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martedì 15 luglio 2014

La tecnica e il far soldi!


Caro GRUV, interessante davvero questa "lezione" di storia!
Le ragioni di questa durissima crisi che stiamo attraversando, pare vengano da lontano. A proposito, le parole"sottoconsumo" e "sovraproduzione" mi fanno venire in mente l'enorme propaganda cui siamo perennemente sottoposti per farci consumare sempre piu' oggetti e al tipo di relazione che, noi "contemporanei", abbiamo ormai instaurato con gli oggetti stessi...sto' leggendo un libretto interessante e provero' a farne una piccola sintesi  (Il testo che segue è quasi interamente tratto da "Sopravvivere alla tecnica" del filosofo Davide Miccione, che ringrazio di cuore)
                                                         Vostro Affezionatissimo  Zorro



"...La tecnica ha come fine i mezzi. Aumentare i mezzi è il paradossale fine della tecnica, renderli piu' potenti, cioe' che possano di piu', quindi,ancora piu' mezzi...sul senso, opportunita', efficacia dell'uso dei mezzi non si discute, o almeno non è compito della tecnica.
Il mezzo non si occupa di cio', il mezzo "vuole" semplicemente essere utilizzato, questa è la sua funzione quindi: macchine sempre piu'veloci, precise, che fanno tutto da sole; televisioni con sempre piu' canali e programmi da scegliere in un'offerta vorticosa che toglie il tempo di riflettere su cosa scegliere.
Macchine fotografiche digitali velocissime con cui è possibile scattare un'infinito numero di fotografie ma che, proprio per questo, rendono inutile soffermarsi a pensare sul motivo di uno scatto, su un'inquadratura piuttosto che un'altra, una luce piuttosto che un'altra....perche' inseguire la perfezione di un gesto se posso reiterarlo all'infinito?
Ancora, perchè imparare a condurre un'auto se posso avere installato un controllo  elettronico di velocita', frenata, direzione? Perchè imparare a conoscere la mia citta' con le sue strade e stradine quando installando un navigatore satellitare sono guidato dappertutto? Perche' intraprendere una dieta o andare in palestra se posso farmi succhiare chirurgicamente il grasso in eccesso?.....Perche'cercare di rendermi piu' allegro, meno timido o meno infelice se al mio posto puo' pensarci un prodotto chimico?
L'idea dominante è che la tecnica (e i prodotti sempre nuovi che da essa scaturiscono) possa supplire e risolvere i nostri crucci e difetti, renderci migliori meglio del lungo , faticoso, estenuante esercizio e apprendimento.
Purtroppo cio' che viene perso è parte della nostra identita', del nostro saper fare, dell'essere in grado di sviluppare "l'arte dell'uso" degli strumenti: dal violino alla scure, dalla pinza del dentista all'ago del sarto, dalla racchetta da tennis alla matita per gli occhi tutti questi strumenti necessitano di un "interprete", un individuo che sappia trasformare la materia in qualcosa di unico e particolare, mentre la, sempre piu' perfetta, macchina tecnologica richiede un controllore , al massimo un attivatore/manutentore.
La tecnica contemporanea riduce l'uomo a "presenza quasi inutile", essa fa' gia' tutto da se' e noi diventiamo sempre piu' sostituibili.
Imparare a suonare uno strumento musicale, l'arte di cucire, intagliare il legno, cucinare, tirare con l'arco o qualsiasi altra cosa, migliorano l'uomo proprio ponendolo contro i limiti funzionali dell'oggetto; fa' conoscere l'uomo a se stesso grazie alla faticosa indagine delle possibilita' degli strumenti stessi ed al lento oltrepessamento dei limiti apparenti.
Le auto, le lavatrici, le penne, i videogames: tutto diventa piu' pulito, veloce, efficace, preciso; la tecnica fa' il suo mestiere: migliorare costantemente i mezzi.
Al samurai giapponese, guerriero che dedica l'esistenza a continui esercizi fisici e spirituali per affinare e potenziare volontà , spirito di sacrificio, forza d'animo, coraggio persino ferocia si sostituisce "qualcuno" che sappia premere il grilletto di una mitragliatrice ...al guerriero si sostituisce il meccanico, all'interprete (al virtuoso) il controllore, ma sopratutto, ad una forma di esistenza (anche criticabile) si sostituisce il... niente!
Ma la domanda è: che effetti hanno sull'uomo questi "miglioramenti"? Lo lasciano ancora attivo, protagonista, interprete? La sempre piu' perfetta macchina tecnologica porta con se  l'uomo o lo semina distanziandolo?
Gli oggetti tecnologici diventano i nostri "servi-padroni"? Essi sono in grado di condizionare le nostre vite?
Si certo, possono farlo e ce ne possiamo rendere conto quotidianamente, ma questa consapevolezza fa fatica ad emergere a causa di un'idea che è dominante nella nostra cultura, l'idea cioè che gli oggetti (la tecnica) siano di per se' neutrali, "non hanno colpa, tutto dipende da come li si usa.".
Invece ogni oggetto nasce con una propria intenzione, una propria capacità d'uso preferenziale, essi VOGLIONO essere usati in un certo modo.
E' indubbio che una pistola in se' non uccida, eppure se dessimo una pistola ad ogni famiglia siamo perfettamente consapevoli che gli omicidi aumenterebbero.
E' indubbio che si possa leggere e conversare anche con un televisore in casa, ma chi, per qualche motivo si sia trovato senza televisore, avra' notato che si tendera' a leggere, conversare, uscire di piu'.
Gli oggetti hanno una loro identita' e "vogliono essere" e il loro "essere" condiziona inevitabilmente le nostre vite, per esempio avere o non avere un telefono portatile fa' una certa differenza: infatti la sua "portatilita'" implica il poter essere sempre raggiungibili , nessuno sara' tenuto a spiegare perche' risponde sempre al cellulare,  ma gli si potra' chiedere perche' ieri sera ad una certa ora non fosse reperibile!
Considerare un oggetto come dotato di una propria "volonta'" diventa necessario per poter interagire con esso.
Questo è preferibile a vivere in perenne rapporto con oggetti che ci spingono di qua' e di la' mentre noi, pateticamente, recitiamo (senza ingannare piu' nessuno) la parte dei soggetti iperpotenti, assoluti, slegati dalle condizioni della realtà.
Gli oggetti esigono rispetto! E l'uomo contemporaneo desidera ferocemente sempre piu' oggetti ma non li rispetta! A ben pensarci è un'atteggiamento tipico dell'età infantile: i bambini piangono disperatamente per avere cose che romperanno o dimenticheranno un momento dopo.
Un rispetto per gli oggetti perso sopratutto a causa dell'abitudine ad accorciarne sempre piu' la vita ,a considerarli obsoleti anzitempo comprando versioni piu' nuove senza reale necessità, non usandoli quando ancora possono essere usati, a non provarne pena e affetto, sostituendoli tendenzialmente con oggetti usa e getta.
La tecnica puo' illuderci di non aver limiti, tramite gli oggetti possiamo convincerci di poter fare sempre di piu', sempre piu' velocemente senza piu' dover fare i conti con i limiti dell'esperienza con il reale.
In realtà stiamo drammaticamente distruggendo, oltre che l'ambiente che ci da' la vita, anche cio' che ci rende propriamente umani: poter dare un senso alle nostre azioni, trovare nella fatica e nella pazienza a compierle l'occasione di capire chi si è , cosa si vuole veramente e, magari, migliorarsi.



PS :Per chi volesse leggersi l'interessante libro da cui è tratto questo post,il titolo è "Guida filosofica alla sopravvivenza" di Davide Miccione Edizioni Apogeo 2008




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