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venerdì 17 aprile 2020

Plancia di........COMANDO





Molto bene. Si fa per dire.

Qualche tempo è passato dall’inizio del pandemonio pandemico. Possiamo incominciare a fare qualche considerazione a mente “serena”? Possiamo. Così. Semplicemente per il gusto di ragionare. Naturalmente, per quanto ci riguarda, a modo.........nostro.

A proposito. Tra di noi abbiamo discusso. A tratti vivacemente. Al punto che si sono delineate due scuole di pensiero. L’una potrebbe essere definita “radicale”. L’altra “moderata”. Qui si sta esprimendo un rappresentante della  prima. Non sarebbe male se qualche rappresentante della seconda prendesse la penna in mano. Il “dibattito” portato “alla luce del sole” potrebbe scatenare un putiferio di commenti tra i nostri affezionati lettori. Terribilmente restii, chissà perché, ad esprimere per iscritto le loro opinioni. Chiusa la parentesi.

E’ successa una cosa curiosa. Una delle moltissime. In questo caso di carattere non sanitario o epidemiologico ma “psico-culturale”. Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito a spettacolari capovolgimenti di fronte. Profeti di sventura dalla lunga carriera, sono diventati incoscienti negazionisti. Accaniti, fino a ieri, difensori del Sistema sono improvvisamente diventati catastrofisti. Cultori della Libertà e della Democrazia si sono trasformati in sostenitori della dittatura. Moralisti, bacchettoni e fustigatori di costumi, in paladini della sacra ed inviolabile privacy. Sostenitori delle magnifiche virtù del Privato in ferventi propugnatori del Pubblico. Autonomisti incalliti in fanatici del Forte Potere Centrale. E altro.

Forse che lo stramaledetto -povero- virus abbia toccato qualche nervo scoperto? O forse scopertamente nascosto? O forse ancora, accuratamente rimosso?
Quello che non cambia, in ogni caso, è la semplicistica mania di mettere etichette. Niente più sarà come prima. Frase già sentita dire in altre occasioni. Peccato che tutto, subito dopo averlo detto, resta identico a prima. Sarà così anche questa volta?

Procederemo in ordine sparso seguendo il filo spontaneo dei pensieri e riservandoci, in un secondo momento, di raggruppare gli argomenti per “aree tematiche”.

Avvisaglie trascurate.
Ci è preziosa, per  prendere il largo, la testimonianza del Membro Anziano (vedi post precedente).
I sintomi da lui descritti e risalenti ai primi di gennaio corrispondono esattamente -praticamente in fotocopia- alla sintomatologia da Covid 19 descritta dal Dott. Ceruti nella sua preziosa intervista. Addirittura il Membro Anziano sostiene di averli accusati anche nel mese di settembre dello scorso anno, quando anche il suo medico è stato afflitto da una brutta bronchite che è passata da sola dopo ben due mesi. Il Membro Anziano sostiene addirittura che problemi di questo tipo sono in circolazione da anni e che sono, sempre a suo dire, strettamente collegati con la pessima qualità dell’aria che “respiriamo”. Questo comunque non ci autorizza a dire che si trattasse sicuramente di Covid 19. Si sarebbe dovuto fare il tampone -allora- per accertarlo. Ma non è questo il punto.

Fonti autorevoli ed accreditate sostengono che una delle tante “manchevolezze” è stata quella di non aver segnalato per tempo, da parte dei medici di base, la presenza diffusa, centinaia e centinaia forse migliaia, e non solo tra anziani, a partire come minimo dall’autunno scorso, di STRANE bronchiti e polmoniti ATIPICHE. Vedi testimonianza Membro Anziano. Insomma di non aver segnalato per tempo all’Apparato Sanitario, che stava arrivando qualcosa di anormale. Fin dall’autunno. Come minimo. Ancor più grave il non averlo fatto in gennaio quando ormai il caso cinese era conclamato. Avremmo potuto allertarci e quindi non farci cogliere completamente alla sprovvista.

Tempismo
Infatti in queste faccende, se non abbiamo capito male, il TEMPISMO è determinante. Come negli incendi. Basta un fiammifero per incendiare cinque fili d’erba secca. Puoi spegnere pisciandoci sopra.  Se lo lasci andare.........Essere stati colti “alla sprovvista”, lungi dall’essere una attenuante costituisce, evidentemente, un’aggravante.

Fasi
Le fasi non sono due, come ci dicono, ma tre. Affrontate in modalità discutibili e contradditorie. Intendiamoci bene. Non vogliamo buttare la croce addosso a nessuno o fare i sapientini del senno di poi. Ci rendiamo perfettamente conto che non deve essere stato facile destreggiarsi nel pandemonio una volta che la pandemia era partita. Però questo non deve impedirci di ragionare. In vista del futuro. Ci sembra.  Ammesso, e non concesso, che un futuro ci possa essere PER NOI su questo pianeta. Procediamo.

Fase zero.  Non c’è problema. E’ poco più di una normale influenza. Intanto l’epidemia galoppa secondo le sue leggi, che in questo caso sono moderatamente (non pesantemente) esponenziali. Ma comunque esponenziali.

Fase uno. Panico. Blocco totale, radicale, generalizzato, integrale. Meccanico. Col paraocchi. Se non facciamo così gli italiani...............Hai visto in Cina? Bravissimi! Scelta non facile -indubbiamente- dal punto di vista della impopolarità. O della popolarità  se si preferisce. Scelta facilissima dal punto di vista tecnico. La più facile. Proprio perché meccanica, non elastica, non calibrata, non articolata, in definitiva ottusa.

Fase due. La gente non ne può più. Qui va a rotoli tutto. L’economia in primis. E se va a rotoli l’economia........lo sapete come va a finire! Provochiamo più danni con il blocco di quelli prodotti dallo stramaledetto virus. Non possiamo andare avanti per sempre con tutto chiuso. La cosa era evidente fin dall’inizio, a ben pensarci. Ma evidentemente in plancia di comando si sta procedendo alla carlona. Tanto per cambiare. “Ben pensarci” non è -evidentemente- il loro forte. Bisogna  riaprire. Con le dovutissime cautele e gradualità  E’ chiaro. Per esempio gli over 65 dovranno restare in casa almeno fino a Natale. Per la loro e nostra salute. Naturalmente.




Ma cosa si poteva fare?
 Dirà qualcuno. Si poteva fare quello che, intelligentemente in molti altri paesi è stato fatto. Blocco intelligente. Ma per farlo ci vuole per definizione intelligenza. E molto, molto lavoro qualificato e di un certo genere. Più semplice bloccare tutto. Per non saper né leggere né scrivere. Appunto.
Qui c’è da far rilevare un altro dato puramente psicologico. Non so se avete notato il livore con il quale i media italiani si sono scagliati contro i paesi che hanno praticato l’approccio intelligente. Insultati. Ridicolizzati. Definiti i perfettini del nord Europa che fanno sempre tutto giusto. E via dicendo. Oppure la malcelata goduria sulle marce indietro di Boris e/o di Donald. Qualcuno si è addirittura fregato le mani sotto il tavolo quando Boris è risultato positivo. O quando Donald ha dovuto ammettere. Ma, sia ben chiaro, non vorremmo passare dicendo ciò, per novelli filo GB o USA . Meglio precisare. Di questi tempi. Confusi.

Paese che vai.........
Non so se avete notato che di certi paesi non si parla o per niente o quasi per niente. Che succede in America del Sud? O del Centro? O del Nord ma non USA? Per esempio Canada? Gli Inuit come se la passano? Ma anche Oceania. Nelle Filippine però pare che sparino a vista a quelli che mettono il naso fuori dalla porta di casa. Approccio poco intelligente ma efficacissimo. La Corea del Sud, super virtuosa, tecnologica e super tempestiva, ha contenuto alla grande. Ma Il Turkmenistan? O la Mongolia? O in Siberia? Sicuramente farà un freddo cane. In Siberia. Favorisce la diffusione o la ostacola? Sarebbe interessante il saperlo. Niente. E nella pericolosissima e sguarnita Africa? Come mai niente di paragonabile alla Padania Centrale? Pare. Ma senza andare lontano. Come va in Valle d’Aosta? O in Alto Adige? O in Venezia Giulia? O alle isole Eolie? O nei magnifici paesini dispersi lungo l’appennino tosco emiliano? O quello umbro marchigiano?

Una cosa sembra certa.
Sembra. Ed è che la diffusione ha seguito un criterio abbastanza preciso.  Da Wuhan a New York passando per Codogno. Latitudine intorno quarantacinque gradi nord. Altissima urbanizzazione. Aria irrespirabile. Industrializzazione pesante. Inquinamento. “Ricchezza”. Nel senso ristretto di possesso di denaro e di produzione di PIL. E di reddito conseguente. In denaro.
Può essere che, per una volta, i “ricchi” debbano invidiare i “poveri”? Altro interessante capovolgimento. Sarà un caso che l’Italia sia la nazione più colpita al mondo (se i cinesi ce l’hanno raccontata giusta) e, guarda caso, il più scassato dei paesi “ricchi”?

Trionfalismo
Quanto mai inopportuno. Modello Italiano. Luminoso esempio di previdenza efficienza, tempestività e coraggio per tutti i Paesi del Mondo. Da aver vergogna. Di pessimo gusto. Oltretutto.
 
Sanità
Non lo diciamo noi. Alla prima epidemia seria ma, tutto considerato relativamente “benigna”, paghiamo decenni di “demolizione” del settore Sanitario. Abbiamo persino sentito Importanti Personaggi vantare come un pregio italiano il fatto che la Pubblica Sanità dispone di solo 3 letti per mille abitanti, contro i 6 della Svizzera e gli 8 della Germania. Come mai? La vanteria? Ma perché noi italiani siamo più avanzati degli altri paesi, dal momento che abbiamo dato grande impulso alla Medicina Territoriale. Diminuendo quindi i posti letto negli ospedali. Incredibile faccia tosta. Medicina territoriale che, e questo lo diciamo noi, salvo qualche raro caso che non fa testo come l’Emilia Romagna, praticamente.......non esiste. Ma molto citata. A sproposito. Evidentemente, per sciacquarsi la bocca.

“Normalità”: a quando?
Il blocco pesante e radicale poteva far pensare che nel giro di qualche settimana le famigerate curve (di che cosa?) avrebbero smesso di salire e si sarebbero attestate sul plateau per poi incominciare la discesa fino a raggiungere il -quasi- suolo. Un po’ di sacrificio ma poi..........
Così pare che non sia. Pare. La salita è terminata. Forse. Siamo in altopiano. Forse. La discesa forse non tarda. Forse. E allora? A ben pensarci si poteva immaginarlo subito che non ci saremmo sbarazzati tanto presto della faccenda  Se una persona dicesi una, paziente zero oppure 1, ha potuto scatenare il pandemonio pandemico che abbiamo visto, logica vorrebbe che fino a quando avremo un solo, dicesi un solo, positivo in circolazione, magari asintomatico, tutto potrebbe ripartire in qualsiasi momento e daccapo. O no? E allora?

In teoria dovremmo
1. fare il tampone a tutta la popolazione per individuare tutti i positivi, sintomatici e non
2. metterli tutti in quarantena dura
3. lasciare in circolazione tutti gli altri -negativi- con le dovute cautele chiaramente.
In più dovremmo ri-controllare tutti ogni due o tre giorni, perché chi è negativo oggi potrebbe benissimo diventare positivo dopodomani.
In pratica non si può -evidentemente- fare. Morale. Non ce ne libereremo. Il rischio zero non esiste e non esisterà. Quindi dovremo “convivere”. Ma siccome non possiamo stare bloccati per sempre dovremo convivere intelligentemente. E’ matematico. Ma allora non potevamo incominciare un po’prima? Con l’approccio elasticamente intelligente?

Del salvifico vaccino che non c’è e che -forse- ci sarà, ma non si sa quando, e che risolverebbe ogni e qualsiasi problema vedremo più avanti.

Dobbiamo poi considerare un altro aspetto. Siamo sicuri che il contagio si trasmette da uomo a uomo. Pare accertato. E va bene. Quello che non è accertato è se -per caso- non si trasmetta anche in altre modalità. Non potrebbero per esempio i virus “volare” da una persona all’altra “attaccandosi” alle polveri sottili e sottilissime delle quali è satura l’aria che respiriamo? Anche da noi sul “salubre” Lago Maggiore. Alcuni nano-patologi lo sostengono. Se del caso il quadro si complicherebbe. Il metro non basterebbe più e la quarantena, pura e semplice, nemmeno.


A proposito. Avete notato che stiamo respirando aria più leggera? Più frizzante. Più pulita.  Profumata di primavera. Chissà perché.



(continua)


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