonde, capannoni giganteschi, assolati parcheggi asfaltati, distributori di benzina, sterminati centri commerciali, traffico intasato, cartelloni pubblicitari di ogni bruttura. E altro.
Il risultato è lì da vedere. Un magnifico posto meravigliosamente incastonato tra laghi, boschi e montagne, trasformato nel giro di neanche mezzo secolo in un invivibile coacervo conurbativo nel quale le uniche cose che si salvano sono le "eccellenze" di prima della conurbazione. Le ville storiche dei ricchi e i nuclei storici della popolazione. Le eccellenze che "girano", non a caso, sui -pochi- depliant turistici.
 
Insomma il risultato della prima,della seconda e della terza conurbazione è stato letteralmente devastante anche se indubbiamente ha fatto guadagnare parecchi soldi. A molti. Ma con lo "sviluppo" "economico" "conurbativo" l’anima del paesaggio è morta. E con essa, probabilmente, quella dei suoi abitanti. Vale a dire noi. Per fare un esempio tra i tanti che si potrebbero fare: fenomeni sempre più frequenti di cosiddetta "disumana, incomprensibile, follia personale", ma anche soltanto di una sorta di "normale" disaffezione, troverebbero nel devastante fenomeno conurbativo che costringe la vita tra mancanza di spazio libero ed indicibili brutture, una -una delle tante sia chiaro- spiegazioni possibili di ordine "razionale". Non per niente il termine "angoscia" deriva da angustia, angusto, stretto, soffocante. Solo chi è stato nel deserto, dove finalmente si può trovare "soltanto" spazio libero riesce a capire davvero la valenza liberatoria e spiritualmente rigenerante di esso.
Che ora qualcuno ci riproponga una quarta conurbazione, addirittura megaterritoriale, facendo addirittura di questo tipo di "strategia ""economica" "conurbativa" nientemeno che lo sbocco per il nostro futuro, e quello dei nostri figli, ci sembra davvero curioso. Per non dire altro.

Ma forse abbiamo capito male. Se del caso ce ne scusiamo.
 
 
 

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